Giovedì 25 Aprile 2024

Allarme gender pay gap Ma le aziende lo ignorano

Allarme gender pay gap  Ma le aziende lo ignorano

Allarme gender pay gap Ma le aziende lo ignorano

NONOSTANTE la scarsa flessibilità e il gap salariale con i colleghi maschi, le lavoratrici italiane vedono rosa. A mettere a fuoco le loro prospettive è una ricerca di Adecco Group, dalla quale emerge l’ottimismo dell’87% delle rispondenti, convinte che la situazione migliorerà nel prossimo futuro. In particolar modo, secondo il 20% aumenterà la presenza femminile in ruoli manageriali (ceo, country manager, amministratore delegato). La ricerca evidenzia che i principali ostacoli incontrati dalle donne nel loro percorso professionale sono per il 30% una scarsa flessibilità lavorativa, per il 29% il gender pay gap e per il 17% la crescita professionale lenta. Evidente anche un’attenzione sempre maggiore verso la qualità della vita, tanto che il 40% del campione considera il bilanciamento vita-lavoro un aspetto fondamentale, a fianco di stipendio (25%) e possibilità di crescita (22%). Le principali sfide che, come sistema Paese, si dovranno affrontare per migliorare la situazione sono legate sia a una questione culturale che ad azioni pratiche. L’aspetto culturale è legato al fatto che, in alcuni settori, la presenza femminile è ancora troppo debole a causa della consuetudine, ed è quindi importante aumentare la consapevolezza sulle possibilità di carriera già durante gli anni scolastici (circa il 65% dei rispondenti. Le azioni pratiche, per il 33% delle intervistate, sono invece legate all’equità salariale.

Il problema è conclamato, eppure una ricerca condotta dal Movimento delle B Corp italiane mette in luce come il 41% delle aziende non abbia in essere alcun piano o strategia per garantire uno stesso livello retributivo tra uomini e donne. Situazione solo leggermente migliore in Europa e nel resto del mondo, dove le percentuali sono rispettivamente del 38% e del 37%. La ricerca approfondisce ulteriori aspetti dell’uguaglianza di genere nel mondo del lavoro. La presenza di imprenditrici risulta ancora insufficiente, dato che solo nel 19% delle aziende vi è una componente femminile tra i soci pari almeno a un quarto (a livello globale la percentuale è del 24%). Anche a livello di management, le opportunità per le donne sono ridotte: solo nel 41% delle aziende ci sono almeno un quarto dei ruoli di responsabilità ricoperto da figure femminili (rispetto al 56% delle aziende a livello globale). Nel 30% vi è una presenza di professioniste all’interno del consiglio di amministrazione, contro il 38% delle aziende nel mondo.

La scorsa settimana il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva le nuove regole Ue che mirano a contrastare il divario retributivo tra i generi. Le norme imongono che le strutture retributive siano basate su criteri neutrali rispetto al genere, sia nel settore privato che in quello pubblico. Inoltre, dovranno essere introdotti dei sistemi di valutazione o classificazione professionale neutri sotto il profilo del genere, così come dovranno esserlo gli avvisi di posto vacante e la denominazione delle posizioni lavorative. Infine, i processi di assunzione dovranno essere condotti in modo non discriminatorio. I Paesi Ue dovranno inoltre introdurre sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive, ad esempio ammende, per i datori di lavoro che non rispettano le regole.

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