Venerdì 26 Aprile 2024

Gaza, se l’umanità è una pausa

Si chiede la sospensione temporanea del conflitto perché siamo incapaci di pretendere il contrario, ovvero che l'eccezione sia la disumanità

Una donna palestinese ferita circondata dai suoi figli (Ansa)

Una donna palestinese ferita circondata dai suoi figli (Ansa)

Roma, 14 novembre 2023 – Proteggere gli ospedali, ma anche condannare Hamas. I 27 paesi dell'Unione europea all'unanimità ieri hanno siglato una dichiarazione comune sulla guerra a Gaza, chiedendo per l'ennesima volta "pause umanitarie immediate" per permettere l'ingresso di aiuti nella Striscia. "Queste pause devono essere significative, annunciate con largo anticipo e definite nel tempo", ha detto l'Europa. E la ministra degli esteri francese Catherine Colonna ha cercato di aggiungere qualcosa in più: che le pause siano "immediate e di lunga durata".

Pause chiede anche il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, come d'altronde nei giorni scorsi aveva evocato la Casa Bianca. Tutta la diplomazia si è mossa, sapendo che l'urgenza di portare aiuti alla popolazione di Gaza che non c'entra con Hamas è irrimandabile.

Oltre l'urgenza, c'è una riflessione ulteriore che si potrebbe fare. In questo appello internazionale si nasconde la verità: ovvero quanto flebile sia la speranza che prima o poi tacciano le armi, che gli ostaggi israeliani siano liberati e che il popolo palestinese non soffra l'inutile e insopportabile massacro, innescato dal pogrom commesso dai terroristi di Hamas e della Jihad islamica il 7 ottobre.

Flebile, perché quando si parla di "pause umanitarie" si dà per scontato che tutto ciò che possiamo attenderci è una sospensione temporanea della disumanità che da oltre un mese in quelle terre pare sia la normalità. La disumanità di chi ha ucciso e violato uomini, donne e bambini nei kibbutz, la disumanità delle bombe che Israele ha lanciato per colpire Hamas ma che inevitabilmente - sono bombe, che altro - commettono stragi di civili. Ogni dieci minuti muore un bambino, è stata la contabilità dell'orrore emersa da Gaza. Pause umanitarie, pause dalla guerra, dai bombardamenti, dall'odio, dalla ferocia. Solo una pausa perché siamo incapaci di pretendere il contrario. Che l'eccezione - la pausa al vivere civile – sia la disumanità. Nella Storia dovremmo credere che l'eccezione sia stata la Shoah e le guerre, che l'eccezione sia l'oppressione di popoli e famiglie. Ma forse siamo illusi. E la diplomazia internazionale è troppo disillusa, sfinita, per credere ancora che l'obiettivo sia mettere a tacere le armi, e non solo metterle in pausa.