Mercoledì 8 Maggio 2024

Quali saranno i lavori più richiesti nei prossimi 7 anni? Il ruolo dell’Intelligenza artificiale

I risultati della nuova edizione dello studio “Il futuro delle competenze nell’era dell’Intelligenza Artificiale”

Milano, 11 novembre 2023 – L’intelligenza artificiale non ruberà il lavoro agli umani, anche se da qui al prossimo futuro, pare decisamente meglio orientarsi verso professioni, come quella degli ingegneri industriali e gestionali, ma anche per esempio dei registi, che mantengano un forte legame con l’importanza delle competenze acquisite, rispetto a quelle che invece sono più in concorrenza con l’evoluzione dei sistemi informatici, come le figure dei venditori a distanza o dei centralinisti. Nel complesso, però, la domanda di lavoro in Italia rimarrà in crescita per tutto il resto del decennio.

Un giovane alla ricerca di lavoro
Un giovane alla ricerca di lavoro

Sono alcuni dei principali risultati della nuova edizione dello studio ‘Il futuro delle competenze nell’era dell’Intelligenza Artificiale’ realizzato da EY, ManpowerGroup e Sanoma Italia.

Le richieste del mercato

Da qui al 2030 aumenterà sempre più la domanda di professioni tecniche e ad alta qualifica, non solamente legate all’informatica e alla tecnologia, ma anche alla cura e ai servizi legati alle persone, incluso l’orientamento, la formazione e l’inserimento socio-lavorativo. D’altra parte, la domanda calerà per i gruppi professionali a qualifica più bassa, nonché per le professioni qualificate e quelle imprenditoriali collegate ai settori a bassa crescita (come il settore primario o le industrie tradizionali).

La portata dell’analisi

Lo scopo dello studio, elaborato anch’esso grazie a tecniche di intelligenza artificiale, è costruire un modello predittivo della domanda di professioni e competenze in Italia da qui al 2030, con l’obiettivo di fornire a decisori pubblici, aziende e operatori dell’istruzione e della formazione gli strumenti utili a mettere in campo i giusti investimenti per affrontare al meglio opportunità e rischi che si presenteranno entro la fine del decennio.

L’impatto sulla domanda di lavoro

Le indicazioni tracciano un quadro nel quale non si assisterà a un effetto di sostituzione del lavoro umano con l’intelligenza artificiale, anche se la crescita della domanda di impieghi è vista in rallentamento a partire dal 2024, con un impatto più significativo in particolare a partire dal 2027, appunto in corrispondenza della diffusione sempre più importante di soluzioni legate all’intelligenza artificiale generativa e robotica avanzata nelle aziende. L’impatto negativo sarà legato in particolare ai profili professionali a livello di qualifica media: tecnici, conduttori d’impianti, lavoratori della logistica, chi svolge mansioni d’ufficio che hanno a che fare con la gestione dei dati. Sul versante opposto invece, lo studio stima che in Italia la domanda di lavoro aumenterà in 9 settori di attività su 23: tra questi alcuni comparti tecnologicamente ‘maturi’ (come quelli delle telecomunicazioni, delle public utilities e della chimica) e in altri legati alla trasformazione dei servizi e delle competenze (servizi di cura, servizi di educazione, formazione e lavoro). Tra quelli in cui si prevede che la domanda di lavoro aggregata diminuirà, si trovano settori come banche e assicurazioni, che hanno da tempo intrapreso un percorso di ristrutturazione legato all’uso delle tecnologie dei dati.

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Il futuro delle professioni

La crescita della domanda legata all’intelligenza artificiale riguarderà profili molto eterogenei: ingegneri e fisici (+7%), ma anche analisti di mercato e psicologi del lavoro e della formazione (+3%). Cresceranno le domande di profili ad alto contenuto creativo (architetti, progettisti, pianificatori), ma anche le professioni legate al marketing e alle vendite (+5%). E’ vista in aumento pure la richiesta di professioni manageriali, come i direttori di amministrazione e finanze e gli specialisti di organizzazione (+3%).

L’importanza delle competenze

“I risultati emersi – dichiara Donato Ferri consulente manageriale di EY –  confermano come, in generale, la domanda di lavoro si sposterà sempre di più verso profili a qualifica alta e molto alta. Non soltanto la relazione ‘uomo-macchina’ evolverà strutturalmente, ma vedremo nuove forme di lavoro a distanza e diverse opportunità di collaborazione nelle catene del valore e tra ecosistemi interconnessi. In definitiva, dovranno essere sempre gli umani a governare lo schema di gioco e, ancora più importante, a definire gli orizzonti di significato del valore del lavoro”.

Il tema della sostenibilità

Dal momento che la tutela ambientale giocherà un ruolo sempre più importante nelle scelte del futuro, di conseguenza è prevista pure la crescita della richieste di figure professionali legate alla sostenibilità, sia in relazione a impieghi tecnici (come ingegneri di fonti di energia rinnovabili e della mobilità elettrica) sia a incarichi manageriali. Solo in Italia sono già migliaia le posizioni aperte per questi profili. “Il mondo del lavoro continua a cambiare in modo ancora più veloce rispetto agli scorsi anni – commenta Anna Gionfriddo, amministratrice delegata di ManpowerGroup Italia. E’ fondamentale che il nostro Paese non si faccia trovare impreparato per i cambiamenti che ancora ci aspettano a medio e lungo termine. È adesso che bisogna agire insieme al sistema formativo, per avviare percorsi che vadano incontro a questi cambiamenti”.

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Il ruolo della formazione

Già oggi la quota di assunzioni che le imprese italiane giudicano difficili da realizzare ha superato il 48% ed è in continua crescita almeno dal 2019 mentre la percentuale di posti di lavoro disponibili ma non occupati è attorno al 2%, con perdite stimate pari al 3% del valore aggiunto annuo di industria e servizi. Un rimedio è dato dalla formazione: integrando l’intelligenza artificiale nei processi d’apprendimento sarà più semplice e rapido allineare le offerte dei sistemi di istruzione alle trasformazioni costanti del mercato del lavoro. “Per formare giovani in grado di inserirsi positivamente nel mondo del lavoro –  conferma Mario Mariani, amministratore delegato di Sanoma Italia –  la scuola gioca un ruolo essenziale. Serve aiutare le nuove generazioni a individuare il percorso professionale migliore e proprio per questo l’orientamento è diventato centrale nel percorso formativo”. Lo studio stima anche le criticità in uscita dai percorsi universitari. In particolare, il modello prevede che il disallineamento tra le competenze dei neolaureati e i lavori di primo impiego crescerà in modo significativo nel corso del decennio, soprattutto in uscita dai percorsi scientifici (tra gli altri, scienze e tecnologie agrarie, biotecnologie, scienze e tecnologie informatiche, disegno industriale) e tra i lavori di primo impiego tra i laureati triennali (tecnici programmatori, grafici, tecnici agronomi).  

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