Mercoledì 24 Aprile 2024

Non solo noci, mandorle e semi La frutta secca fa bene al Pil

Un comparto in continua crescita e sempre più italiano

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Che contribuisca anche al miglioramento del desiderio sessuale è una ipotesi suffragata da un recente studio dell’International Nut and Dried Fruit Council (INC). Quello che è certo è che un regolare consumo di frutta secca fa bene alla salute (oltre che al palato). Dietologi e nutrizionisti sono lì a spiegarci tutti i giorni che noci, mandorle, pistacchi, nocciole, arachidi, semi oleosi in generale sono fondamentali (se assunti in quantità ‘responsabili’) per un corretto stile di alimentazione, per ridurre il rischio di contrarre tumori, malattie cardiocircolatorie, diabete, ecc. Oltre a donare piacere e gusto e una forte dose di energia. Il capovolgimento del sentiment dei consumatori verso la frutta secca – in 20 anni è passato da alimento demonizzato a toccasana per la nostra salute – ha creato un boom di consumi e di mercato per questi prodotti , una volta quasi tutti importati e che adesso sono al centro di progetti di coltivazione importanti, come il progetto «Noci di Romagna» promosso dalla New Factor di Rimini col gigante agricolo Agrintesa (500 ettari di noceti entro il 2025), o i contratti della Ferrero in Piemonte per le nocciole. Quello che è certo è che siamo un grande paese trasformatore: a fronte di un import importante (1,1 miliardi di euro) c’è un export di circa mezzo miliardo di euro (dati 2018 di Fruitimprese) e un mercato interno che vale tra i 900 milioni e il miliardo di euro.

Solo nei primi otto mesi del 2019 l’import è cresciuto del 17,3% (da 125.650 tonnellate a 147.418) e l’export dell’8,3% (da 36.000 tonnellate a 40.000). I volumi prodotti sono pari a 72.000 tonnellate. Numeri che rendono bene l’idea delle opportunità di business offerte dal comparto. In occasione di Tuttofood 2019 SG Marketing, agenzia specializzata nel food, ha organizzato la prima edizione dell’International Nut Forum. «Gli scenari indicano che aumenterà, in un orizzonte a tre anni, sia la penetrazione che la quota di consumo dei prodotti di frutta disidratata, dei mix e delle barrette di frutta secca e disidratata a fronte di un arretramento delle referenze di frutta secca, soprattutto nel segmento «con guscio». La dinamica di mercato sarà spinta da una maggiore attitudine di consumo negli spuntini extra-domestici, in occasione di attività sportive, ma anche durante i pasti principali». Poi cresceranno richiesta e consumi di prodotto biologico. «Ad oggi la categoria della frutta secca è a un bivio che contrappone il prodotto globale alle produzioni a KMzero, con tutti i valori ad esse associati quali occupazione, ambiente e valorizzazione della filiera», spiega Alessandro Annibali, patron di New Factor e delle Noci di Romagna.

La frutta secca parlerà sempre più italiano grazie anche all’accordo strategico siglato tra il gigante romagnolo della frutta fresca Apofruit e il gruppo Besana, primo player nazionale della frutta secca. Obiettivo: 2000 ettari in Italia di mandorle, nocciole, noci e pistacchi tra Emilia Romagna e il Sud. «Gran parte della frutta secca presente sul mercato italiano è di importazione e questo progetto rappresenta un’opportunità per la produzione italiana, spiega Ilenio Bastoni, direttore generale Apofruit. «E c’è inoltre la necessità di essere accanto ai produttori italiani con una proposta che serva loro da incentivo e accompagni il prodotto sui mercati nazionale ed esteri».

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