Venerdì 26 Aprile 2024

Uber, AirBnb e gli altri Cambio di pelle causa virus

La sharing economy è stata messa a dura prova dalla pandemia. .

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di Elena Comelli

Il Covid-19 ha fatto ammalare anche la sharing economy, uno dei settori più floridi degli ultimi dieci anni. Airbnb, Uber e Bird, che all’apice del successo avevano superato una valutazione complessiva di 100 miliardi di dollari, hanno annunciato tagli pesanti al personale e anche sugli altri settori, dal bike sharing al co-working, si addensano nubi dettate dalla paura di condividere spazi e oggetti con altre persone, che potrebbero essere contagiose.

Questi timori, per quanto scarsamente fondati dal punto di vista scientifico, hanno assestato un duro colpo all’economia della condivisione, che però sta già rialzando la testa. Con l’emergenza sanitaria, Airbnb ha dovuto fare i conti con un milione di cancellazioni e un miliardo di dollari di rimborsi. Ad aprile il numero di corse Uber si è ridotto quasi dell’80 per cento rispetto all’anno scorso. A fine marzo Bird, a fronte di perdite analoghe, ha reagito licenziando oltre quattrocento dipendenti, un terzo della sua forza lavoro totale. A maggio è stato il turno di Airbnb, che ha licenziato 1.900 dipendenti, un quarto del suo personale. Anche Uber ha licenziato un quarto dei suoi lavoratori.

Ora le aziende stanno cercando di riconvertire le proprie attività per ripristinare la fiducia dei clienti. Airbnb istruisce gli host su come pulire le stanze e ha introdotto un periodo di attesa di 24 ore tra un soggiorno e l’altro. Gli scooter di Bird vengono regolarmente sottoposti a un “bagno” disinfettante. Uber verifica che gli autisti indossino la mascherina attraverso una tecnologia che analizza i selfie. I campioni della sharing economy hanno inoltre sfruttato la crisi come un’opportunità "per tornare ai princìpi fondamentali", come ha sottolineato Brian Chesky (nella foto), il capo di Airbnb. Oggi l’azienda si concentra sugli host che affittano le proprie abitazioni piu che sui professionisti della gestione di proprietà immobiliari.

Uber ha cancellato varie attività commerciali, tra cui un progetto di carta di credito per autisti e i servizi di e-bike, per concentrarsi sul suo ruolo di azienda che "muove persone e cose nelle città", ha dichiarato la Ceo, Dara Khosrowshahi. E se l’"economia dell’isolamento" cambiasse le abitudini delle persone al punto tale da rendere la condivisione un’attività marginale e far tornare in voga la proprietà? Tutte e tre le aziende prevedono un ritorno della domanda, ma in modalità diverse da prima. Per Chesky le persone, anziché effettuare viaggi brevi verso le città più grandi del mondo, sceglieranno mete più vicine a casa e per un tempo più lungo. La durata media dei soggiorni prenotati su Airbnb è quasi raddoppiata mentre la quota di prenotazioni nazionali è più che raddoppiata e ormai rappresenta l’80% del totale. I soggiorni a meno di 300 chilometri da casa, che rappresentavano il 33% delle prenotazioni, oggi sono il 56%.

Chesky prevede anche di beneficiare della pratica del telelavoro, che consente alle persone di cambiare residenza per qualche tempo, lavorando a distanza. Uber e Bird prevedono una migrazione dai trasporti pubblici alle automobili e agli scooter. Già adesso ci sono segnali in questo senso. Le corse sugli scooter di Bird sono in media il 50 per cento più lunghe rispetto a prima della pandemia. Uber, intanto, mira a inglobare i suoi concorrenti e ha investito in Lime, il principale rivale di Bird nel campo degli scooter elettrici. Uber vuole anche acquisire Grubhub per rafforzare la sua presenza nel settore della consegna a domicilio di cibo, su cui punta molto.

Se c’è un esempio di come la pandemia potrebbe riportare l’economia della condivisione alle sue radici, è sicuramente quello di Olio. Basato sulla volontà di ridurre lo spreco alimentare, questo servizio con sede a Londra permette ai suoi utenti di condividere con i vicini il cibo e altri prodotti di cui non hanno più bisogno. "Inizialmente abbiamo vissuto un momento di panico: ci siamo chiesti se un’applicazione di condivisione tra vicini potesse continuare a esistere", spiega Tessa Clark, capo dell’azienda. Ma dopo aver modificato il servizio introducendo una consegna senza contatto fisico, le condivisioni sono aumentate di circa il 50 per cento per il cibo e del 200 per cento per gli altri prodotti.

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