"DIMOSTRARE che quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare". È con questo obiettivo che – come spiega il direttore scientifico dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile ed ex titolare del Mims, Enrico Giovannini – l’ASviS apre oggi l’edizione 2023 del Festival dello Sviluppo Sostenibile lanciando il messaggio ‘la sostenibilità tiene acceso il futuro’. "La pandemia prima, la guerra dopo, hanno sospinto indietro il mondo rispetto agli obiettivi di sviluppo sostenibile. Solo sulla povertà si sono persi quattro anni di progressi. A questo punto – avverte Giovannini – l’Agenda 2030 è altamente a rischio. La partita è tutt’altro che vinta".
Cosa fare?
"Ci sono solo due possibilità: la prima è abbandonare la partita ma significherebbe ‘spegnere il futuro’. La seconda è rafforzare l’impegno, cercando di recuperare il terreno perduto. Ed è questo che il Festival vuole fare con i suoi oltre 800 eventi in tutta Italia. Un Festival che quest’anno tornerà a concludersi alla Camera dei Deputati il 24 maggio per illustrare alle istituzioni il frutto di questi 17 giorni di riflessioni".
Mancano 7 anni alla scadenza dell’Agenda 2030. A che punto siamo in Italia?
"Passi avanti significativi si registrano sul fronte dell’economia circolare. Progressi, anche se non sufficienti, si sono registrati nel campo della salute e sull’educazione, ma la pandemia ci ha riportati indietro. C’è molto da fare sull’energia rinnovabile per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni, ma il Pnrr dovrebbe farci accelerare. Per quanto riguarda le disuguaglianze, dove siamo molto indietro, sarà particolarmente rilevante quello che il governo a breve deciderà in termini di riforma del Reddito di cittadinanza. Siamo indietro anche sulla tutela degli ecosistemi marini e terrestri e sull’impegno verso i Paesi in via di sviluppo. Insomma, abbiamo bisogno, e potremmo farla, di un’accelerazione molto consistente a tutto campo".
Quali sono le proposte dell’ASviS per orientare gli interventi del Pnrr verso la sostenibilità?
"I passaggi fondamentali sono quattro: l’adozione, il prima possibile, della nuova strategia di sviluppo sostenibile che il governo ha preparato e non capiamo perché non venga approvata; la rapida approvazione del Pnacc presentato dal ministro Pichetto Fratin, che però non ha fondi e potrebbe beneficiare di un’eventuale riassegnazione di risorse del Pnrr; l’approvazione, entro giugno, del Pniec che disegnerà il futuro energetico del nostro Paese; il ridisegno delle politiche sociali".
Sarà complesso tradurre nella pratica la riforma costituzionale degli Articoli 9 e 41?
"L’anno scorso, proprio su spinta di ASviS, il Parlamento ha approvato la modifica costituzionale inserendo tra i principi fondamentali la tutela dell’ambiente e il principio dell’interesse delle future generazioni. Questo vuol dire che da adesso in poi tutte le politiche devono tener conto anche di questi elementi. Abbiamo proposto di assicurare che ex ante, quindi prima di approvare le leggi, ci siamo valutazioni – anche livello territoriale – sull’impatto delle nuove norme rispetto all’Agenda 2030. L’interesse delle future generazioni potrebbe essere contraddittorio con l’interesse dell’attuale generazione: significa che i cosiddetti diritti acquisiti potrebbero essere rivisti. Ovviamente, saranno la Corte costituzionale e la giurisprudenza a decidere come applicare questi nuovi principi, il che potrebbe determinare un grande cambiamento nelle politiche e nei comportamenti delle aziende".
Biocarburanti anche per le auto: quella che appare come una sconfitta economica per l’Italia potrebbe essere una vittoria per l’ambiente?
"Il regolamento europeo dice che i veicoli devono essere a zero emissioni al tubo di scappamento. I cosiddetti E-fuel sono a zero emissioni se prodotti in un certo modo, i biocarburanti no. Sono solo meno inquinanti rispetto ai carburanti attuali. Nel rapporto ‘Decarbonizzare i trasporti’ che pubblicammo un anno fa al Mims la conclusione era che i biocarburanti potevano essere usati laddove non ci sono alternative. La quantità producibile di biocarburanti è limitata e può essere assorbita dal trasporto aereo e marittimo, ma laddove è possibile trovare soluzioni a emissioni zero vanno scelte le tecnologie che permettono di farlo. Le auto a combustione interna sopravviveranno per molto tempo dopo il 2035 ed è auspicabile che usino i biocarburanti".
Green washing: come ci si difende?
"La Commissione Ue e la Bce hanno definito dei criteri più stringenti e un po’ di pulizia del mercato è stata avviata. È un fenomeno che va combattuto attraverso forme di regolamentazione, di maggiore trasparenza, attraverso criteri più precisi, e con l’educazione dei consumatori e dei risparmiatori".
La compensazione delle emissioni è da incentivare o da condannare?
"Qualsiasi azione volta a ridurre le emissioni è un bene, ma la compensazione dovrebbe servire sono nella transizione verso soluzioni carbon-free. La riforma del mercato degli ETS, recentemente approvata dal Consiglio europeo, dovrebbe rendere molto più sconveniente per le imprese che non vogliono andare nella direzione giusta l’uso delle compensazioni".
Mentre è in corso la trasformazione dei sistemi di produzione un’impresa compensa. Ma un governo?
"È una domanda che mi sono posto da Ministro. Lo scorso anno stimammo quanto sarebbe costata la compensazione degli interventi Pnrr di competenza del Mims: mezzo miliardo su 61 miliardi. Una cifra assolutamente abbordabile. Se avessi avuto l’opportunità di fare la legge di bilancio avrei inserito la norma che ci avrebbe consentito di attuare tale compensazione. È un invito che rivolgo all’attuale governo".