Giovedì 25 Aprile 2024

Povertà educativa in Italia: i dati di un disagio che si allarga

Isabella Catapano (FADV): “La scuola è l'unico argine a questo fenomeno e l'unica agenzia educativa in grado di abilitare i giovani, facendogli scoprire le proprie capacità”

La scuola può aiutare i minori a lottare contro la povertà educativa

La scuola può aiutare i minori a lottare contro la povertà educativa

Roma, 30 maggio 2023 – La povertà educativa e culturale è in enorme crescita e impatta fortemente anche sulla capacità dei minori di immaginare il proprio futuro. Lo confermano i dati della seconda Ricerca sulla povertà educativa in Italia, realizzato da Fondazione L’Albero della Vita Onlus (FADV) con la supervisione scientifica dell’Università degli Studi di Palermo, presentati in occasione dell'evento ‘Educazione alla cittadinanza Globale e Solidale – La scuola del Futuro che forma i cittadini attivi’ tappa finale del PCTO dal titolo ‘Educazione alla Pace e alla Cittadinanza Globale’, realizzato in partnership con ScuolAttiva Onlus presso l'Istituto di Istruzione Secondaria Superiore “Giorgio Ambrosoli” di Roma. E lo confermano le parole del Ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, quando ha spiegato che “in termini quantitativi, in Italia, sono circa 1 milione e 200mila i bambini che vivono una condizione di significativa debolezza economica e si ritrovano quindi a rischio di povertà educativa, con le conseguenze che ne derivano”. Secondo l'indagine di FADV, che ha riguardato 454 beneficiari del programma nazionale di contrasto alla povertà ‘Varcare la soglia’, attivo a Milano, Perugia, Genova, Napoli, Catanzaro e Palermo, il 76% dei rispondenti non svolge quotidianamente questo tipo di attività, il 43% non possiede a casa libri adatti alla propria età e al proprio livello di conoscenza. Il 53% non è mai stato al cinema nell’ultimo anno e il 78% non ha partecipato a visite al patrimonio artistico, culturale e ambientale. A praticare sport è solo il 17% del campione, mentre a leggere solo il 15%. “Le conseguenze di cui parla il Ministro sono profonde”, spiega Isabella Catapano, Direttore generale di FADV, “il 50% degli intervistati non sa esprimere felicità quando capita qualcosa di bello, o gioire appieno dei propri successi (65%). Anche quando si tratta di esprimere liberamente il proprio entusiasmo in occasione di feste e incontri con gli amici il 67% non si sente capace di farlo”. “Insomma, la povertà educativa ha, come diretta conseguenza, una mancata attivazione delle capacità e del talento di bambini e ragazzi”, continua Catapano, “Addirittura al peggiorare delle condizioni di povertà peggiorano anche le capacità emotive e relazionali del bambino. Infatti, se a non saper esprimere felicità in media sono il 50% dei bambini, la percentuale cresce all’81% se si considerano le fasce più in difficoltà. Stessa cosa se si considera chi è in grado di gestire frustrazione e rabbia (76% vs 91%)”. «L'unico argine a questo fenomeno e l'unica agenzia educativa in grado di abilitare questi giovani, facendogli scoprire le proprie capacità, e quindi insegnandoli la capacità di immaginare e sognare la possibilità di emanciparsi dalla propria condizione è la scuola», sottolinea Simona Frassone, presidente di ScuolAttiva, «Ma la scuola da sola non può e non riesce a farsi carico del problema. Ecco perché di grandissima importanza sono i Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento che portiamo negli istituti di tutta Italia». Nel caso del IISS Giorgio Ambrosoli di Roma, come durante l'evento hanno raccontato i 70 studenti italiani e ucraini che hanno partecipato, il percorso proposto da ScuolAttiva insieme a FADV ha permesso ai giovani del quartiere di Centocelle di sperimentare il volontariato, mettendo in campo una vera raccolta fondi nel quartiere con la vendita di uova di Pasqua, scoprire l'advocacy la cittadinanza attiva e ingaggiarsi e ragionare su temi come il multiculturalismo, la condizione della periferia urbana e su come migliorare il proprio quartiere, con lezioni frontali. “Il senso del nostro impegno, cioè di convogliare risorse delle Imprese, delle Istituzioni e del Terzo Settore per realizzare campagne educative a supporto della scuola, è proprio questo: la scuola italiana da bene pubblico deve diventare bene comune. Perché la scuola non deve solo essere di tutti ma qualcosa di cui tutti si prendono cura. Uno spazio plurale, in cui promuovere un approccio intrecciato alle politiche, combinando ricerca, formazione, manutenzione. Un argine alla vulnerabilità di quei territori dove povertà educativa e povertà materiale sono il risultato della cronica mancanza di servizi sociali. È sostanziale che si costruisca una alleanza educativa che porti tutti gli attori e le agenzie sociali a scuola. Non si tratta per noi solo di un auspicio e un impegno ma anche di una richiesta diretta alle forze politiche, della città di Roma come del Paese, perché si torni a mettere al centro il tema dei giovani e della loro educazione. Salvando i giovani si salva anche il Paese”. “Colpendo i minori nel periodo più vulnerabile della loro esistenza la povertà educativa determina uno svantaggio che difficilmente potrà essere colmato nell’età adulta”, conclude Isabella Catapano, “Quello della povertà materiale ed educativa è un circolo vizioso che va spezzato. L’offerta educativa può e deve attivare percorsi di resilienza per bambini e gli adolescenti. Attraverso un’offerta educativa integrata e di qualità si possono spezzare le catene intergenerazionali della povertà facendo convergere sempre di più l’impegno della scuola con quello di una più ampia comunità educante”.

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