Giovedì 2 Maggio 2024

Garofalo. Health Care “scoppia“ di salute e si espande

UN’AVVOCATA CON LA PASSIONE di famiglia per la Sanità. Capace di costruire, fondandolo nel 1999, uno dei più importanti gruppi...

Garofalo. Health Care “scoppia“  di salute e si espande

Garofalo. Health Care “scoppia“ di salute e si espande

UN’AVVOCATA CON LA PASSIONE di famiglia per la Sanità. Capace di costruire, fondandolo nel 1999, uno dei più importanti gruppi italiani della sanità accreditata quotato in Borsa dal 2018 e in costante crescita negli anni con ricavi che nel 2022 sono aumentati del 13,7% a 322,6 milioni di euro e nel 2023 si sono ulteriormente incrementati con un più 14,3% a 368,7 milioni nei dodici mesi. Il gruppo si chiama Garofalo Health Care ed è guidato dalla Ceo e principale azionista Maria Laura Garofalo, nominata dal presidente Sergio Mattarella Cavaliere al Merito del Lavoro nel 2020 anno in cui ha ricevuto anche il Premio Bellisario per l’imprenditoria. "Dopo la Laurea in Giurisprudenza e aver lavorato in un noto studio legale romano – racconta Maria Laura Garofalo – il mio percorso nella Sanità è iniziato ricoprendo cariche direttive nelle importanti strutture sanitarie accreditate nel Lazio fondate da mio padre Raffaele, chirurgo molto conosciuto negli anni Ottanta insieme con i fratelli Antonio e Mario. Una realtà presente principalmente nel settore degli acuti (Medicina e Chirurgia) con cinque importanti strutture ospedaliere e socio-assistenziali nel Lazio".

Realtà da cui però si era staccata mettendosi, come si dice, in proprio?

"Vero. A differenza di tutti gli altri operatori sanitari, infatti, avevo deciso di avviare una strategia di diversificazione territoriale e di comparto. Quindi a fine anni Novanta decisi di costituire un mio gruppo, quello che oggi, attraverso anche significative acquisizioni negli anni, conta 37 strutture in otto regioni italiane, con circa 5500 collaboratori".

Un numero aumentato l’anno scorso con l’acquisizione delle strutture del gruppo Aurelia fondato da suo padre: potremo definirlo un ritorno in famiglia?

"Il gruppo, composto da 4 strutture per pazienti acuti, psichiatria e hospice per i malati terminali, era finito in liquidazione. All’asta indetta dal liquidatore ha vinto la nostra offerta rispetto alle proposte presentate da big italiani del settore e anche fondi di investimento internazionali. È stata una grande soddisfazione e sì può dire un ritorno a casa delle nostre origini".

In numeri che cos’è oggi Garofalo Health Care?

"Il cda ha appena approvato i risultati del 2023, con ricavi di Gruppo a 368,7 milioni di euro, incluso il contributo del neo acquisito Gruppo Aurelia Hospital, un Ebitda del 18,8% a 67,1 milioni. Risultati che confermano la significativa crescita di Garofalo Health Care negli anni e soprattutto dopo la quotazione del 2018 che ha portato a oggi a 11 le operazioni di acquisizione realizzate".

Una quotazione avvenuta in un anno non facile?

"Tanto che il team del collocamento ci aveva suggerito di rinviarla. Invece noi abbiamo superato le aspettative con una domanda di tre volte superiore all’offerta. E siamo molto contenti del nostro azionariato che vede la presenza di circa 110 investitori istituzionali, realtà finanziarie di primario standing e casse previdenziali come Enasarco ed Enpam con le quali, oltre che l’essere azioniste, si possono costruire importanti sinergie sul fronte delle convenzioni sanitarie degli iscritti".

Da che cosa deriva così tanta fiducia del mercato verso il titolo Garofalo Health Care?

"Dai risultati che presentiamo ogni anno e dai piani di crescita in innovazione tecnologica, formazione del personale, attenzione ai valori della sostenibilità ambientale, sociale e di governance, e ovviamente a significativi progetti medico-scientifico come quello in ambito cardiovascolare al quale stiamo lavorando nella Capitale. Ma la società è anche sana dal punto di vista finanziario, con un indebitamento sotto controllo nonostante le significative acquisizioni realizzate in questi anni e anche ben patrimonializzata avendo anche la proprietà del 98% degli immobili su cui insistono le strutture del Gruppo per un valore di mercato che si aggira intorno ai 300 milioni di euro. Un patrimonio immobiliare consistente, quindi, per il quale abbiamo già costituito una società real estate, in cui stanno confluendo tutti gli immobili".

Dopo le 11 acquisizioni realizzate in questi anni avete in programma nuove operazioni e di estendere la presenza in altre regioni?

"Il gruppo è attualmente presente in otto Regioni, prevalentemente in Emilia Romagna, in Veneto ed oggi, con l’acquisizione del Gruppo Aurelia, anche nel Lazio e tutte le strutture sono inoltre accreditate con il Sistema sanitario nazionale. I progetti di crescita prevedono ulteriori operazioni per linee esterne, rivolti in genere ad acquisire strutture private accreditate di eccellenza, nella maggior parte dei casi in vendita non per necessità, ma perché il proprietario si trova al passaggio generazionale e non ha continuità dietro di sé. Si tratta comunque di realtà con performance economiche e finanziarie non diluitive rispetto alle nostre, semmai accrescitive anche in prospettiva. Nella maggior parte dei casi infatti l’imprenditore che vende, rimane a gestire la sua azienda all’interno di GHC, dando, in maniera più solida, continuità alla sua storia imprenditoriale. Eventuali ulteriori acquisizioni credo che rientreranno geograficamente nel perimetro regionale dove già siamo presenti e comunque non abbiamo progetti verso il Sud Italia".

La crescita delle realtà sanitarie private come la vostra è anche una conseguenza delle difficoltà del sistema sanitario pubblico?

"Il rapporto spesa sanitaria pubblica/PIL dell’Italia è inferiore al 7%, una percentuale tra le più basse dei Paesi europei. È inevitabile quindi che si siano create le lunghe liste di attesa e che un paziente che ha bisogno di un esame urgente non possa aspettare 18 mesi per farlo con il Ssn e paghi di tasca propria. Per questo anche il nostro gruppo ha visto la percentuale delle prestazioni private aumentare del 12% anno su anno arrivando al 21% sul totale del fatturato e crediamo di arrivare presto al 30%. Una crescita rispetto alla quota di prestazioni in convenzione dovuta anche alla diffusione delle polizze sanitarie private e dei programmi di welfare aziendale".

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