IL FONDATORE, amministratore e socio della Bitec Elettrosistemi Fabio Biondini, è il classico imprenditore che si è fatto da solo. A 16 anni lasciò la scuola, il popoloso e popolare Itis (Istituto tecnico industriale statale) di Terni, per tuffarsi nel lavoro, lui che d’impianti elettrici già se ne intendeva e a quell’età, come poi è anche normale, non aveva granché voglia di studiare. Oggi la Bitec, costituita nel 2000, ha due sedi, a Terni e in Sardegna, conta trenta dipendenti e realizza impianti tecnologici di tipo elettrico e meccanico nei più diversi ambiti d’applicazione, non ultimo quello delle “case green“, che fanno litigare i politici ma rappresentano, volenti o nolenti, l’abitabilità del futuro. Fabio comunque il diploma superiore poi lo ha comunque conseguito perché, con la ’maturità’ acquisita, si è accorto che gli mancava. Lo racconta lui stesso in una trasmissione di approfondimento, un focus televisivo sulle scuole tecniche, andata in onda nel lontano 2008. "Sono titolare della Bitec elettrosistemi - così nell’occasione, nel servizio dell’epoca conservato tra i cimeli della Bitec, Fabio Biondini (nella foto sotto) - Ho sentito la necessità di tornare a scuola per avere maggiori competenze e rispondere al meglio ai mie clienti. All’età di 16 anni ho lasciato gli studi per intraprendere l’attività lavorativa, a quell’età non avevo voglia di studiare, credo sia una cosa che può succedere e a me è successa. Ora sono tornato a scuola, mi sono iscritto facendomi riconoscere i due anni di Itis già frequentati. Mia moglie è appesantita da questo mio impegno scolastico che toglie molto alla famiglia, perché dopo il lavoro e la scuola di tempo ne rimane veramente pochissimo". Nella trasmissione Rai, in cui la vicenda personale di Fabio viene analizzata da più punti di vista, studio, lavoro, formazione, conciliazione delle varie esigenze quotidiane, interviene anche la figlia dell’imprenditore ternano, all’epoca una bambina: "Io penso che papà dovrebbe stare a lavoro invece di pensare alla scuola, perché è passato parecchio tempo da quando doveva andare a scuola. Lui non c’è andato e ha fatto male". Fino a un certo punto, perché oggi la Bitec società , aderente a Confartigianato Imprese Terni, è una realtà industriale strutturata che opera in diversi ambiti divenuti nel tempo di strettissima attualità: il risparmio energetico, l’efficientamento degli ambienti, la sicurezza civile e industriale nei più diversi contesti.
Quali le attività principali della Bitec Elettrosistemi?
"Realizziamo impianti tecnologici elettrici e meccanici che hanno diverse applicazioni, dal condizionamento dei locali ai sistemi antifurto e antincendio, fino alla trasmissione dati. Nasciamo come azienda di produzione d’energia, realizziamo impianti termoelettrici di svariate configurazioni, per esempio ci occupiamo dei sistemi di monitoraggio della tenuta statica delle dighe, di impianti antincendio, come per l’Anfiteatro Fausto di Terni, anche d’impianti d’illuminazione. Tra i nostri clienti, ci sono anche scuole e centri culturali. Adesso, con l’avvento dello smart working, assume ancor più rilevanza la piena automazione della struttura. Il nostro obiettivo è il risparmio dei costi e l’efficientamento, valutando la vita complessiva dell’edificio, a cominciare dalle condizioni della luce esterna e dei loro effetti sugli ambienti interni. È evidente che che se un locale è esposto in maniera particolare alla luce solare ha meno esigenze di luce artificiale e questo comporta di fatto un risparmio dei costi. Ovviamente vale anche il principio opposto".
L’attenzione all’ambiente non può che essere massima quindi.
"Assolutamente si. Operiamo seguendo il principio Dnsh, modello europeo che sarà introdotto obbligatoriamente negli appalti pubblici"
Cos’è?
"Il principio Dnsh ( Do no significant harm), ‘Non arrecare un danno significativo’, come lo definisce il ministero dell’Ambiente, nasce per coniugare crescita economica e tutela dell’ecosistema, garantendo che gli investimenti siano realizzati senza pregiudicare le risorse ambientali. A tale scopo il regolamento Ue 241-2021, istitutivo del Dispositivo di ripresa e resilienza, dispone che possano essere finanziate, nell’ambito dei singoli piani nazionali, soltanto le misure che rispettino il principio Dnsh, introdotto dal Regolamento Ue 2020/852, cosiddetto Regolamento Tassonomia".
Quant’è sentita la tematica ambientale?
"Oggi c’è molta attenzione, ma anche paura su temi come efficientamento energetico e rispetto dell’ambiente. Il nostro lavoro è dimostrare ai clienti che se si fa attenzione all’ambiente non è detto che si spenda di più, anzi. Fermo restando poi che ormai ci sono norme obbligatorie da rispettare. Il punto è che qualsiasi edificio oggi deve consumare poco in termini energetici. All’inizio la spesa è maggiore, ma nel medio-lungo periodo non si spende più nulla. Come per le case green, che prevedono l’utilizzo di materiali recuperati e riciclati e puntano all’impatto zero in termini ambientali. All’inizio tutti protestano, ma poi i costi di gestione dell’immobile si riducono notevolmente".