SOSTENIBILITÀ NELLA COSTRUZIONE, benessere tra le pareti domestiche o in una stazione della metropolitana di Parigi e di Mumbai in India, ma anche nel teatro di Brunello Cucinelli, negli edifici di alcuni grandi player come Linkedin e Mastercard della Silicon Valley indiana di Bangalore, nel Museo dedicato all’Archeologia e all’Arte Iberica di Abrantes in Portogallo o nel terminal crociere di Lisbona. È questo il leit motive di Diasen, una Pmi marchigiana (la sede è a Sassoferrato in provincia di Ancona) che coniuga il genio italiano nel mettere insieme, nelle sue soluzioni per l’architettura, cose all’apparenza lontane (come il sughero e la pomice) ma storicamente vicine a noi e che sono nel Dna, spesso trascurato, del costruire mediterraneo. Una cinquantina di addetti (ma erano 5 nel 2002 quando Diego Mingarelli (nella foto sopra) entra in azienda e ne prende le redini assieme al padre Floriano, poi scomparso nel 2007, che l’aveva inventata e produceva solventi), fatturato 2023 della casa madre e delle consociate estere a quota 12 milioni ma con l’obiettivo di raddoppiare i ricavi entro 5 anni grazie ad un piano di crescita ambizioso ma sostenibile.
Tutto ha inizio negli anni Venti del Novecento quando Lorenzo Pierantoni, in una piccola località a ridosso di Fabriano, si dedica alla produzione di sapone. Lo fa da autodidatta: studia, produce e apprende le tecniche immergendosi nei manuali del saponiere moderno in un tempo difficile, in cui fare gli imprenditori voleva dire essere visionari incompresi, pionieri solitari e sognatori da guardare con diffidenza. L’esperienza e la passione di Lorenzo attraversano la guerra e si consolidano nei decenni successivi al Secondo Dopoguerra, ispirando la nipote Angela e, appunto, il marito di lei Floriano Mingarelli da cui Diego ha “ereditato“ l’azienda. Il brand Diasen è un acronimo felice che nasce dalla fusione di Diathonite – la linea di biomalte a base sughero più caratterizzante e riconoscibile – e Sentinum, nome latino dell’antica cittadina, teatro di una decisiva battaglia per il dominio di Roma nel centro Italia. Il radicamento nel territorio d’origine, resiliente e francescano, è un tratto essenziale della filosofia aziendale, una sorgente di ispirazione necessaria per raggiungere livelli di eccellenza nel prodotto e nella valorizzazione del capitale umano che ne spiegano il successo attuale e le sfide future. La ricetta è quella di mettere il sughero e altri materiali naturali di origine mediterranea al centro della produzione di biomalte per pareti che svolgono funzioni simili a quelle dell’intonaco.
"Abbiamo totalmente ripensato l’impresa che fu di mio padre – spiega l’amministratore unico Diego Mingarelli – che aveva studiato agraria e coltivava intuizioni alchemiche, tipo quella di mescolare il cemento con il sughero. Io altro non ho fatto che dare impulso a questa idea originale industrializzandola". Il risultato sono prodotti per l’edilizia che forniscono ottime prestazioni sia in campo acustico sia ambientale per le superfici sulle quali sono utilizzate. Ad esempio le prestazioni acustiche e fonoassorbenti le ha fatte scegliere ad architetti e progettisti per le stazioni della metro di Parigi (è stata utilizzata in 24 stazioni) oppure per i teatri (come quello di Brunello Cucinelli a Solomeo). A Los Angeles le pitture ultrariflettenti di Diasen applicate su strutture alte un centinaio di metri hanno consentito un miglioramento energetico di circa 13 gradi grazie alla capacità del materiale di evitare il surriscaldamento delle facciate esterne. "I nostri prodotti – spiega Mingarelli – nascono con un’anima sostenibile e sono pensati proprio per tornare alle costruzioni classiche del Mediterraneo. Quando le case dovevano essere fresche d’estate perché non esistevano i condizionatori e calde d’inverno vista la poca possibilità di scaldarsi". Così come i materiali in questioni sono ottimali anche per risolvere i problemi di umidità e, in generale, per soluzioni leggere (il peso della biomalta è di 250 kg per metro cubo contro i 1.600 kg del cemento) che consentono di fare importanti economie di cantiere. Si tratta di materiali che vengono scelti da progettisti e architetti e trovano spazio in Italia ma anche all’estero. La quota di export dell’azienda vale circa il 60% del fatturato e viene premiata sia dai mercati europei del Mediterraneo ma anche in Usa, Asia, Medio Oriente, Corea del Sud e Australia. Il fondamento dell’attività dell’impresa è la straordinaria capacità di innovazione che, a fine 2023, è stata riconosciuta con il ’Premio dei premi’ istituito dal Presidente della Repubblica che ha inserito la Diasen tra le 7 imprese industriali che si sono meritate il riconoscimento (le altre, per dire, si occupano di satelliti e farmaceutica).
L’uso dei materiali Diasen consente risparmi energetici tra il 15 e il 20 per cento, valori importanti in un contesto di crisi climatica e di shock energetico che hanno rimesso al centro l’esigenza di edifici sostenibili, a basso consumo energetico, ripensati attraverso la ricerca di materiali naturali che migliorano il comfort e allineano le prestazioni ambientali alla sfida globale della decarbonizzazione. La sfida del comfort sostenibile si condensa, grazie a un tocco di genialità espressiva, nel neologismo €codomus, che racchiude il senso di una sfida – culturale, tecnologica ed economica – incentrata sulla sostenibilità del costruire e dell’abitare, sul ruolo del comfort e della sua percezione, sui comportamenti economici delle persone che decidono di investire nella casa del futuro. Con una certezza: il comfort e la sostenibilità stimoleranno nuovi trend solo se risulteranno economicamente attrattivi perché un comfort sostenibile che non conviene e non offre vantaggi misurabili faticherà a generare cambiamenti duraturi e profondi nella vita delle persone e in quella dell’ecosistema globale.