Venerdì 26 Aprile 2024

Ultima offerta di Autostrade No dei grillini

Aspi propone nuovi soci e 13 miliardi di investimenti Martedì decide il cdm. Ma scatta subito il rifiuto M5s

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di Alessandro Farruggia

Ultimo tentativo di Autostrade per evitare la revoca della concessione. Ieri pomeriggio il cda di Aspi ha approvato "una nuova proposta finalizzata a una positiva definizione della procedura di contestazione" e l’ha presentata al governo per cercare di chiudere il contenzioso innescato dal crollo del Ponte Morandi. Pronta la replica dei grillini: "Per noi resta no". Nella lettera Aspi dà il via libera ad un aumento di capitale per circa 3 miliardi di euro che porterebbe sotto il 50% Atlantia, la società dei Benetton che oggi ha l’88% di Autostrade. La disponibilità è di scendere al 30%, a fronte dell’ingresso di partner qualificati. Che poi – ma questo non fa parte della proposta Aspi ma del lavoro dei ministri dell’ Economia per trovare altri investitori – sarebbero il fondo F2i, Cassa Depositi e Prestiti, Poste Vita e alcune casse previdenziali (Cassa Forense, Enpam, Inarcassa, Cassa geometri) e il fondo australiano Maquarie.

L’afflusso alla società di 3 miliardi di denaro fresco permetterebbe di finanziare il pacchetto Morandi e fare le manutenzioni. L’offerta di Aspi vale 10,5 miliardi (pacchetto Morandi + manutenzioni) nel breve termine e 23,6 miliardi (pacchetto Morandi + manutenzioni e investimenti) entro il 2038. Aspi infatti innalza da 2,9 a 3,4 miliardi l’offerta per chiudere il caso del ponte Morandi: 700 milioni per il Ponte, 1,5 per opere di manutenzione straordinaria sulle autostrade liguri, 1,2 per la riduzione delle tariffe in regione. A questi si aggiungerebbero 13,2 miliardi di investimenti nei prossimi 18 anni e 7 di manutenzioni a breve. Via libera anche al taglio dei pedaggi in base alle modifiche del sistema tariffario introdotte dall’Autorità di regolazione dei Trasporti.

Il taglio sarebbe però solo dell’1,75% medio e non del 5%. A sorpresa nella proposta non ci sarebbe la richiesta di modifica dell’articolo del decreto Milleproroghe che riduceva l’indennizzo, in caso di revoca, a 7 miliardi, cifra di gran lunga più bassa dei 23 miliardi previsti dalla convenzione. L’offerta è arrivata ieri pomeriggio sul tavolo del governo che la considera decisamente migliore rispetto a quella inviata a inizio giugno. Ma nulla è ancora deciso. L’offerta sarà ora valutata nel dettaglio e martedì sarà esaminata dal consiglio dei Ministri.

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