Ginevra, 18 luglio 2013 - Gli esperti di diritti umani dell’Organizzazione delle Nazioni Unite condannano l’espulsione dall’Italia della moglie e della figlia di 6 anni del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, spingendosi a riscontrare una similitudine con la pratica illegale delle "extraordinary rendition", avviate dopo il 2001 dagli Usa contro i presunti terroristi che venivano prelevati e rinviati nei loro paesi d'origine, a rischio di subire violenze.

In una nota diffusa dall’ufficio per i diritti umani a Ginevra, tre inviati speciali delle Nazione Unite hanno invitato Roma e Astana, capitale del Kazakhstan, a raggiungere un accordo in merito al "ritorno rapido" in Italia di Alma Shalabayeva e della figlia di sei anni Alua. Stando alla nota, "le circostanze della deportazione avvenuta il 31 maggio scorso portano a credere che si sia trattato di una consegna straordinaria cioè non legale, cosa che ci preoccupa molto".

Il rapporto Onu ricorda che nel 2011 Ablyazov ottenne asilo politico nel Regno Unito, paese che lasciò dopo che la polizia britannica lo mise in guardia sostenendo che la sua vita era in pericolo. Ablyazov è un ex prigioniero politico e oppositore del presidente Nursultan Nazarbayev.

La signora "Shalabayeva e la figlia erano residenti legali nell’Unione europea e stavano vivendo in Italia quando sono state espulse", continua il documento che accusa: l’Italia ha violato garanzie di giusto processo e deprivato la donna del diritto di fare ricorso alla deportazione e di fare domanda di asilo. Il rapporto spiega che le autorità italiane "sembrano avere ignorato le preoccupazioni in merito alla possibilità che, sulla scia delle attività politiche del martio, Shalabayeva potesse diventare oggetto di persecuzioni, tortura e altre forme di maltrattamento una volta tornata con la forza in Kazakhstan".