Giovedì 10 Ottobre 2024

Allarme transizione digitale. Mancano 362mila specialisti

In Italia mancano oltre 360mila specialisti digitali, mettendo le imprese in ritardo rispetto ai competitor stranieri. Confartigianato evidenzia il gap tra domanda e offerta di personale qualificato, con il Nord Est in testa per difficoltà di reperimento. Le imprese adottano strategie come aumenti salariali e collaborazioni con scuole per attrarre e trattenere talenti.

Allarme transizione digitale. Mancano 362mila specialisti

In Italia mancano oltre 360mila specialisti digitali, mettendo le imprese in ritardo rispetto ai competitor stranieri. Confartigianato evidenzia il gap tra domanda e offerta di personale qualificato, con il Nord Est in testa per difficoltà di reperimento. Le imprese adottano strategie come aumenti salariali e collaborazioni con scuole per attrarre e trattenere talenti.

UNA TRANSIZIONE incompiuta. Quella digitale rischia di rimanere in mezzo al guado, a causa della crescente difficoltà nel reperire specialisti. In Italia ne mancano più di 360mila e questo provoca alle imprese un pericoloso ritardo rispetto ai competitor stranieri. A rilevare il gap tra domanda e offerta di personale qualificato è uno studio di Confartigianato, secondo cui le aziende hanno necessità di 699mila lavoratori con competenze digitali avanzate 4.0 ma riescono a trovarne meno della metà. All’appello non rispondono 362mila specialisti (il 51,8% di quanti ne servirebbero) capaci di gestire tecnologie come l’intelligenza artificiale, il cloud computing, l’Industrial Internet of Things (IoT), la data analytics, i big data, la realtà virtuale e aumentata e la blockchain. Il quadro si fa ancora più allarmante per le micro e piccole imprese, dove il 54,9% delle mansioni che richiedono competenze digitali rimangono scoperte. Così il nostro Paese resta indietro rispetto alla media europea: nel 2023 gli specialisti Ict in Italia erano il 4,1% degli occupati, contro il 4,8% della Ue. Inoltre, le donne rappresentano solo il 15,7%.

Il Nord Est si posiziona al primo posto per la difficoltà a reperire professionalità digitali, con il 57,9% di ricerche a vuoto. A seguire il Nord Ovest (52,5%); il Centro (50,8%) e il Sud e le Isole (47,5%). A livello regionale è in testa il Trentino-Alto Adige, dove il 65,8% dei posti di lavoro con e-skills offerti dalle imprese (pari a 12.070) rimane vacante. Seguono il Friuli-Venezia Giulia (7.350 le figure professionali introvabili, pari al 62,6% del totale richiesto dalle imprese della regione), l’Umbria (3.750, pari al 60,3%), le Marche (9.030, pari al 57,1%), il Veneto (31.720, pari al 56,3%) e l’Emilia-Romagna (29.760, pari al 55,8%). Mostrano percentuali superiori alla media nazionale anche la Toscana (22.550, pari al 54%), la Liguria (7.900, equivalente al 53,1%), il Piemonte (25.860, pari al 53%), la Lombardia (80.250, vale a dire il 52,3%) e l’Abruzzo (6.930, pari al 52%).

Bolzano guida la classifica delle province con il più alto mismatch tra domanda e offerta di manodopera qualificata, con il 69,2% dei posti di lavoro altamente qualificati difficili da coprire, pari a 7.110. Seguono Trieste (1.390, pari al 68,3%), Terni (880, pari al 67,5%), Udine (3.420, pari al 66,5%) e Cuneo (4.030, pari al 66%). Anche province come Lucca (64,2%), Lodi (63,6%), Gorizia (61,9%) e Trento (61,4%) riscontrano gravi difficoltà nel trovare lavoratori con competenze digitali avanzate.

"Le nostre aziende devono poter contare su lavoratori in grado di padroneggiare le nuove tecnologie – sottolinea Marco Granelli (nella foto), presidente di Confartigianato – Serve un’adeguata politica formativa e un dialogo sempre più stretto tra la scuola, il sistema dell’istruzione professionale e le imprese". Imprese che, secondo lo studio, per reagire alla carenza di personale, attrarre giovani talenti e trattenere i lavoratori con più elevate skills ed esperienza, hanno adottato una serie di strategie. In particolare, il 32,6% dei piccoli imprenditori punta su aumenti salariali, il 28,5% su flessibilità degli orari di lavoro e il 24,9% sulla collaborazione con le scuole, soprattutto quelle ad indirizzo tecnico e professionale. Secondo Confartigianato, infatti, per il 72% dei lavoratori necessari alle piccole imprese è richiesto un titolo secondario tecnico o con qualifica o diploma professionale o una laurea in materie Stem.