Mercoledì 24 Aprile 2024

Tasse e Covid: nel 2020 il gettito Irpef è calato meno del Pil

Secondo l'Osservatorio sui conti pubblici, la base imponibile sottratta alle imposte sulle persone fisiche è pari a 285 miliardi, dei quali 200 miliardi dovuti all'evasione e 85 a regimi fiscali agevolati

Tasse, Irpef (Imagoeconomica)

Tasse, Irpef (Imagoeconomica)

A due anni di distanza siamo in grado di valutare l’impatto della pandemia anche per quanto riguarda le tasse. E così, andando a vedere le dichiarazioni dei redditi relative al 2020, si scopre che il gettito Irpef è calato molto meno rispetto al Pil: 2,2% contro una contrazione dell’economia del 7,8%.

A fare i calcoli è l’Osservatorio sui conti pubblici (Ocp) che in una nota ricostruisce l’effetto del Covid sulle tasse pagate dagli italiani. Il fatto che il gettito sia sceso meno del Pil, spiega l’Ocp, dipende dalle misure varate dal governo. “L’utilizzo straordinario di sostegni durante l’emergenza pandemica” ha attenuato “il calo del reddito disponibile delle famiglie, sceso solo del 2,8%”. Nello stesso periodo, infatti, le prestazioni sociali sono aumentate del 9,5%. A frenare la caduta del gettito Irpef sono stati i sostegni a favore dei lavoratori dipendenti, in particolare quelli erogati con la Cassa integrazione che sono assoggettati all’Irpef, al contrario degli aiuti destinati alle partite Iva, che sono invece esclusi dalla base imponibile. Gli autonomi, poi, contano poco nel complesso, anche perché chi ha ricavi inferiori ai 65mila euro può aderire al regime forfettario che è sostitutivo dell’Irpef. Le partite Iva rappresentano perciò solo il 9% della base imponibile Irpef, mentre i dipendenti il 53% e i pensionati il 31,3% (il cui reddito è aumentato del 2,4%).

C’è poi il tema della distribuzione: il Covid ha influito su questo aspetto? A guardare i dati sembrerebbe di no. “Il reddito medio è diminuito solo dell’1,1% (da 21.800 a 21.570 euro)” mentre “contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, la pandemia sembra aver avuto un effetto modesto sulla distribuzione dei contribuenti per fasce di reddito”. Lo scostamento più importante rispetto al 2019 ha riguardato i contribuenti compresi nella forchetta 0-20mila euro, aumentati dello 0,9%. Specularmente sono diminuiti dello 0,8% quelli della fascia 20mila-60mila. Tuttavia, prosegue l’Ocp, “il quadro dei redditi risultante dalle dichiarazioni fiscali è distorto a causa di due fattori che riducono la base imponibile Irpef”. Innanzitutto, l’evasione fiscale. L’ultima stima del Ministero dell’economia, relativa al 2018, quantifica in 37,1 miliardi di euro l’ammontare dell’Irpef sottratta all’erario. A contribuire all’evasione, con 32,7 miliardi, sono soprattutto i lavoratori autonomi mentre le imposte non pagate da parte dei dipendenti sono state di 4,4 miliardi. “Ciò corrisponde al 20 per cento del gettito complessivo e comporta che la base imponibile evasa sia nell’ordine dei 200 miliardi”. E poi ci sono tutti i regimi agevolati (come quello forfettario) e le imposte proporzionali che, nel 2020, hanno sottratto al’Irpef 84,9 miliardi di euro. La voce principale è sicuramente quella dei redditi di natura finanziaria - esclusi fondi pensione e titoli di Stato - tassati al 26%, che hanno generato un gettito di 43 miliardi di euro. Poi ci sono gli affitti sugli immobili, soggetti alla cedolare secca al 10 o al 21%: nel 2020 il reddito sottratto alla base imponibile Irpef è stato di 17,4 miliardi.

Come detto, anche il regime forfettario delle partite Iva ha pesato. La legge di Bilancio del 2019 ha infatti aumentato da 25mila a 65mila euro la soglia massima di ricavi per poter accedere all’agevolazione. Di conseguenza, sono raddoppiati gli aderenti al regime forfettario, passati da 0,8 milioni ne 2018 a 1,6 milioni nel 2019. La base imponibile sottratta all’Irpef è cresciuta, nello stesso periodo, da 9,7 miliardi di euro a 20 miliardi. Infine, vanno considerati i premi di produttività erogati dalle aziende ai propri dipendenti e soggetti a una tassazione del 10%. Nel 2020, i bonus ammontavano a 2,7 miliardi di euro. A questi vanno aggiunti gli 1,9 miliardi di reddito imponibile dei 16.300 rimpatriati. Si tratta di laureati che sono tornati in Italia dopo aver passato almeno due anni all’estero e che godono di una riduzione del reddito soggetto a tassazione compreso tra il 70 e il 90% a seconda dei casi. Insomma, tra evasione e regimi fiscali di vantaggio, il totale della base imponibile sottratta all’Irpef è di 285 miliardi, pari al 33% dell’imponibile complessivo.

E le criticità sono molte. Se alcuni regimi agevolati hanno “solide motivazioni”, si legge nella nota dell’Ocp, altri, invece, “riducono l’equità orizzontale e la capacità redistributiva dell’Irpef”. È il caso, ad esempio, della cedolare secca e del sistema forfettario per le partite Iva. Entrambi i sistemi prevedono un’aliquota inferiore a quella minima (23%) dell’Irpef. Perciò, a parità di reddito, chi gode di proventi dalle locazioni o lavora come autonomo paga un’imposta inferiore rispetto ai dipendenti e ai pensionati. “Verosimilmente” scrivono i ricercatori dell’Ocp, “molti dei redditi sottratti si collocherebbero nella fascia media o medio-alta della distribuzione”. Di conseguenza, “il reddito medio potrebbe risultare più elevato e le fasce medio-alte più popolate di quanto non siano quelle del gettito effettivo”.