UN FILATO RICAVATO da pneumatici dismessi o in disuso: si chiama Q-Cycle ed è l’ultima idea rivoluzionaria dell’azienda mantovana Fulgar, presideduta da Marino Garosi (nella foto sopra) all’avanguardia nella produzione di filati sintetici ad alte prestazioni. L’innovativo filato ha ottenuto, nei giorni scorsi, la certificazione denominata ‘Rcs’, promossa da Textile Exchange, una delle principali organizzazioni no-profit internazionali per lo sviluppo responsabile e sostenibile nel settore tessile. Lo standard cui fa riferimento la certificazione Rcs – acronimo di ‘recycled claim standard’ - riconosce l’importanza del riciclo per la crescita di un modello di produzione e consumo sostenibile, con l’obiettivo di favorire la riduzione del consumo di risorse (materie prime vergini, acqua, energia). La certificazione prevede il rilascio di una dichiarazione ambientale verificata da un ente terzo, che certifica il contenuto di materiali derivanti da riciclo dei prodotti, sia intermedi che finiti, nonché il mantenimento della tracciabilità lungo l’intero processo, fino all’etichettatura del prodotto finito.
"Questa certificazione ci permette di offrire al mercato un’ulteriore prova di sicurezza e affidabilità di un filato 100% riciclato e realizzato con un processo produttivo unico, controllato e tracciato – spiega Alan Garosi (nella foto sotto), responsabile marketing di Fulgar Spa – Tutto grazie a un grande lavoro di squadra, che ha coinvolto diversi partner europei. La nostra azienda può porsi sempre più come punto di riferimento nel mercato del tessile abbigliamento, con la possibilità - niente affatto scontata per i brand che abbracciano la nostra filosofia - di verificare una reale filiera di trasformazione europea a basso impatto ambientale". Ma come si presenta Q-Cycle e cos’ha di diverso rispetto ad altri filati sintetici? È un filato di poliammide – spiega l’azienda in una nota - nel quale il 100% della materia prima utilizzata per la sua produzione è stata sostituita da olio di pirolisi, ottenuto da pneumatici dismessi o fuori uso e prodotto seguendo i principi del bilancio di massa. Questo tipo di poliammide offre i medesimi vantaggi funzionali di qualità e di processo rispetto a una poliammide vergine (leggerezza, tenuta e resistenza), ma in una forma più sostenibile. Rappresenta la soluzione ideale per una vasta gamma di applicazioni tessili e può essere lavorato facilmente e combinato con altri filati. Le certificazioni finora riconosciute al filato garantiscono, a livello globale, il rispetto degli standard di sostenibilità, tracciabilità e bilanciamento delle masse nell’ambito dell’intero sistema produttivo. Inoltre, l’etichetta Lca (Life-cycle assessment) conferma invece il valore dello studio effettuato dall’azienda mantovana sull’impatto ambientale della filiera produttiva. È dalla sua nascita, alla fine degli anni Settanta, che Fulgar si è imposta sul mercato con un modello di business fortemente contemporaneo, fondato, da un lato, sullo sviluppo di prodotti e soluzioni innovative per il tessile di ultima generazione e, dall’altro, su un assetto aziendale mirato alla valorizzazione delle risorse umane e alla sostenibilità ambientale.
Una priorità, quest’ultima, che l’azienda ha inserito nella propria mission ben prima che il tema diventasse una questione di scottante attualità. Innovazione, dunque, coniugata a ricerca costante della qualità e rispetto del pianeta: questi valori hanno consentito, negli anni, a Fulgar di far conoscere le proprie ‘fibre intelligenti’, dalla poliammide ai filati ricoperti. Calzetteria, beachwear, lingerie, maglieria e abbigliamento sportivo sono alcuni dei settori in cui, oggi, si utilizzano più diffusamente i filati prodotti dall’azienda mantovana. A seguito di un processo di internazionalizzazione che ha preso il via oltre dieci anni fa, Fulgar ha conquistato un ruolo rilevante sui mercati internazionali e, dalla sua sede storica a Castel Goffredo, è capace ormai di guardare oltre i confini europei. Non solo pneumatici: l’azienda ha messo a punto, di recente, anche il filato bio-based denominato ‘Evo’. Ottenuto da fonti rinnovabili come il ricino e il mais di scarto, questo materiale innovativo non solo riduce l’impatto ambientale, ma mantiene intatte le prestazioni e la qualità della migliore poliammide sul mercato. Non a caso, è stato scelto dal brand Reformation (che dal 2009 crea look rispettosi dell’ambienta con il claim ‘La sostenibilità dona a tutti’) per la nuova collezione di costumi da bagno, lanciata proprio in vista dell’estate 2024. Kathleen Talbot, responsabile per la sostenibilità e vice presidente di Reformation – marchio che è diventato ormai un’icona di stile per le fashion victim, tanto che in Italia i suoi capi sono disponibili online sul blasonato e-commerce ‘Luisaviaroma.com’ - ha commentato: "Non dovremmo trasformare i combustibili fossili (come il petrolio, ndr) in tessuti, ed è per questo che ci siamo impegnati a fare in modo che tutti i materiali sintetici – sia vergini che riciclati – costituiscano meno dell’1% del nostro approvvigionamento entro il 2025. Si tratta di un obiettivo particolarmente difficile da raggiungere, specialmente in una categoria come quella dei costumi da bagno: è per questo che siamo orgogliosi di offrire ai nostri clienti un’alternativa priva di materie plastiche e derivati, in collaborazione con Fulgar".
Leggero, elastico, traspirante e con proprietà termiche e batteriostatiche naturali, il filato Evo è il risultato di anni di ricerca e vuol essere il connubio perfetto tra prestazioni e sostenibilità della filiera.