Mercoledì 2 Ottobre 2024
MADDALENA DE FRANCHIS
Economia

Olio italiano, le stime sulla prossima campagna e come difendersi dalle truffe

I prezzi dovrebbero calare per merito della buona produzione a livello europeo ma in Italia, a causa soprattutto della siccità in meridione, non consentirà un buon raccolto

Olio extravergine. L’appello del consorzio: "Aumentare i controlli sui nuovi miscelati"

Le vendite di olio extra vergine di oliva sono crollate a causa dei prezzi

Roma, 20 settembre 2024 – Un quadro confortante nei Paesi dell’area mediterranea, in chiaroscuro per il nostro Paese. Si possono riassumere così le prime stime di Assitol (Associazione Italiana dell’industria olearia, aderente a Confindustria e Federalimentare) sulla campagna olearia 2024-2025, ormai prossima all’avvio. Sul territorio nazionale, infatti, il raccolto raggiungerà quantitativi minori rispetto alla media, con sostanziali differenze fra Nord e Sud del Paese. Il quadro generale, tuttavia, migliora grazie alla ripresa della Spagna e dei Paesi dell’area mediterranea. Ciò dovrebbe contribuire a far calare i prezzi al consumo, cresciuti considerevolmente, specie negli ultimi due anni, a seguito dell'andamento negativo delle campagne di raccolta. 

Il ruolo del cambiamento climatico

Ancora una volta, è la crisi climatica ad aver avuto un impatto estremamente grave sulle regioni del Sud. “La siccità ha colpito soprattutto il Meridione – spiega Anna Cane, presidente del gruppo olio d’oliva di Assitol –, che vanta i due terzi della nostra produzione olivicola”. Nella stessa Puglia, detentrice del 50% degli uliveti italiani (malgrado la tremenda epidemia di Xylella abbia decimato i campi dal Brindisino in giù), lo scenario varia però a seconda delle aree interessate. Nel Centro-nord, invece, sembra prospettarsi una buona campagna. Tuttavia, le prime stime suggeriscono che, a causa dello stress idrico subìto dalle piante e dagli episodi di meteo estremo, la produzione nazionale non andrà oltre le 200mila tonnellate complessive.

In netta risalita la produzione nell’area mediterranea

Passando all’area mediterranea, la Spagna, storico leader di mercato, dovrebbe raggiungere una produzione di oltre 1.300.000 tonnellate di olio, riconfermando, così, la sua centralità a livello mondiale. Secondo le prime stime di mercato, cresceranno anche Turchia (250mila tonnellate) e Tunisia (320mila). Seppure su numeri inferiori, si prevede un andamento positivo anche per Grecia (230mila ton) e Portogallo (170mila ton).

Il ‘blending’: strategia sicura

Per sopperire al deficit produttivo – anche nelle annate migliori, l’olivicoltura nazionale non supera le 350mila tonnellate, mentre il fabbisogno complessivo è pari ad almeno 1 milione – le aziende olearie italiane hanno sviluppato il ‘blending’, ovvero l’accostamento di oli diversi per gusto e provenienza al fine di produrne uno dal gusto unico. Sulla qualità e l’autenticità degli oli in una campagna difficile, Assitol ricorda la centralità dei controlli e ribadisce che quello oleario è uno dei settori più monitorati dalle autorità competenti.

