Giovedì 25 Aprile 2024

Padoan promuove il piano Draghi "Giusto puntare su verde e digitale"

Il presidente di UniCredit: "Una spinta al Pil dai 235 miliardi Ue, debito ridotto dagli investimenti"

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di Pino Di Blasio

Sono passati mesi dall’ultima intervista a Pier Carlo Padoan sui piani europei anticrisi. Nel frattempo Padoan, da deputato del Pd, è diventato presidente di UniCredit. C’è un nuovo governo e il Recovery Fund è Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Presidente Padoan, che differenze ci sono tra la bozza Conte-Gualtieri e il piano Draghi?

"Il Piano presentato alla Commissione Europea attinge inevitabilmente dal piano precedente, ad esempio nella definizione delle missioni e dei progetti. È comprensibile dato il breve tempo a disposizione per una profonda rielaborazione. Ma è importante aver rispettato la scadenza di fine aprile, consente all’Italia di essere in prima linea nei successivi passaggi previsti dal Next Generation EU".

Ci saranno delle differenze...

"Certamente. In particolare, l’attenzione a orientare le risorse verso i capisaldi strategici indicati dall’Europa, sugli investimenti per la digitalizzazione e per il contrasto al cambiamento climatico. In secondo luogo, verso il raggiungimento di una maggiore crescita economica, decidendo di aumentare la quota di prestiti attivati per finanziare nuovi progetti. Si intravede, inoltre, una chiara priorità nel capitolo delle riforme, volte a superare molte delle debolezze strutturali che caratterizzano il nostro Paese. Non vanno dimenticate le misuredirette a abrogare o modificare le norme che frenano la concorrenza".

Ci sono 235,6 miliardi, 191 del Recovery Fund, 122 in prestiti. Non graveranno su un debito pubblico sui 2.700 miliardi?

"Queste risorse costituiscono un’opportunità che l’Europa e l’Italia devono saper cogliere. Serviranno a finanziare nel prossimo triennio nuovi investimenti e a sostenere e rilanciare la crescita senza incorrere in un maggiore deficit di bilancio. Un modo per districare l’impatto sulla crescita del PNRR italiano è guardare al previsto aumento degli investimenti pubblici, che potrebbe essere una variabile cruciale nella prossima ripresa guidata da questa immissione di liquidità; e potrebbe da sola fornire una spinta alla crescita del PIL nel 2021-26 da circa 1,1 a 1,7 punti percentuali".

Come giudica i 40 miliardi per la digitalizzazione e i 60 per la transizione ecologica? E i progetti per Next Generation Eu?

"Sono tutte risorse che mirano a modernizzare il nostro Paese, nella direzione della transizione digitale ed ecologica e di una maggiore coesione ed inclusione sociale. All’interno delle singole missioni del piano, le risorse sono allocate in svariate componenti, per cui appare complesso entrare nel merito, ma è chiaro lo sforzo di muoversi su una pluralità di obiettivi. Per quanto riguarda la digitalizzazione, l’obiettivo è promuovere l’innovazione nella pubblica amministrazione, per migliorare la qualità del servizio pubblico e incoraggiare le imprese private, ad investire in beni materiali e immateriali connessi alla trasformazione digitale dei loro processi produttivi. Ritengo importante che la missione Istruzione e Ricerca sia quella a cui viene destinata una più alta quantità di risorse, dopo quelle per il green ed il digitale. L’Italia deve puntare con determinazione a migliorare la qualità del proprio capitale umano".

Il ruolo dell’Europa, nel suo libro “L’economia europea. Tra crisi e rilancio” (Il Mulino) scritto con Paolo Guerrieri, rappresenta l’altra sfida.

"L’Europa si trova ad affrontare due sfide, una interna e una esterna. Sul fronte interno, ha intrapreso un percorso di crescita basato su Green Deal e trasformazione digitale, che deve essere sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale. È una strategia di rilancio che potrebbe cambiare davvero l’Europa. Ciò a patto che i Paesi membri utilizzino al meglio questa opportunità. Soprattutto gli Stati come l’Italia, che più hanno sofferto per le conseguenze della crisi. Sul fronte esterno, per evitare di finire relegata in una posizione marginale, stritolata dallo scontro tra Usa e Cina, l’Europa deve saper cogliere l’opportunità del nuovo mondo del post-Covid per ridefinire obiettivi e strumenti della sua presenza. La sfida interna e quella esterna sono molto collegate. Per vincerle l’Europa deve procedere su entrambi i sentieri. Il risultato è alla portata però bisogna agire".

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