LA CHIESA DEDICATA alla Madonna dell’uva da un lato; il grande parco con le cantine storiche e le abitazioni padronali d’epoca dall’altro. E, tutt’intorno, 520 ettari di vigneto a proteggere la tenuta, i suoi profumi e quell’atmosfera da inizi del Novecento che il sole e i venti della Sardegna non hanno intaccato. "Quando siamo arrivati qui, io e mia figlia Francesca siamo rimasti così colpiti da quel vigneto a corpo unico da non poter resistere", racconta Vittorio Moretti (nella foto a destra), imprenditore delle costruzioni e del settore vinicolo, tra gli artefici del miracolo della Franciacorta. A capo di una holding – Gruppo Terra Moretti – che comprende anche l’impresa Bellavista, dal 2016 è titolare, in Sardegna, della cantina Sella&Mosca, oltre 120 anni di storia e una sfida che Moretti ha deciso di lanciare su più fronti: quello della qualità del prodotto e quello della valorizzazione dell’azienda in termini di innovazione e di rilancio del territorio. "Promuovere e raccontare il territorio – dice – per la nostra famiglia è una responsabilità sociale".
Moretti, all’inizio di quest’avventura in terra sarda aveva detto: "Il nostro obiettivo è rafforzare la vigna, fare tornare la cantina a essere quella che è sempre stata nel suo Dna". Sette anni dopo qual è il bilancio?
"Quest’azienda, che nel 2016 non versava in condizioni ottimali, ha richiesto un grande lavoro. Prima sul personale – che oggi è diventato la nostra famiglia – e poi sui progetti. L’obiettivo era far crescere l’azienda e fare fatturato. Per riuscirci è stato decisivo investire molto".
Su quali fronti in particolare?
"Sicuramente sulla qualità. Era necessario portare i prodotti della cantina all’altezza delle aspettative del mercato. Obiettivo raggiunto in tre anni. Poi ci siamo concentrati sul prezzo. Anche qui mettendo in campo grandi investimenti, destinati alle vigne: i 550 ettari che ci circondano sono il vero valore dell’azienda. Rifare 300 ettari di vigna ha richiesto 15 milioni di investimento".
Lei è artefice di modelli di successo in Franciacorta e in Toscana: come è nata l’idea di espandersi in Sardegna?
"In Franciacorta siamo un’azienda leader, ma otto anni fa avevamo l’esigenza di rafforzarci. Già nel 2009-2010, gli anni della crisi dell’edilizia, ci eravamo imposti di reagire diversificando gli investimenti. Era arrivata così l’acquisizione di due aziende in Toscana. Ma per crescere, il Gruppo aveva bisogno di una realtà come la Sella&Mosca. E infatti oggi siamo vicini ai 100 milioni di fatturato solo con il vino; con gli alberghi e le costruzioni andremo a fatturare 220 milioni di euro. Sella&Mosca è passata da 20 a 30 milioni di euro di fatturato".
Quali sono i numeri della produzione?
"Dai 5-6 milioni di bottiglie siamo inizialmente scesi a 3 milioni e mezzo; oggi siamo sopra i 4 milioni di bottiglie all’anno, di un prodotto però totalmente rivalutato, dal prezzo medio di 7 euro a bottiglia".
Le esportazioni a quanto ammontano?
"Il 30 per cento delle bottiglie viene venduto in Sardegna, un altro 30 nel resto d’Italia e l’ultima fetta, la maggiore, all’estero. Stati Uniti, Nord America e Giappone i mercati migliori. In tutto siamo in 40 Paesi, dalla Germania all’estremo Oriente".
La congiuntura internazionale e in particolare le guerre in corso hanno impattato sulla vostra attività?
"La congiuntura internazionale ci penalizza, inevitabilmente. Ma non ci ha impedito di crescere: abbiamo raggiunto il segno più anche l’anno scorso, quando molte imprese del settore hanno chiuso a -20. La guerra in Ucraina non ha fermato del tutto le vendite, ma ha rallentato la crescita nell’Est europeo. Gli Usa hanno rallentato e questo è un problema sicuramente maggiore".
Però avete mantenuto i livelli di fatturato.
"Questo grazie a una politica dei prezzi e a una diminuzione del numero di bottiglie prodotte".
Prima parlava di progetti. Cosa c’è all’orizzonte?
"Sella&Mosca, oggi guidata dal direttore Giovanni Pinna (foto sotto, sta entrando nel novero delle cantine importanti, quale era molti anni fa. Stiamo riportando l’azienda ai grandi risultati degli anni Ottanta. Le strategie prevedono investimenti in nuove vigne e sui vini più importanti. Il Monte Oro, bianco della Gallura, avrà una sua cantinetta; altri progetti riguardano la logistica".
C’è qualcosa della ricetta della Franciacorta che può essere replicato in Sardegna?
"Qui alle porte di Alghero, all’inizio del Novecento, su una terra prima lasciata al pascolo è nata la più prestigiosa produzione di vini della Sardegna. In questi anni abbiamo promosso il recupero architettonico e funzionale del vecchio centro aziendale e delle vecchie abitazioni, convertite all’attività agrituristica. Abbiamo ristrutturato l’enoteca e il negozio, con risultati importanti, testimoniati da 40.000 visitatori all’anno. È una strada che intendiamo continuare a percorrere, puntando sull’accoglienza e l’agriturismo di qualità".
Le politiche green care all’Europa vi preoccupano?
"I costi ipotizzati non sono sostenibili. Specie se l’obiettivo di un’azienda è continuare a esportare negli Usa. Abbiamo sposato il biologico, ma anche quest’attività non è sostenibile. Crediamo però nell’innovazione, lavoriamo con droni a motore elettrico, collegati con il satellite, e con i robot. Questo corrisponde alla nostra idea di sostenibilità".