Le quotazioni e i prezzi

Proprio le aspettative di una produzione spagnola in decisa ripresa rispetto ai valori bassi delle ultime due campagne – grazie a condizioni meteo più favorevoli in Andalusia – hanno recentemente trainato al ribasso le quotazioni europee dell’olio extra-vergine di oliva. Secondo le analisi di Areté, società indipendente, specializzata in servizi di analisi e previsione sui mercati delle materie prime agrifood, i prezzi dell'olio extra-vergine di oliva comunitario sono risultati in calo del 17% dai picchi di inizio anno, sulla scia dell'importante recupero produttivo atteso nell’area euromediterranea. Invece, i ribassi dei prezzi dell'extravergine italiano sono rimasti assai più contenuti (-8%), poiché risentono, appunto, delle aspettative di una campagna 2024/25 di scarica in Italia e della duratura siccità che ha oppresso il Sud del Paese e compromesso le rese degli ulivi in aree chiave. I cali delle quotazioni non si sono ancora trasmessi sui prezzi al consumo a livello europeo: secondo i dati della Commissione europea, aggiornati a giugno 2024, i prezzi al consumo dell’olio extravergine sono risultati in aumento del 45% rispetto all'anno precedente. In confronto, i prezzi medi dei prodotti alimentari sono aumentati dell'1,3% nello stesso periodo.

Gli italiani non acquistano più olio extravergine?

L’aumento dei prezzi dell’olio d’oliva, fatto registrare in particolare negli ultimi 4 anni, avrebbe convinto un italiano su 3 a non acquistarne più e a sostituirlo con altri tipi di olio, come quello di semi. È quanto emerge da un recente sondaggio dell’istituto Piepoli, nel quale si apprende che, a causa dell’aumento del prezzo medio da 4 a 9 euro a bottiglia, il 45% degli italiani avrebbe riscoperto l’olio di semi. Nello specifico, del 30% dei consumatori che ha modificato le sue abitudini, il 47% ha diminuito acquisto e consumo del 30% e il 40% lo ha dimezzato. Il 45% ha cambiato le proprie abitudini alimentari, utilizzando per la cottura e il condimento olio di semi (o olii economici). Il sondaggio aggiunge che quasi il 50% degli intervistati considera il prezzo corretto per una bottiglia di olio extravergine italiano pari a 7 euro. Una cifra ben lontana dalla realtà: trovare nei supermercati, o addirittura nei discount, una bottiglia di olio extravergine a questo prezzo, anche nella fascia medio bassa, è ormai un’utopia. Il costo dell’olio EVO italiano all’origine, è bene ricordarlo, è ormai doppio rispetto a febbraio 2022 e triplo rispetto al 2020.

Come difendersi da frodi e truffe?

I prezzi alle stelle dell’olio extravergine nazionale favoriscono, naturalmente, le pratiche illecite, come quelle che mirano ad adulterare l’olio di semi e a venderlo come extravergine. Tra le frodi più frequenti, purtroppo rilevabili solo con analisi approfondite (impossibili da effettuare nella grande distribuzione), c’è, ad esempio, l’uso di una miscela di oli di semi colorata con clorofilla e addizionata con una piccola quantità di olio extravergine. In altri tipi di frodi, un olio di qualità mediocre – olio vergine o olio lampante – con difetti organolettici o cattivi odori, viene ‘deodorato’ scaldandolo in una camera sottovuoto e aggiungendovi una piccola quantità di olio extravergine. Scoprire questo genere di truffa è assai difficile, per cui il suggerimento degli esperti, sempre valido sia nella Gdo che nella ristorazione, è diffidare di oli extravergine venduti a prezzi troppo convenienti.

Altri consigli: affidarsi a gusto e olfatto

Per smascherare eventuali truffe, un altro consiglio utile è abituarsi a riconoscere i cattivi odori che indicano un olio scadente: odore di rancido, di ‘riscaldato’ – un sentore simile a quello dello yogurt andato a male – oppure un odore acetato o vinoso. Occorre, inoltre, verificare che sulla bottiglia ci sia scritto “prodotto e imbottigliato da”, non semplicemente “prodotto imbottigliato”: è un dettaglio che può sembrare trascurabile, ma, in questo secondo caso, non c’è nessuna indicazione riguardo la provenienza delle olive. Un’altra garanzia è rappresentata dalle indicazioni Dop o Igp, perché questi riconoscimenti prevedono un’analisi chimica e diversi test sul prodotto. La certificazione biologica, infine, riguarda più la sostenibilità ambientale dell’azienda produttrice che la qualità organolettica del prodotto.