Mercoledì 24 Aprile 2024

Mipel, la moda guarda con interesse a pelle e accessori: date e modalità del salone

In ripresa le esportazioni della pelletteria italiana

Il Mipel

Il Mipel

Le strategie di rilancio della pelletteria italiana annunciate nel corso degli Stati Generali che ha visto il coinvolgimento di Istituzioni italiane, key player del settore pelletteria e partner d’eccellenza come The European House – Ambrosetti insieme a Lineapelle e Unic - Concerie Italiane e Assopellettieri si concretizzeranno nel corso dell'edizione 123 di Mipel. La fiera si svolgerà dal 19 al 22 febbraio 2023 al polo fieristico di Rho, in parziale sovrapposizione con Lineapelle, e offrirà importanti opportunità agli operatori per scoprire novità e tendenze di tutto il sistema moda. In programma per il prossimo appuntamento dell’evento internazionale dedicato alla pelletteria e all’accessorio moda, la vetrina delle nuove collezioni autunno/inverno 2023-24 e l’ampio spazio dedicato al Made in Italy, molto apprezzato anche dai buyer internazionali, ma non mancheranno anche proposte interessanti dall’estero capaci di offrire punti di vista differenti. Dopo il favore incontrato dalla start-up Mirta, è confermata la partnership con lo showroom digitale anche per la prossima edizione: si occuperà di connettere brand italiani con curator internazionali e allestirà, come nelle ultime due edizioni, un’area espositiva ad alto contenuto tecnologico dedicata ad una selezione di brand presenti sul portale, volta a creare un’esperienza a 360 gradi capace di unire il fisico al digitale. Focus anche sulle sinergie tra realtà uniche del savoir-faire della pelletteria e brand nazionali e internazionali con il ritorno di Mipel Lab, l’innovativo format fieristico B2B dedicato all’eccellenza del sourcing produttivo italiano di pelletteria ideato da Assopellettieri in collaborazione con Lineapelle, con cui condividerà gli spazi dal 21 al 23 febbraio.

L'andamento del settore

Il terzo trimestre 2022 ha confermato, pur con segnali di affievolimento, i trend favorevoli registrati da tutte le principali variabili settoriali nella prima metà dell’anno.

I consumi interni

Sul fronte dei consumi interni, l’indice cumulato Istat relativo al valore delle vendite del commercio al dettaglio in Italia di pelletteria e calzature mostra nei primi 9 mesi un +8,6% su gennaio-settembre 2021, restando però del -4,9% sotto i livelli (già largamente insoddisfacenti) del 2019. Col passare dei mesi – anche per il raffronto con periodi già in risalita rispetto a quelli fortemente penalizzati dalla pandemia – i ritmi di recupero sono andati rallentando: dopo un +17,9% tendenziale nel primo trimestre, la seconda frazione ha fatto segnare un +9,2% e la terza un ancor più modesto +3,1%. Il balzo contemporaneo delle importazioni, pur se comprensive di beni destinati alla riesportazione successiva e non al mercato interno, rende la competizione in Italia sempre più serrata. Con riferimento allo shopping dei turisti stranieri, malgrado il sensibile aumento di arrivi e presenze rispetto al 2021, in particolare nei mesi estivi, il divario col pre-crisi permane (aggravato ovviamente dall’assenza dei russi). Nei primi 9 mesi, i dati preliminari diffusi da Istat indicano un gap superiore al -20% per gli arrivi dall’estero e attorno al -14% per le presenze sullo stesso periodo 2019.

