Giovedì 25 Aprile 2024

Pensioni, spesa sempre più elevata. "Servono politiche per famiglie e lavoro"

L'allarme degli esperti. "L'Italia rischia il collasso demografico"

Pensioni (foto archivio)

Pensioni (foto archivio)

Roma, 26 maggio 2018 - L’Italia sarà sempre di più il Paese con il più grande problema di equità intergenerazionale. Soprattutto se si faranno misure e si spenderanno risorse per il cumulo e per i pensionati e non per la formazione e l’occupabilità. Ma questo farà fallire i sistemi pensionistici italiani, dell’Inps come delle Casse privatizzate, che sono a ripartizione (pay as you go). Dunque, abbiamo tre questioni-chiave da affrontare: generazionali, femminile e territoriale che condizioneranno la crescita e la sostenibilità sociale dei prossimi anni. Con i giovani e le donne che subiranno un peso doppio in termini di effetti negativi delle prospettive di crescita (sfavorevoli) e di tenuta dei pilastri del welfare.

E’ un allarme su più fronti quello lanciato nel corso del seminario romano organizzato da Stefano Sacchi, presidente dell’Inapp, l'Istituto pubblico di analisi delle politiche pubbliche, per presentare il corposo e robusto rapporto della Commissione europea, il Rapporto ESDE - Employment and Social Developments in Europe, dedicato alle "sfide della demografia al mercato del lavoro e al sistema di welfare e in particolare al sistema pensionistico italiano". Un’occasione frutto anche della collaborazione con Adepp, l’Associazione degli enti pensionistici dei liberi professionisti, e di Assolavoro, l’Associazione delle Agenzie (private) per il lavoro.

Ebbene, la premessa - sottolineata da tutti gli analisti, a cominciare da Sacchi - è che compito di chi si occupa di politiche pubbliche è alzare lo sguardo e guardare alle sfide di medio e lungo periodo, soprattutto quando si registrano già alcune anticipazioni e manifestazioni di questi cambiamenti. Sappiamo - insistono - che le politiche sul lavoro e sul welfare richiedono per la loro attuazione un arco temporale adeguato e pertanto se vogliamo invertire, forse ormai solo attenuare, alcuni trend occorre programmare ed intervenire già da oggi.

I dati di riferimento stanno cambiando velocemente e mettono in crisi le previsioni istituzionali. Se pensiamo alle basi ministeriali (assumptions), queste già con l’ultima variazione al Def in Italia stanno cambiando in peggio. Come già rappresentato nella Nota di Aggiornamento del Def 2017, lo scenario elaborato per il round di previsione 2018 presenta per l’Italia significativi peggioramenti rispetto al precedente round del 2015. Questi sono da ascrivere alla revisione del quadro demografico da parte di Eurostat e all’aggiornamento delle ipotesi di natura macroeconomica.

Per cominciare, la revisione delle ipotesi di scenario, particolarmente incisive sul versante della produttività e dei flussi migratori, comportano un rilevante contenimento delle prospettive di crescita del nostro Paese: il tasso di crescita del Pil potenziale registra una riduzione media di circa 0,7 punti percentuali annui nell’intero periodo 2016-2060, passando da un livello medio annuo di circa 1,4 per cento del precedente round 2015 (sostanzialmente in linea con la media UE) a circa 0,7 per cento, un livello all’incirca pari alla metà della media UE secondo gli scenari aggiornati, attestandosi in media attorno allo 0,8 per cento nell’intero periodo di previsione 2016-2070.

Lo scenario demografico, sotteso alla previsione sulla crescita, vede un peggioramento di tutti i parametri demografici, con una rilevante contrazione della popolazione e un aumento dell’indice di dipendenza degli anziani di oltre 8 punti percentuali.

Il risultato – come si osserva nel Rapporto della Commissione e nelle recenti Raccomandazioni – è che la spesa italiana per le pensioni di vecchiaia, pari a circa il 15% del Pil, è attualmente tra le più alte dell'UE. Non solo. L'Italia ha una percentuale di popolazione con più di 65 anni più alta rispetto alla media dell'UE. Si prevede che questo aumenterà ulteriormente nel tempo, peggiorando il tasso di dipendenza degli anziani in Italia. Pertanto, si prevede che le spese pensionistiche aumenteranno nel medio termine. Con la conseguenza che l’elevata quota di spesa pubblica dedicata alle pensioni di vecchiaia comporta una riduzione delle risorse pubbliche per la spesa sociale, compresa la lotta alla povertà, e per le voci di spesa che rafforzano la crescita come l'istruzione, la cui percentuale di spesa è in calo dall'inizio degli anni 2000. Da qui l’invito della Commissione a ottenere risparmi sostanziali intervenendo sulle pensioni più elevate non interamente coperte da contribuzione.

Dunque, ha osservato Alberto Oliveti, presidente di Adepp, "i cambiamenti demografici che vengono ben segnalati dal rapporto Esde2017 e ancor più evidenziati nelle anticipazioni del rapporto 2018 stanno già interessando il mondo delle professioni: in 10 anni si è verificato un processo di innalzamento dell'età media e di invecchiamento della popolazione importante, mentre il positivo processo di femminilizzazione delle professioni potrebbe portare problemi di sostenibilità se permane il gender pay gap attuale. Servono per questo politiche per aiutare i giovani e le donne, soprattutto del Sud".

Sul rapporto tra i sistemi di welfare e il mercato del lavoro, invece, è Alessandro Ramazza, presidente di Assolavoro, a tirare le conclusioni: "Servono politiche per la famiglia e per i figli, altrimenti andiamo verso il collasso demografico. Il mercato del lavoro già oggi risente dello skill shortage e della mancanza di competenze tecniche, informatiche e scientifiche. La riduzione della popolazione attiva rischierà di aggravare ulteriormente la situazione. Il rischio per le imprese italiane è di non trovare più professionalità qualificate e quindi di spostare la produzione all'estero o di accelerare sul processo di digitalizzazione e sostituzione del lavoro". Tutto questo in tempi brevi. "Ricordiamoci – incalza Ramazza - che i cambiamenti che stiamo vivendo e che sempre di più vedremo saranno diversi e repentini. Non ci metteranno 30-40 anni per manifestarsi, ma saranno sempre più veloci. L'unica soluzione in termini di 'prevenzione' è quella di fornire formazione, aggiornamento e orientamento continuo attraverso un sistema scolastico, universitario e di servizi per il lavoro ampio e di qualità".

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