Mercoledì 24 Aprile 2024

La pillola per dimenticare gli attentati. "Così salvo i superstiti dall'incubo"

Lo psichiatra delle vittime: non dormivano e non mangiavano più

Soccorsi fuori dal Bataclan, a Parigi, dopo l'attentato

Soccorsi fuori dal Bataclan, a Parigi, dopo l'attentato

Professore Alain Brunet, quando ha deciso di entrare in campo per tentare di salvare la mente dei superstiti degli attacchi terroristici francesi?

«Dopo gli attentati sono andato a Parigi e ho incontrato molte persone profondamente sofferenti e ferite nell’animo – racconta lo psichiatra e ricercatore dell’Università McGill di Montreal –. A volte una ferita fisica guarisce prima e si dimentica. Così ho deciso di offrire il mio aiuto, un metodo di psicoterapia abbinato alla farmaceutica facile e dai risultati sorprendenti: Paris Mem».

Come funziona Paris Mem?

«È un trattamento che dura sei settimane: è in grado di lenire il dolore mentale che ferisce anche a distanza di un anno dall’evento. Nella prima sessione il paziente prende una tavoletta di Propranololo (un farmaco betabloccante utilizzato contro l’ipertensione arterisosa, l’emicrania, nel controllo dell’ansia, ndr) e dopo un’ora scrive la storia del suo trauma su una o due pagine. L’ultimo step è leggere ciò che ha messo nero su bianco: questo processo lo ripeto per sei settimane».

La pillola di Propranololo cancella il ricordo traumatico o affievolisce la sua portata dolorosa?

«Il farmaco, sviluppato negli anni Settanta, incide sulla portata emotiva del ricordo, rendendola meno gravosa. Non cancella nulla. Ogni volta che un ricordo viene riattivato si trasforma per il solo fatto di essere tirato fuori, il mio ruolo è quello di ‘riconsolidarlo’ nelle ore di terapia. Poco a poco, la memoria traumatica viene indebolita, attenuata, e si trasforma in un ricordo negativo col quale il paziente può convivere».

Dopo quanto tempo si vedono i primi effetti?

«Circa quattro settimane. I pazienti mi dicono che quel che hanno scritto la prima volta non corrisponde più a ciò che sentono in quel momento».

Quando è partito il suo progetto?

«Nel maggio 2016. Ricevevo ogni tipo di vittima, dai familiari ai pompieri soccorritori. Era devastante vedere persone così in difficoltà emotiva, la loro affettività era distrutta. Non riuscivano a parlare dell’evento, piangevano, urlavano, gridavano offese, aggredivano. Non dormivano e non mangiavano più. Poi ho addestrato 160 medici e la sperimentazione clinica prosegue».

I risultati sono pronti?

«Abbiamo delle indicazioni, perché siamo partiti con 120 pazienti volontari in 19 ospedali francesi e ora siamo arrivati a quota 190, tra vittime di Parigi e dell’attentato di Nizza. Tutti francesi. I risultati definitivi li avremo fra due anni. Il tasso di efficacia del trattamento è di circa il 70%».

Nel caso ci fosse un peggioramento nel tempo?

«Per i pazienti di Paris Mem già trattati non ci sono stati deterioramenti col passare dei mesi, sono ancora in contatto con loro e l’andamento è positivo».

Questa terapia combinata può risolvere qualsiasi disturbo post traumatico?

«In teoria sì, il metodo lavora con ogni emozione della memoria, che rappresenta il 50% del ricordo. Al momento sto conducendo un esperimento con 39 pazienti che sono stati lasciati dai rispettivi partner e per i quali né le terapie convenzionali né il passare del tempo funzionavano».

Il suo metodo è applicabile anche a vittime di stupri, superstiti di attentati terroristici, mutilati da catastrofi naturali e mariti traditi?

«Sì, è identico».

Ha dovuto affrontare casi nei quali la sua terapia non ha funzionato?

«Assolutamente sì, non esiste una terapia psichiatrica che funziona per tutti. Ogni caso è diverso».

Perché?

«Non lo sappiamo, il funzionamento della psiche con una terapia così va studiata a lungo. Alcuni superstiti degli attentati hanno un blocco troppo sedimentato».

Come mai ha deciso di diventare un paladino degli studi sui disturbi da stress post traumatico (Post traumatic stress disorder, in inglese)?

«Studiavo psicologia al Politecnico di Montreal quando il 6 dicembre 1989 uno studente sparò e uccise 14 persone tra cui i miei professori. Nessuno sapeva come aiutare i superstiti, la mia vocazione è nata lì».