Giovedì 25 Aprile 2024

Recovery fund e investimenti La lezione di Pittsburgh

di Giuseppe Turani

Piovono miliardi sull’Italia (forse), ma non si sa bene come spenderli. Allora può servire la storia di Pittsburgh, città americana dell’acciaio (un tempo). Con la crisi del settore, la città deve cercarsi nuovi orizzonti. Si chiama una società specializzata e le si commissiona un grande studio. Dopo sei mesi lo studio arriva, è alto una spanna. Ma i responsabili spiegano: qui c’è tutto.

In realtà l’intera vicenda del vostro futuro è spiegabile in due parole: prendete tutti i soldi che avete e metteteli su sanità e scuole. Sanità perché i manager di qualità che volete far arrivare vogliono essere sicuri di essere curati al meglio. Scuole perché per i loro figli desiderano la miglior istruzione possibile. In Francia, dove la Toyota voleva fare un impianto, accade di peggio. Eleganti funzionari della casa giapponese prendono alloggio nei migliori alberghi delle città candidate, poi scendono nella hall, cascano per terra e fingono di avere un infarto. In realtà, stanno benissimo. Stanno solo cronometrando quanti minuti impiegano i soccorsi a arrivare. Tutto questo per dire che attirare gli investimenti stranieri non né poi così facile.

Una volta bastava offrire mano d’opera a basso costo (e ne avevamo quantità quasi infinita). Adesso serve di più. Serve un ambiente favorevole, gente istruita, amministrazioni competenti. Ma quando vedi che per la scuola italiana, notoriamente sgangherata fabbrica di quasi analfabeti, tutto quello a cui si riesce a pensare sono le sedie con le rotelle, ti cascano le braccia. Stiamo entrando (o siamo già entrati) nell’era dell’informatica e pensiamo alle sedie a rotelle? Grandi gare degli studenti nei corridoi, spintoni, rotolamenti, cadute, corse all’ospedale per i casi più gravi. Le scuole sono fatte per insegnare e imparare. Tutti ci siamo passati senza sedie a rotelle, su solidi banchi di legno, con insegnanti buoni e cattivi, ma alla fine qualcosa abbiamo imparato. Non servono trovate mirabolanti. Servono buone biblioteche, insegnanti preparati e studenti che capiscano il valore dell’istruzione.

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