Mercoledì 24 Aprile 2024

Parchi eolici, l’Adriatico fa gola. "Energia per le industrie del Nord"

Dal Veneto alla Puglia sono molti i progetti e gli investimenti per sfruttare l’energia prodotta dal vento

Il primo parco eolico italiano installato in mare (offshore) è stato inaugurato nella primavera scorsa, a Taranto. Ci sono voluti 14 anni di attesa tra veti, ricorsi, Soprintendenza, Regione e Tar per vedere spuntare dall’acqua 10 pale capaci di produrre 30 megawatt di energia che serviranno per alimentare il porto industriale pugliese. Per la prossima settimana, è atteso un provvedimento che snellisca gli iter procedurali dei progetti legati alle rinnovabili. L’interesse verso i parchi eolici offshore è d’altronde molto elevato e vede impegnati gruppi industriali, fondi di investimento e multinazionali.

Parchi eolici offshore: dove saranno i nuovi impianti
Parchi eolici offshore: dove saranno i nuovi impianti

È il caso di Ravenna, dove l’azienda locale Qint’x (che controlla la società di progettazione Agnes srl) e Saipem si preparano a presentare la documentazione necessaria per la Valutazione di impatto ambientale del parco eolico, fotovoltaico e di produzione di idrogeno denominato ‘Agnes’. Si tratta di una settantina di pale al largo della costa ravennate, tutte oltre le 12 miglia (20 km) dalla costa, fino a Cesenatico. È previsto anche un impianto fotovoltaico galleggiante. La capacità produttiva massima si aggira sui 620 megawatt da immettere nella rete nazionale. Prevista anche la produzione di idrogeno. Costo preventivato attorno ai 2 miliardi di euro. 'Agnes' non è stato al centro di polemiche: dalle istituzioni alle associazioni di categoria ai sindacati si punta al mix energetico che a Ravenna è fatto di estrazioni di gas, rigassificatore, rinnovabili e cattura e stoccaggio della CO2.

Sempre la ravennate Agnes ha avviato la progettazione preliminare di altri due campi eolici, a Porto Tolle, in Veneto, e a Fano, nelle Marche. I due progetti sono abbastanza simili a quello di Ravenna, distanti dalle rispettive coste da 25 a 30 miglia, e con investimenti previsti di 4 miliardi complessivi. A Porto Tolle i pescatori protestano, perché temono che le pale eoliche limitino le aree dove è consentito calare le reti e giovedì anche il Pd locale ha fatto sapere di non essere d’accordo con il progetto. A Fano, l’amministrazione comunale aspetta di saperne di più per pronunciarsi.

Le regioni più industrializzate sono al Nord e, quindi, più facilmente rifornibili dall’Adriatico. "Questa per me è la condizione più importante – spiega l’ad di Agnes, Alberto Bernabini – perché producendo energia davanti a regioni che sono le più energivore, non abbiamo bisogno di realizzare troppe infrastrutture per allacciarci alla rete nazionale. Cosa diversa per chi fa rinnovabili al Sud, perché deve investire parecchio per costruire le condutture per trasferire l’energia al nord dove ci sono i grandi consumatori".

Energia Wind 2000 ha un piano di sviluppo dell’eolico marino a Rimini, che prevede 51 pale (tra le 11 e le 17 miglia dalla costa) in grado di produrre 330 megawatt, utili, ad esempio, per servire energia a 120mila abitanti. L’iter è giunto alla valutazione di impatto ambientale (Via). I sindaci di centrosinistra della provincia di Rimini hanno sottoscritto un documento dove chiedono che le pale siano almeno a 12 miglia dalla costa.

In Puglia, il gruppo italiano Hope e il partner svizzero Galileo intendono sviluppare un grande progetto eolico offshore galleggiante tra Brindisi e Lecce. A sud della Sicilia e in Sardegna guardano, invece, AvenHexicon, con il partner italiano AvapaEnergy per due campi eolici da 1,2 e 1,3 gigawatt. Per le due isole c’è anche un altro progetto eolico di GreenIT e Copenhagen Infrastructure Partners, che prevede due parchi eolici offshore con una capacità di 750 mw. L’operatore italiano – joint venture tra Plenitude (controllata da ENI) e CDP Equity – e quello danese intendono costruire piattaforme galleggianti a oltre 35 km dalle rispettive coste.

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