Mercoledì 24 Aprile 2024

Elezioni Usa 2020, dai dazi al nucleare: i fronti aperti di Trump. Sfida sanità

Il tycoon potrebbe pagare l’isolamento internazionale e la politica sul Covid. L’asso nella manica è il calo dei disoccupati. I rapporti con la Ue sempre tesi anche con un secondo mandato. Potrebbe invece migliorare la questione palestinese

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Wall Street è in attesa. I leader mondiali anche. Nessuno esclude, dopo quello che è successo nel 2016, che Donald Trump contro ogni pronostico possa riconquistare stanotte la Casa Bianca. Ma se tutto questo avvenisse, con quali carte si presenteranno allora gli Stati Uniti del Trump bis sullo scacchiere interno e internazionale?

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Sul disarmo fino ad una settimana fa c’era qualche speranza che America e Russia raggiungessero prima del voto un’intesa sulla riduzione degli arsenali, ma non è successo.

Israele e i grandi stati arabi sono convinti che se Trump riuscisse a rimanere alla Casa Bianca potrebbe col tempo mutare l’atteggiamento palestinese e far crescere le possibilità di arrivare ad un vero accordo per la soluzione dei due Stati. Soprattutto se in Libano si scioglieranno le tensioni e l’Iran pensasse di riavviare il negoziato sul nucleare che lo stesso Trump, abituato ai colpi di scena come in Corea del Nord, sarebbe in grado di innescare chiamando il presidente Rohani al telefono e lanciando la questione atomica nel campo avversario.

Non sono invece molti a pensare che i rapporti con la Ue potranno migliorare in fretta con un Trump bis. Il presidente non è intenzionato a cercare una soluzione condivisa rispetto all’aggressiva politica dei dazi. Molto più forte invece è la possibilità che Trump in tempi brevi torni a creare un asse privilegiato e rapido col premier Johnson a Londra per favorire l’Inghilterra del post Brexit.

Anche se i Paesi della Nato hanno promesso di versare molti più soldi,Trump non è soddisfatto. Ha minacciato più volte di uscire dall’Alleanza Atlantica se non altro per avere meno vincoli in un eventuale confronto-scontro con Putin che si mostra molto irritato dal dispiegamento di armamenti americani negli ex paesi del blocco di Varsavia.

Il breve amore col presidente cinese Xi Jinping sembra finito. Almeno sotto gli occhi delle telecamere.

Dietro le quinte però il parziale accordo commerciale con la Cina che ha messo in pausa la guerra dei dazi prosegue e Trump è consapevole che non può fare a meno della seconda potenza mondiale. La super vendita di armi sofisticate a Taiwan, concordata ma non ancora eseguita , e la voce grossa delle navi militari di Washington che contrastano quelle cinesi nel sud Pacifico, appare una risposta rischiosa ma più simbolica che muscolare.

È servita a rassicurare il suo elettorato sulla fermezza americana e i paesi della regione costretti diversamente a scendere a patti con la Cina, determinata come non mai ad ampliare la sua influenza geopolitica sulla sterminata “via della seta” che include anche l’Africa.

Lo scontro frontale con le Nazioni Unite sulle sanzioni all’Iran e l’uscita annunciata dall’Organizzazione mondiale della sanità e dal consorzio per l’eventuale condivisione del vaccino anti-Covid, non aiutano il presidente Trump ad uscire dall’isolamento internazionale, anzi lo peggiorano.

La sua anti-scientifica minimizzazione del Covid che ha già ucciso oltre 230.000 persone in Usa e continua a farlo al ritmo di 1.000 al giorno, l’inutilità dei test e delle mascherine predicata da un oscuro e non qualificato portavoce, la messa in un angolo dello scienziato Fauci, considerato come il più qualificato virologo mondiale, potrebbero avere ripercussioni sul lungo termine anche con la vittoria.

Sul fronte interno la cancellazione dell’Obama-care per sostituirlo con un Trump-care "meno costoso e più efficace che difende anche le condizioni preesistenti", sarà la sua difficile scommessa nei prossimi 4 anni, perché i repubblicani con lui e prima di lui, hanno promesso di presentarne uno alternativo ma non l’hanno mai fatto.

Se il presidente vince vuol dire che la sua proposta economica di riportare l’America agli splendori prima del Covid ha prevalso su tutto. La deregulation e il calo straordinario della disoccupazione sono stati molto apprezzati dalle piccole imprese e il taglio delle tasse dalle grandi corporation che ne hanno beneficiato. Trump si è detto pronto a ripeterlo anche nel secondo mandato, ma non è riuscito a far partire il nuovo stimolo economico per la classe media, che i democratici volevano di 2,2 trilioni di dollari mentre i repubblicani al Senato ne hanno offerto uno di soli 800 miliardi.