Zola Predosa (Bologna), 15 gennaio 2015 - I primi 60 nuovi assunti sono già al lavoro da alcune settimane nello stabilimento pilota di Zola. Ma gli altri 500 e passa destinati ad andare a lavorare entro la fine di quest’anno nello stabilimento che Philip Morris sta costruendo a Valsamoggia verranno selezionati prima dell’estate. Un lavoro imponente, dal momento che le domande di assunzione avrebbero già da tempo superato quota 20mila. Una cifra quasi certamente approssimata per difetto anche perché, fa sapere l’azienda, non viene tenuto il conteggio delle domande di assunzione che arrivano via web, attraverso la piattaforma informatica che sottopone i candidati a un test in lingua inglese, e anche via posta o addirittura portate a mano alla portineria dell’affiliata Intertaba, in via Fratelli Rosselli.
È questa la sede nella quale per ora si stanno producendo le prime partite della sigaretta del futuro già in fase di test a Milano, Monza e in Giappone. È qui che lo scorso 10 ottobre il premier Matteo Renzi ha partecipato alla inaugurazione (FOTO) del cantiere del mega- stabilimento di 16 ettari di superficie che dovrebbe essere operativo a Crespellano già a fine 2015. L’aspettativa dei consumatori per il nuovo prodotto, la Iqos, qui si traduce in aspettativa per un nuovo lavoro, che, a conti fatti, soddisferà meno di uno su trenta. Fra essi ci sono giovani alla ricerca del primo impiego, ragazzi, donne, disoccupati, cassintegrati e precari.
Fra questi ultimi c’è la 25enne Maria Alfonsina Ottomaniello, di Calcara, che la domanda (anzi due: una direttamente alla piattaforma web e l’altra a un’agenzia di lavoro) l’ha presentata da due mesi: «Non sono ancora stata chiamata e nel frattempo faccio la commessa in un negozio. Mi trovo bene, finora ho fatto di tutto: dalla stagionale in un’azienda agricola ai contratti telefonici. Sono diplomata al Salvemini e ho alcuni amici che lavorano già a Intertaba. Si trovano bene».
Storia tutta diversa quella di Marianna Mazzoli, 40 anni, di Crespellano, ex dipendente della Bignami Pollami, azienda alimentare chiusa per fallimento tre anni fa. «Non è facile trovare lavoro alla mia età – dice –. Non sono vecchia, e neppure vicina alla pensione, però quando ci si presenta per un lavoro il fattore età conta. Ho fatto subito domanda alla Philip Morris, per me sarebbe comodissima, sono pronta a fare i turni e la voglia di lavorare non mi manca». La donna racconta che quando il vento tira nella direzione giusta sente giorno e notte il rumore sordo del maglio che batte sui battipali che preparano le fondazioni dello stabilimento all’angolo fra la via Emilia e la via Cassoletta.