Giovedì 7 Novembre 2024

Le auto con la spina mettono la freccia: vendite +35%

Le auto  con la spina  mettono  la freccia:  vendite +35%

Le auto con la spina mettono la freccia: vendite +35%

LE VENDITE globali di auto elettriche continuano a macinare record. Nel 2022 sono state vendute oltre 10 milioni di veicoli “alla spina“, il 14% del totale, con la Cina a fare da apripista con il 60% circa del mercato complessivo. E per il 2023 si parla di 14 milioni di auto elettriche, una su cinque, in crescita del 35% rispetto allo scorso anno. Già nei primi tre mesi – da gennaio a marzo – si sono immatricolate 2,3 milioni di nuove vetture plug-in, il 25% in più in confronto allo stesso periodo del 2022. I numeri arrivano dal Global EV Outloook 2023 della Iea, l’Agenzia internazionale dell’energia, e comprendono sia i modelli 100% elettrici sia le auto ibride ricaricabili alla presa di corrente, rispettivamente BEV e PHEV (Battery Electric Vehicle, Plug-in Electric Vehicle), ma non le ibride senza spina. Per Fatih Birol (nella foto a destra), direttore esecutivo della Iea, "i veicoli elettrici sono una delle forze trainanti della nuova economia energetica globale e stanno determinando una trasformazione storica dell’industria automobilistica in tutto il mondo". E questa tendenza, sottolinea Birol, "ha implicazioni significative per la domanda globale di petrolio": entro il 2030 i veicoli elettrici "eviteranno la necessità di almeno 5 milioni di barili al giorno di petrolio", anche perché le auto sono solo la prima ondata della mobilità elettrica.

"Autobus e camion elettrici seguiranno presto", afferma il numero uno della Iea. Guardando al 2030, nello scenario “centrale“ della Iea, come sempre prudenziale, basato su obiettivi e impegni già annunciati dai governi, le vendite di veicoli elettrici raggiungeranno i 45 milioni, cioè il 35% circa del totale. Per quest’anno, la Iea prevede che la Cina rimarrà il primo mercato mondiale, con 8 milioni di auto elettriche vendute, in aumento del 30% sul 2022, davanti a Europa e Usa. Per quanto riguarda l’Europa, è previsto un aumento del 25% sul 2022: un’auto su quattro venduta nel Vecchio Continente sarà elettrica quest’anno. Nel 2022 la crescita del mercato europeo era stata più lenta, con un +15% sul 2021, a 2,7 milioni di vetture elettriche vendute, in confronto al +65% toccato nel 2021 e alla media del +40% registrata nel periodo 2017-2019. La quota delle elettriche sul mercato complessivo però, in Europa è già arrivata nel 2022 al 21%, oltre un’auto su cinque. In termini di volumi, è in testa la Germania con 830mila vetture plug-in immatricolate nel 2022, oltre il doppio della Francia (330mila). L’Italia è in controtendenza: le vendite di modelli elettrici sono addirittura diminuite, da 140mila nel 2021 a 115mila nel 2022. Le auto 100% elettriche (escluse quindi le ibride plug-in) vendute lo scorso anno nel nostro Paese sono state poco più di 49mila, a fronte delle 67mila nel 2021, in calo del 27%. La quota di mercato delle elettriche sulle vendite complessive in Italia è scesa al 3,7%, anni luce da Paesi come Germania e Francia, che stanno vedendo ben altri numeri, con quote di mercato rispettivamente del 17% e 13% nel 2022.

In sostanza, la filiera automobilistica nazionale sta puntando sempre di più sull’elettrico, ma allo stesso tempo in Italia le vendite languono. Questa anomalia ha diverse cause. Tra esse, il fatto che gli incentivi italiani alle auto elettriche "sono in controtendenza rispetto alle politiche degli altri Paesi", afferma Francesco Naso, segretario generale di Motus-E, la prima associazione italiana costituita da operatori industriali, filiera automotive, mondo accademico e movimenti di opinione per accelerare il cambiamento verso la mobilità elettrica. L’Italia, infatti, ha ricominciato a sostenere l’acquisto di auto endotermiche, anziché concentrare tutte le risorse (come ha fatto la Germania) sui bonus per i modelli elettrici. Inoltre mancano misure per sostenere con forza gli acquisti di modelli elettrici nelle flotte aziendali.

Più in generale, il governo spinge sul concetto della "neutralità tecnologica", sostenendo che l’auto elettrica non può essere la sola risposta alla mobilità del futuro e che si deve dare spazio anche all’alternativa dei biocarburanti, come si è visto anche nelle trattative portate avanti a livello europeo. L’effetto è stato di rimanere isolati nel Consiglio Ue, che il mese scorso ha dato il via libera al regolamento per lo stop entro il 2035 ai motori endotermici, con l’eccezione dei carburanti sintetici. Il nuovo regolamento prevede che a partire dal 1° gennaio 2035 tutte le nuove auto e i furgoni leggeri in arrivo sul mercato debbano essere a emissioni zero, quindi elettrici o alimentati con carburanti sintetici, come previsto dall’accordo raggiunto con Berlino, che ha escluso i biocarburanti portati avanti fino all’ultimo dall’Italia. I carburanti sintetici, peraltro, sono estremamente costosi e quindi resteranno un fenomeno di nicchia, dedicato a mercati particolari come la Formula 1 o l’altagamma, e non avranno alcuna rilevanza a livello di massa. Contrariamente alla politica, che continua a restare intrappolata in una diatriba ideologica su questi temi, l’industria italiana dell’auto avrebbe invece tutti gli elementi per giocarsi bene la partita della mobilità elettrica. La filiera italiana dei componenti automotive è già esposta per oltre il 60% verso committenti che puntano quasi esclusivamente sull’elettrico e il 90% della produzione italiana di auto elettriche è destinato ai mercati esteri.

In concreto, le industrie si stanno già muovendo verso l’elettrico: la politica, secondo Naso, dovrebbe seguire una strategia più organica sui trasporti, promuovendo i biocarburanti solo per i settori dove potranno essere effettivamente più utili, come le navi, gli aerei e i mezzi pesanti.