Giovedì 18 Aprile 2024

"Innovazione e flessibilità Così restiamo i numeri uno del settore"

"Innovazione  e flessibilità  Così  restiamo  i numeri uno  del settore"

"Innovazione e flessibilità Così restiamo i numeri uno del settore"

UNA PICCOLA, GRANDE azienda. L’esempio di come, puntando sulla flessibilità e soprattutto l’innovazione, si possa diventare leader al mondo in una nicchia di mercato anche se le dimensioni dell’impresa non sono quelle di un gigante. L’esempio è quello di Brustia Alfameccanica, una storia imprenditoriale che dura da quasi 65 anni nata nel distretto calzaturiero di Vigevano e cresciuta nel mondo con l’impegno di tre generazioni della famiglia che ancora la guida. Il nonno Osvaldo che l’ha fondata nel 1958 cominciando a produrre le prime macchine per la lavorazione delle calzature, i figli Maria Vittoria (Mavi) e Fulvio che siedono nel consiglio d’amministrazione, e i nipoti Vittoria e Nicola impegnati nei progetti d’innovazione e nel reparto tecnico. Brustia Alfameccanica, denominazione sociale assunta oltre dieci anni fa quando l’azienda fu riorganizzata per superare la crisi del 2009 fondendo l’impresa Brustia con l’azienda meccanica Alfameccanica, spiega la 39enne Vittoria Brustia, fattura oggi circa 3 milioni di euro con una quindicina di dipendenti.

Ma più che i numeri, che potrebbero sembrare "piccoli" conta il fatto che al mondo, tranne una concorrente giapponese, non c’è nessuna azienda che produca le macchine che escono dalla fabbrica di Vigevano, città dove ha sede anche Assomac, l’Associazione nazionale che rappresenta i costruttori italiani di tecnologie per calzature, pelletteria e conceria e di cui è presidente Mavi Brustia. "Nella nostra prestigiosa filiera – prosegue Vittoria Brustia – le imprese più evolute puntano alla digitalizzazione, alla sostenibilità, all’economia circolare e l’autentico punto di forza della proposta tecnologica è la specializzazione in determinate tipologie di macchinari".

Macchinari che sono cambiati nel tempo?

"La nostra azienda, dal 1958, è dedita alla produzione di inchioda-tacchi, fissa-tacchi, garbasperoni, formapunte: macchine che contribuiscono solo per alcune, importanti fasi alla lavorazione di un paio di scarpe e ancora oggi rappresentano, diciamo così, la parte storica della nostra produzione sempre più attenta ai temi della sostenibilità, della riduzione degli sprechi e dell’economia circolare, imprescindibili per il futuro".

Dai cavalli di battaglia di Brustia come si è evoluta oggi la vostra proposta al mercato?

"Tutte le macchine tradizionali sono state attualizzate con l’inserimento di elettronica interattiva con altre fasi di lavorazione e sono completamente gestibili da remoto per un pieno controllo delle attività. Inoltre, la costante ricerca di nuovi prodotti, ci ha consentito, grazie non solo alla ricerca interna alla nostra azienda ma anche a partnership con il Politecnico di Milano, l’Università di Pavia e soprattutto con l’Innovation Hub ComoNExT di Lomazzo, di sviluppare macchinari innovativi per il controllo qualità, come lo scanner a raggi X e i sistemi di tracciabilità tramite la tecnologia Rfid, destinati al settore calzaturiero ma anche ad altri tipi di industria, penso per esempio all’abbigliamento, dove la qualità è importante".

Nuovi sistemi che oggi caratterizzano la vostra azienda?

"Lo scanner a raggi X e i sistemi Rfid sono i nostri prodotti di punta essendo gli unici strumenti di pieno controllo automatico “non distruttivo“ delle calzature e di articoli in pelle. Il primo, che permette di evidenziare eventuali difetti dei prodotti, per esempio nelle calzature la rimanenza di chiodi che non dovrebbero esserci – un controllo che in Giappone è previsto obbligatoriamente per legge – è già stato adottato da grandi brand italiani e stranieri che vogliono garantire alla loro clientela un prodotto sicuro e testato per una lunga durata nel tempo. La tracciabilità con i sistemi Rfid, modulati per essere “letti“ solo all’interno delle aziende e non certo una volta messo in commercio un paio di scarpe!, sono invece particolarmente richiesti per l’automazione dei processi dalla fase produttiva a quella del magazzino e della logistica".

Quanto siete conosciuti e apprezzati all’estero?

"Oggi circa il 50% del fatturato è realizzato all’estero. Grazie anche a un’attenta politica commerciale possiamo dire di essere presenti in tutto il mondo dove si producono scarpe, compresi i nuovi Paesi emergenti come Vietnam, Cambogia, Myanmar, Etiopia mentre i principali Paesi di esportazione sono l’India, la Cina, Vietnam, Turchia e Portogallo".

Una nuova sfida innovativa è rappresentata anche dalla stampa 3D applicata alla produzione calzaturiera?

"A ottobre 2019, come una delle dieci imprese italiane, su 203 nazionali e 68 lombarde, abbiamo ricevuto una menzione speciale al Premio Top of the PID, l’iniziativa promossa da Punti Impresa Digitale realizzati dalle Camere di Commercio che premia le imprese, o i gruppi di imprese italiane, che grazie ai servizi erogati hanno realizzato progetti di innovazione in chiave Impresa 4.0 finalizzato al miglioramento delle proprie performance. Come Brustia Alfameccanica abbiamo ricevuto una menzione speciale per l’additive manufactoring nelle filiere del Made in Italy grazie proprio all’introduzione di procedure di archiviazione digitali attraverso l’utilizzo delle stampanti 3D che consentono di lavorare meglio, ridurre gli errori, migliorare il modello produttivo e digitalizzare processi manuali per abbattere il time to market".

Il segreto del successo?

"Essere innovativi e competitivi in aggiunta alla flessibilità che consente la struttura di impresa familiare. E l’intenzione è quella di continuare ad assumere al posto di chi va in pensione personale giovane, con una mente più orientata all’utilizzo di strumenti tecnologicamente avanzati. Con questo progetto, per cui formiamo i giovani partendo dai rapporti stretti con istituti tecnici del territorio, vogliamo garantire l’innovazione dell’artigianalità nel settore meccano-calzaturiero".

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