IL GRUPPO DAVINES SPA, che ha la sua sede principale a Parma e, dal 1983, è attivo nel settore della cosmetica con i marchi Davines e Comfort zone (dedicati, rispettivamente, alla cura dei capelli e della pelle), ha ottenuto, nelle scorse settimane, la terza certificazione B Corp. Il riconoscimento, conseguito con un punteggio di 123,5 – in decisa crescita rispetto alle due precedenti certificazioni del 2016 (99 punti) e 2020 (117,4) – rappresenta l’ennesima conferma del costante impegno profuso dal gruppo nei confronti dell’ambiente, per una maggiore sostenibilità e una transizione verso un modello autenticamente rigenerativo di crescita e sviluppo. Rilasciata dall’organizzazione statunitense B Lab, la certificazione B Corp misura la performance sociale e ambientale dell’impresa secondo i rigorosi standard previsti dal ‘B impact assessment (Bia)’, ovvero il processo di valutazione necessario per diventare B Corp: dal trattamento dei lavoratori al rapporto con la collettività, dall’impatto ambientale alle relazioni con clienti e fornitori, fino al modello di governance. Con la certificazione B Corp – di cui si fregiano altre grandi imprese italiane, fra le quali gruppo San Pellegrino, Aboca e i Fratelli Carli – le aziende misurano e si accertano di incorporare i principi di sostenibilità sociale, ambientale e di governance nell’intera catena del valore.
Già a seguito del conseguimento della prima certificazione B Corp, la sede parmense e la filiale newyorkese del gruppo Davines - inaugurata, quest’ultima, nel 2004, con il nome Davines North America (Dna) – hanno modificato il proprio statuto, diventando società ‘Benefit’ (forma giuridica d’impresa che integra, nel proprio oggetto sociale, oltre agli obiettivi di profitto, precise finalità di beneficio comune, dichiarando di operare in modo responsabile, sostenibile e trasparente). La filosofia seguita dal gruppo si è dimostrata finora vincente. L’obiettivo dichiarato dall’azienda emiliana è continuare a crescere tra il 10% e il 20% all’anno, senza acquisizioni: un metodo che, solo negli ultimi dieci anni, ha permesso di quadruplicare il fatturato. L’anno scorso, in concomitanza con la celebrazione del quarantesimo anniversario, Davines Spa ha reso noto il consuntivo 2022, chiuso con un fatturato pari a 230,6 milioni di euro, in crescita del 20,4% rispetto al 2021. Puntando a un miglioramento costante, nel 2022 il gruppo ha ulteriormente incrementato gli investimenti, che hanno raggiunto quota 19,5 milioni di euro (+8,4% rispetto al 2021), di cui 11,4 milioni di euro destinati a investimenti industriali e alle sedi estere (+5%) e oltre 8 milioni di euro dedicati a ricerca e innovazione (+3,5%). A livello globale, si sono registrati ottimi risultati dei ricavi derivanti dalla vendita dei prodotti dei due brand del gruppo, Davines per la cura dei capelli e Comfort zone per quella della pelle: entrambi hanno segnato un aumento del 22%.
La logica seguita dall’azienda è la medesima fin dalla sua fondazione e consiste principalmente nell’operare non solo a vantaggio del profitto, ma anche per il bene del pianeta e della comunità. I valori impressi da Gianni Bollati, fondatore di Davines, scomparso nel 2019, restano vivi nell’operato dei figli Davide, attuale presidente, e Stefania, che siede in Cda e riveste il ruolo di ‘head of wellbeing’, sviluppando diversi progetti incentrati sugli effetti del benessere lavorativo sulla vita delle persone. "Riteniamo che ottenere la B Corp sia sfidante, ma ne valga la pena – ha commentato Davide Bollati (nella foto sotto)-. La terza ‘ricertificazione’ ci permette di rafforzare l’azienda e renderla ancora più resiliente per affrontare il futuro e rispondere a sfide sempre più pressanti, come l’assolvimento dei criteri ‘Esg’ (sostenibilità ambientale, sociale e di governance), oltre al soddisfacimento delle aspettative delle comunità, delle istituzioni finanziarie e dei consumatori. La misurazione è un tema cruciale per andare oltre il ‘greenwashing’ (ambientalismo di facciata, strategia di comunicazione finalizzata a costruire un’immagine di sé ingannevolmente positiva sotto il profilo dell’impatto ambientale, allo scopo di distogliere l’attenzione dagli effetti negativi per l’ambiente delle proprie attività, ndr). Intendiamo misurare i nostri impatti per identificare le aree in cui dobbiamo concentrare gli sforzi. Anche nella scelta dei fornitori e clienti siamo orientati verso imprese attente a tali valori, non meramente orientate verso il profitto".
A Parma, dove l’azienda ha la sua sede produttiva e il quartier generale - il Davines group village, il cui progetto architettonico è stato firmato dallo studio Mtlc, di Matteo Thun e Luca Colombo, all’insegna di quei valori di bellezza, sostenibilità e benessere che animano l’azienda - conta circa 450 collaboratori dei 900 nel mondo. L’azienda opera in novanta Paesi, con otto filiali. L’Europa e gli Usa sono i mercati principali, ma l’intento, ora, è di crescere anche in Cina, Giappone e Corea e in Sud America. "Con 47 formule concepite, il brand Davines ha 45mila saloni professionali affiliati e il nostro brand skincare Comfort zone serve 5.600 centri e spa nel mondo. La cura dei capelli resta il nostro business principale, ma stiamo puntando anche sui prodotti per la pelle", conclude il presidente Davide Bollati, esponente della seconda generazione d’impresa.