
L’ex dittatore siriano Bashar al-Assad con il presidente russo Vladimir Putin, il suo principale sponsor
Chissà se all’uomo elegante che appare sui manifesti di Damasco oggi a brandelli è mai tornato alla mente il giuramento di Ippocrate, quando sotto il suo comando il suo popolo veniva bombardato con le armi chimiche, mentre centinaia di migliaia di persone finivano nelle celle di tortura e il suo Paese s’inabissava in una guerra devastante, senza fine.
Sì, perché Bashar al-Assad aveva studiato prima a Damasco e poi a Londra per diventare oculista. "Era bravo, serio, aveva tutti gli strumenti per diventare un eccellente medico", giuravano i suoi professori londinesi.
Chissà se le cose sarebbero andate in un altro modo se dopo la morte del padre, Hafiz al-Assad, nel 2000, si decise di indire un referendum senza altri candidati per determinare che l’allora 34enne assurgesse alla guida della Siria: pensare che in molti guardarono al nuovo presidente sperando che avrebbe messo fine alle persecuzioni e che avrebbe avviato una fase di liberalizzazioni.
Nato nel 1965, era tornato in patria in seguito all’improvvisa morte del fratello maggiore per essere introdotto agli affari di Stato: una vita tutt’altro che appariscente, in quegli anni, insieme all’elegante moglie Asma e i tre figli. Ma le illusioni finirono presto: uomo dall’apparenza timida, fluentissimo sia nel francese che nell’inglese, Assad ha dominato con pugno di ferro e ha potuto portare avanti la guerra civile lunga oltre un decennio in un intreccio di alleanze internazionali (la Russia, l’Iran e Hezbollah in primis).
È vero, per un po’ aveva alleggerito le restrizioni introdotte dal padre, ma rapidamente la sua immagine di riformatore si è evaporata al vento, prima con l’arresto in massa di intellettuali e dissidenti, specie dopo la sua rielezione del 2007, poi con l’esplosione delle Primavere arabe: le bollò come "un complotto, guidato da potenze lontane e vicine" e stritolò le proteste con i panzer.
Ovvio corollario, la guerra civile: mezzo milione di morti, milioni di profughi, torture e arresti, armi chimiche. "Sono terroristi", ha ripetutamente esclamato l’oculista mancato rivolto ai ribelli islamisti che ora l’hanno abbattuto. Dal 2015 Assad riusciva a mantenersi al potere solo grazie ai raid della Russia. Fino a ieri.