Giovedì 25 Aprile 2024

Ucraina, l'esperto: "Biden punta a logorare Putin. Ma le sanzioni dividono Usa e Ue"

Magri, direttore dell’Ispi, e la strategia di Washington: "Il conto della linea dura lo paga solo l’Europa"

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Una guerra lunga in Ucraina non è nell’interesse di nessuno. Neppure dell’America. Parola di Paolo Magri, vice presidente esecutivo e direttore dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi).

Professor Magri , Biden è molto scettico sulla attuale trattativa. Non è che l’America punta in realtà a prolungare la guerra per logorare Putin e possibilmente farlo crollare?

"Biden è scettico, ma non è il solo ad esprimere dubbi e raccomandare cautela, a sottolineare che conteranno i fatti e non le parole. La sua gaffe in Polonia, quando ha fatto intendere che l’obiettivo americano sia un cambio di regime a Mosca, sta alimentando speculazioni su un desiderio americano di aver una guerra lunga che porti la Russia e il suo leader al collasso. Tutti noi, e quindi non solo l’America, imponendo sanzioni pesantissime, ci poniamo come obiettivo l’indebolimento di un sistema di potere che ha portato alla guerra. Ma una guerra lunga, con rischi di escalation, non è nell’interesse di nessuno".

Di noi europei no di sicuro ma magari Biden...

"Neppure di Biden: con l’accrescersi delle conseguenze economiche che colpiscono Europa e Usa n modo asimmetrico, potrebbe incrinarsi la forte coesione transatlantica sino ad ora registrata, mentre in patria, oltre all’inflazione, potrebbero aumentare le pressioni per una postura più interventista nel conflitto. Tutti elementi che non giocano a favore di Biden in vista delle mid-term di questo novembre".

Istanbul può essere una svolta vera nella trattativa?

"È presto per parlare di una svolta. Sicuramente c’è stato un passo avanti positivo, almeno a parole, dopo che per un mese i ’passi avanti’ erano stati solo quelli militari. Ma le bombe oggi sono continuate cadere sia a Kiev che a Chernihiv; ed è arrivata la doccia fredda del portavoce del Cremlino".

Zelensky ha detto che è pronto a rinunciare alla Nato in cambio di garanzie di sicurezza da parte di alcuni Paesi. Ma questa, specie se ci fossero gli Stati Uniti, sarebbe ’una mini Nato’: perché ai russi dovrebbe star bene?

"È altamente improbabile che una proposta così congegnata sia accettabile da Mosca. Anche se Kiev sta cercando di far in parallelo qualche concessione per renderla meno provocatoria. Non a caso ha specificato che queste garanzie non si applicherebbero temporaneamente ai territori occupati di Donetsk e Luhansk. Tuttavia, si tratta di normale gioco delle parti comune a qualsiasi trattativa, in cui le proposte iniziali dovranno per forza essere ridimensionate dal compromesso. Oltre all’accettazione di Mosca non bisogna poi dare per scontata quella dei Paesi garanti. Intervenire a difesa dell’Ucraina in tre giorni è un impegno quanto mai rischioso e non è scontato che ci si arrivi, viste le cautele con cui i paesi Nato hanno finora garantito il proprio supporto all’Ucraina".

Relativamente a Crimea e Donbass, può funzionare una soluzione ’stile Hong Kong’, con un congelamento a tempo delle acquisizioni territoriali russe?

"Questo è il punto chiave della trattativa e anche quello dove le parti sono più lontane e quindi i pronostici più difficili. Finora, stando alle dichiarazioni della delegazione ucraina i russi si erano perfino rifiutati di trattare l’argomento. Ieri però c’è stata una prima evoluzione con Kiev che ha proposto di tenere un periodo di consultazioni di 15 anni per decidere sullo status della Crimea. Ma a spegnere qualsiasi ipotesi di soluzioni ’stile Hong Kong’ o simili ci ha pensato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che ha escluso qualsiasi discussione sul tema visto che la Crimea fa già parte della Federazione Russa. La sensazione è che difficilmente Kiev potrà uscire da queste trattative senza fare importanti concessioni sui territori acquisiti da Mosca negli ultimi 8 anni".

In caso di accordo, che fare delle sanzioni? L’America accetterà di toglierle, viste le parole durissime dette da Biden sul leader russo?

"Su questo gli alleati sono divisi. Anche perché i costi delle sanzioni sono quanto mai asimmetrici. Gli Stati Uniti sono favorevoli a un mantenimento delle sanzioni fino a che non ci sarà un ritiro delle forze russe dal territorio ucraino. E forse anche oltre per indebolire ulteriormente Putin. Ma per gli Usa poter contare o meno su merci, investimenti e energia di Mosca incide poco, mentre per noi Europei prima i rapporti economici con Mosca torneranno normali prima si eviterà lo spettro di razionamenti di gas quanto mai indigesti".