Andamento delle esportazioni

Venendo alle esportazioni, da sempre traino del comparto, nei primi 9 mesi 2022 si sono attestate a 8,1 miliardi di euro, operazioni di pura commercializzazione incluse, con un +15,7% sull’analogo periodo 2021. In termini di quantità, i 48,6 milioni di chili corrispondenti risultano inferiori del -3,2% su un anno addietro (e del -1,2% su gennaio-settembre 2019 pre-Covid). In valore, invece, le cifre attuali superano del +5,8% quelle di allora. Il forte incremento in valore (il prezzo medio al chilo è salito di circa il +20% sul 2021) testimonia ancora una volta come i risultati migliori siano stati conseguiti dai beni di lusso, come confermano – oltre alle relazioni trimestrali di diversi brand della moda, che presentano negli accessori performance 2022 brillanti – anche le cifre delle esportazioni verso la Francia (+31% in valore e +20% nei chili) che comprendono i flussi di rientro delle lavorazioni eseguite da terzisti italiani per le griffe. Non così l’altra destinazione legata ai movimenti delle grandi multinazionali del fashion, la Svizzera (tradizionale hub logistico-distributivo delle stesse), che nei primi 9 mesi mostra un -15,1% in valore (con un -1,4% in chili). Più che motivi congiunturali, però, il dato è con ogni probabilità da interpretare alla luce di un aumento delle spedizioni dirette ai paesi finali senza transito nei depositi elvetici. Per quanto riguarda le altre aree di sbocco, spiccano i mercati nordamericani, avvantaggiati dal cambio favorevole: gli Stati Uniti – terza destinazione in valore – registrano un incremento del +54,5% su gennaio-settembre 2021, grazie soprattutto all’alto di gamma (prezzo medio salito del +47%); il Canada (dodicesimo in graduatoria) un +67% in valore (con un +40% in chili). Situazione variegata nel Far East (+27,6% in valore globalmente): crescita sostenuta per Corea del Sud (+38,6%), Giappone (+26%), Taiwan (+97%) e, tra i mercati “minori”, Singapore (dopo il crollo negli anni recenti) e Thailandia, che vedono più che raddoppiare i valori 2021. In calo invece Hong Kong (-1,8%, con -21% nei chili). L’export verso la Cina, dopo la battuta d’arresto primaverile a causa dei lockdown in diverse città, si è ripreso in valore (grazie ai prezzi medi in marcato rialzo, a riprova delle grandi difficoltà per i prodotti non di fascia lusso) ma non nelle quantità (cumulato primi 9 mesi: +13% in valore ma -13% nei chili e prezzo medio +30%). Incertezza ora, ovviamente, sull’evoluzione futura dopo i nuovi focolai. In Medio Oriente, molto bene gli Emirati Arabi (+74% in valore). Riparte il Regno Unito, dopo il crollo post-Brexit (+36%), pur restando lontanissimo (-28% in valore e -46% in quantità) dal 2019. Tra i membri dell’Unione Europea (+17,5% in valore) segna un +14,6% la Germania (settima destinazione in valore, ma seconda per volumi, nonostante un calo del -17%). Registrano i trend peggiori, ovviamente, la Russia e l’Ucraina, che nell’insieme hanno perso nei primi 9 mesi il -26% in valore, con un -41% da marzo a settembre (ovvero dopo l’inizio del conflitto). In Csi si distingue invece per dinamismo il Kazakistan (+93%), malgrado i bassi livelli di partenza (è 50°). L’esame per merceologia evidenzia incrementi oltre il +20% nelle vendite estere degli articoli in pelle, sia in valore che in quantità, mentre i beni realizzati in altri materiali (che erano stati caratterizzati da un notevole rimbalzo nel 2021) presentano nei primi 9 mesi 2022 una crescita solo in valore, e decisamente più modesta (+6,3%). Tutte le tipologie risultano connotate da un incremento in valore sul 2021, seppur di varia intensità. le borse, di gran lunga il prodotto più venduto (coprono oltre 2/3 in valore dei flussi in uscita nel periodo analizzato), fanno segnare un aumento del +17,8%; seguono a distanza gli articoli di piccola pelletteria (portafogli, borsellini, portachiavi e oggetti da tasca o borsetta), con una quota del 16,3% (e una crescita simile: +18,4%). Inferiore al +10%, invece, l’incremento per le altre voci.

Le importazioni

L’import di beni di pelletteria mostra un +40,6% in valore sui primi 9 mesi 2021, con un +32% in quantità. Forte aumento per i flussi dalla Cina (+78% in valore e +57% nei chili), di gran lunga il primo fornitore con un’incidenza prossima al 57% sul totale volume. I prodotti in pelle coprono una quota marginale delle quantità in ingresso (10,3% dei chili importati).

Saldo commerciale

Il saldo commerciale settoriale, “frenato” dalla fiammata delle importazioni, risulta in attivo per 5,19 miliardi di euro (con un recupero del +5,3% sui primi 9 mesi 2021); una cifra non lontana dai livelli di gennaio-settembre 2019 (-0,8%). La ripartenza della domanda, nazionale ed estera, ha ovviamente avuto nel 2022 risvolti positivi sulle dinamiche di produzione e fatturato. Vittorio Bellagamba

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