Ci lamentiamo tutti, giustamente, del fatto che le nostre città sono invase dagli spacciatori. che sono sporchi, brutti e cattivi: e va bene. Ma siccome se ci sono tanti spacciatori è perché ci sono tanti consumatori, prima ancora di chiedere allo Stato di reprimere dovremmo porci noi tutti un’altra domanda: che ferita abbiamo dentro se andiamo a cercarci certi paradisi artificiali?
È una domanda che abbiamo rimosso da tempo. Concepiamo la nostra esistenza come un cammino da un punto a un altro: un cammino da riempire il più possibile di gratificazioni, di piaceri, anche di affetti per carità. Ma gratificazioni, piaceri e affetti di cui non sempre riusciamo a godere. E comunque, anche se fosse, anche se per assurdo riuscissimo tutta la vita ad avere tutto ciò che desideriamo, sono sempre gratificazioni, piaceri e affetti che passano. Che finiscono. Per come concepiamo oggi la nostra vita, un’esistenza umana è un lungo intervallo, per piacevole che possa essere, fra la nascita e la morte, fra un Nulla e un altro Nulla.
È forse per questo - dico ‘forse’, perché ho pudore nell’addentrarmi in un simile mistero - che non siamo mai veramente e totalmente contenti. Ed è forse per questo - e ripeto ‘forse’, ma l’indizio è fortissimo - che tanti di noi cadono nella trappola della droga. Droga per fuggire alla realtà, oppure droga per aumentare le nostre prestazioni (per essere, come si dice, ‘performanti’) illudendoci quindi di starci più dentro, alla realtà.
Salvini è il ministro dell’Interno e fa bene (non può altro) a preoccuparsi di quanto possono fare le forze di polizia per reprimere. Ma il problema è - come si diceva nel Sessantotto - ‘a monte’ - cioè il problema è per prima cosa la colpevole latitanza di tutta la cultura e l’informazione sul pericolo-droga: perché si discute se legalizzarla o no ma non è quello il problema, la droga fa male anche se venduta in farmacia senza ingrassare la malavita. Si fanno campagne contro le sigarette e le merendine ma non contro la droga: mah. E poi, in definitiva, il problema è farci tutti una domanda su che cosa è la vita, e che cosa ce la può davvero rendere bella.