Mbabane, 1 luglio 2011 - Con oltre 70.000 impiegati e 160 fabbriche, Coca-Cola e’ una delle multinazionali meglio impiantate sul continente africano. La presenza della celebre bevanda americana e’ giustificata dal boom economico straordinario che sta attraversando l’Africa. Nel suo ultimo rapporto annuale, la Coca-Cola Company sostiene che “il business del gruppo e’ in crescita, soprattutto in Euroasia e Africa”.

Ma non e’ tutto oro quello che luccica. In un’inchiesta pubblicata sul sito d’informazione panafricano Pambazuka.org, l’attivista danese Peter Kenworthy denuncia le condizioni di lavoro nei campi di canna da zucchero e nelle fabbriche gestite dalla multinazionale americana in Africa Australe.

Nel caso dello Swaziland, Kenworthy parla di “Coca-colonizzazione” di un paese tra i piu’ poveri del continente. La presenza di Coca-Cola sul mercato swazilandese si giustifica con i vantaggi fiscali enormi concessi dal Re Mswati III, una manodopera poco costosa e l’abbondanza di campi di canna da zucchero. Se il monarca e’ il maestro assoluto del paese sostiene Pambazuka.org, il potere economico e’ nelle mani dell’azienda di Atlanta.

“Coca-Cola puo’ ricattare lo Swaziland in qualsiasi momento. Se le sue richieste non sono soddisfatte, le basta minacciare (il monarca) di lasciare il paese e installarsi altrove” sottolinea Richard Rooney, un ex docente dell’Universita’ dello Swaziland. Tra la popolazione, c’e’ chi spera che la minaccia diventi realta’. Durante un suo viaggio nell’est del paese, Kenworthy ha raccolto testimonianze di impiegati costretti a lavorare in condizioni disastrose.

“La zona che ho visitato si chiama Vuvulane ed e’ gestita dalla Vuvulane Irrigated Farms” scrive Kenoworthy, “ma in realta’ i campi di canna da zucchero sono sotto il controllo dello Swaziland Water and Agricultural Development Enterprise e della Royal Swaziland Sugar Corporation”, entrambi in affari con Coca-Cola. Le due imprese nazionali “affittano i terreni ai contadini che a loro volta impiegano dei lavoratori stagionali con paghe da miseria. In un piccolo villaggio di Vuvulane, ho incontrato gente che prende tra i 400 e i 500 rand (tra 41 e 56 euro) al mese”.

E ancora: “Un operaio mi ha detto che la paga non basta a coprire le spese per le medicine, cibo decente e il materiale scolastico dei figli. Ci sono giorni in cui la sua famiglia salta i pasti; eppure in passato erano proprietari di piccoli campi, ma la compagnia di zucchero li ha confiscati”.