Mercoledì 24 Aprile 2024

Quelle macchine salvavita per anestesia e rianimazione Cuore nella Biomedic Valley, il 90% del fatturato all’estero "Multinazionale di famiglia"

L’impresa fu fondata da Giuseppe Preziosa nel 1974 all’interno di due garage nel Bolognese

Migration

Ganluca Preziosa guida la Siare Engineering in un momento unico nella storia dell’azienda e cruciale per il Paese. Alle spalle ci sono anni di innovazione e spirito imprenditoriale lontani dalle luci della ribalta.

Quando nasce la Siare?

"Nel 1974. La fonda mio padre Giuseppe, che oggi ne è il presidente. La prima sede è a Zola Predosa, in due garage".

E prima?

"Mio padre, milanese, nel 1965 viene assunto nell’unica azienda italiana di apparecchiature per anestesia. Un’impresa da 500 dipendenti. Lui è tecnico di assistenza alle macchine".

Come arriva sotto le Due Torri?

"Nel 1968 aprono una filiale a Bologna e gli propongono di trasferirsi. Siccome ci sa fare, presto diventa responsabile vendite e assistenza della filiale".

A quel punto nasce l’idea di fondare la Siare?

"Non ancora. Nel 1972, a 28 anni, viene assunto dalla multinazionale svizzera Sandoz, come direttore vendite della linea di ventilatori polmonari della Dasco, azienda del gruppo".

E qui scatta la scintilla.

"Mia padre crea una rete di vendita e insegna ai medici come utilizzare le macchine. Ma siccome ha sbuzzo e talento progettuale, non si accontenta di vendere le macchine".

Che cosa fa?

"Comincia a modificarle, lavorando di notte in sala operatoria. A questo punto, si sente pronto per il grande passo".

Una decisione coraggiosa. Come la mette in atto?

"Nel 1974 mio padre si licenzia, lasciando uno stipendio sicuro da direttore vendite. E, con la liquidazione, fonda la Siare, a Zola Predosa".

Come vanno gli inizi in proprio?

"Già nel 1974 comincia a produrre le prime apparecchiature. Ventilatori polmonari per anestesia e rianimazione. Va in giro a venderle personalmente, da solo, cliente per cliente. Da lì in poi è una cavalcata, lavoro senza sosta, senza ferie".

Quando la decisione di trasferire l’azienda a Crespellano, oggi Valsamoggia?

"Quattro anni più tardi, nel 1978. Prima in un capannone, poi nella sede attuale di via Giulio Pastore".

Ad oggi, che dimensioni ha la Siare Engineering?

"In organico abbiamo 35 dipendenti. E abbiamo un indotto di circa 35 artigiani, quasi tutti del territorio, che lavorano per noi".

Il vostro fatturato?

"Il fatturato 2019 è di 11,5 milioni di euro. Registriamo una crescita media stabile del 20 per cento. Possiamo dire con orgoglio di essere un’azienda sana".

Voi lavorate molto sui mercati esteri. Qual è la quota di export?

"Facciamo il 90% del nostro fatturato sui mercati internazionali. Dove, detto per inciso, prima pagano poi gli spedisci la merce".

In quanti Paesi del mondo siete presenti?

"Vendiamo in 72 Paesi, con una rete di vendita nostra e concessionari in ogni Paese. Da quattro anni produciamo anche per General Electric, multinazionale americana che vende prodotti con il nostro marchio in altri sessanta Paesi. Insomma, siamo una piccola multinazionale. La differenza è un fatto di dimensioni".

Lei quando è entrato in Siare?

"A 19 anni, appena finito le scuole superiori. Oggi, a 47, posso dire di avere sempre vissuto l’azienda. Ho cominciato in produzione, poi in magazzino, poi negli uffici... Per formarmi bene, mio padre ha voluto che facessi tutta la trafila".

Luca Orsi

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro