
Manifesti contro organizzazioni pro-Israele compaiono nel centro di Bruxelles
Manifesti contro personalità collegate a organizzazioni pro-Israele sono stati affissi in queste settimane per le strade che costeggiano i palazzi delle istituzioni europee a Bruxelles. Le indagini sono ancora in corso con la polizia che aveva in un primo tempo fermato tre persone che sembrava fossero collegate a tali azioni per poi rilasciarle a causa di mancanza di prove.
I manifesti sono comparsi a decine a partire dal 13 giugno, e altri sono stati affissi la settimana scorsa lungo le principali strade del quartiere europeo, nei pressi delle sedi del Consiglio e della Commissione.
I cartelloni riportano i volti, i nomi e gli indirizzi di lavoro di nove persone impegnate in organizzazioni pro-Israele, accusandole di “fare lobby per il genocidio” e di “manipolare gli eurodeputati per farli votare a favore dell’agenda genocida sionista”.
“Non è solo una menzogna, è chiaramente antisemita attribuire loro la responsabilità di ciò che accade in Medio Oriente”, ha commentato Katharina von Schnurbein, coordinatrice dell’UE per la lotta all’antisemitismo, secondo quanto riferisce Euractiv.com.
“I tre sospetti sono stati rilasciati. L’indagine è ancora in corso”, ha riferito un portavoce della Procura di Bruxelles a Euractiv.com. Il sito del gruppo autore della campagna è stato parzialmente bloccato dalla polizia, Euractiv è riuscita comunque ad accedervi.
Sul sito si invitano i visitatori a scaricare e diffondere autonomamente i manifesti. Non è noto chi si nasconda dietro la campagna, che si firma con il nome “Lobby Against”.
Le persone prese di mira sono tre membri di ELNET (una rete per il rafforzamento delle relazioni tra Israele e l’Unione europea), tre dell’AJC Transatlantic Institute (ufficio europeo dell’American Jewish Committee), e tre dell’EJA (European Jewish Association).
“Siamo arrivati al punto in cui gli ebrei e chi difende Israele e i diritti del popolo ebraico viene demonizzato e messo nel mirino”, ha dichiarato Alex Benjamin, vicepresidente dell’EJA e uno dei soggetti raffigurati nei manifesti.
Anche il rabbino Menachem Margolin, anch’egli preso di mira, ha espresso preoccupazione: “Mi sento insicuro, cammino sapendo che in qualsiasi momento potrebbe accadere qualcosa”. Le organizzazioni ebraiche hanno ricevuto la raccomandazione di rafforzare le misure di sicurezza presso le proprie sedi.
Interpellato sull’accusa di fare lobbying per un genocidio in merito alla guerra a Gaza, Margolin ha risposto: “Penso che le autorità belghe abbiano permesso la diffusione di una grave menzogna, dando l’autorizzazione a manifestazioni che si sono trasformate in un festival d’odio basato su qualcosa di totalmente falso… non si tratta di genocidio”.
La Corte Internazionale di Giustizia sta attualmente esaminando l’accusa di genocidio contro Israele in relazione alla sua risposta all’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023.
A differenza della maggior parte dei Paesi dell’Unione europea, il Belgio non ha ancora adottato né avviato una strategia nazionale per la lotta all’antisemitismo.
Il commissario europeo agli Affari interni, Magnus Brunner, ha incontrato recentemente le organizzazioni colpite dalla campagna “per esprimere solidarietà di fronte a un’azione profondamente preoccupante e antisemita condotta contro di loro e i loro dipendenti”.