Lunedì 20 Maggio 2024
CLAUDIA MARIN
Economia

Lavoro, in Italia le "grandi dimissioni" si allontanano

La ricerca: solo il 18% degli italiani intervistati esprime il desiderio di cambiare occupazione, mentre ben il 71% desidera rimanere dov’è chiedendo però percorsi di crescita più personalizzati

In Italia sempre meno persone pensano di lasciare il proprio lavoro

In Italia sempre meno persone pensano di lasciare il proprio lavoro

Roma, 23 ottobre 2023 – Fine della Great Resignation in Italia? Sembra di sì. Almeno a scorrere i risultati della nuova edizione della ricerca Global Workforce of the Future del gruppo Adecco che mette in evidenza una netta inversione di tendenza rispetto allo scorso anno. Solo il 18% degli italiani intervistati ha espresso il desiderio di cambiare lavoro, mentre ben il 71% desidera rimanere nella posizione lavorativa attuale, chiedendo però percorsi di crescita più personalizzati. Ma non solo, tra coloro che desiderano cambiare lavoro, il 45% non sta cercando attivamente nuove opportunità, ma è aperto a proposte. Il 19% è stato contattato da recruiter o aziende, mentre un altro 19% sta cercando in maniera proattiva.

In Italia sempre meno persone pensano di lasciare il proprio lavoro
In Italia sempre meno persone pensano di lasciare il proprio lavoro

Le principali motivazioni espresse dai lavoratori che desiderano cambiare lavoro includono un miglior salario (26%), l'insoddisfazione verso la propria mansione attuale (19%), un miglior bilanciamento tra vita e lavoro (18%), migliori benefit extra salario (16%) e un maggiore investimento dell'azienda nella loro formazione (12%). D'altro canto, coloro che desiderano rimanere nel loro attuale impiego citano la stabilità (20%), un buon bilanciamento tra vita e lavoro (18%), l'utilizzo delle proprie skill a lavoro (16%), il salario (12%) e la cultura aziendale (11%) come i principali motivi per restare. Ma il dato che segna il contrasto più forte rispetto al 2022 è il percepito del proprio stipendio: il 58% dei partecipanti ritiene che sia adeguato all'aumento dei costi, mentre il 35% non lo considera adeguato, e il 7% è incerto. Nel 2022, ben il 61% indicava di non ritenere il proprio stipendio adeguato a far fronte al caro vita.

“Questi dati – puntualizza Sergio Picarelli, presidente di The Adecco Group Italia – indicano una tendenza molto interessante nel mercato del lavoro in Italia. Sicuramente ciò che emerge con chiarezza dai dati è un desiderio di stabilità dei lavoratori e una crescente attenzione da parte delle aziende alle esigenze dei propri dipendenti. Ma è fondamentale essere consapevoli che le sfide non sono finite, anzi. Emerge una chiara attenzione dei lavoratori verso percorsi di crescita professionali, che sappiano valorizzarli al meglio, e si consolida la richiesta di avere un maggiore bilanciamento fra vita e lavoro. Serve quindi una maggiore consapevolezza da parte dei manager e dei responsabili di azienda, i primi in grado di avere un impatto positivo sul proprio ambiente di lavoro”.

A confermare le parole del presidente del Gruppo Adecco, i dati sui lavoratori che negli ultimi mesi hanno sperimentato il burnout: oltre uno su tre. Tra le principali cause un carico di lavoro eccessivo, troppe responsabilità per il proprio ruolo e la mancanza di leadership.

Per contrastare questo fenomeno e tutelare la propria salute mentale, i lavoratori italiani ritengono che l’aspetto più importante il riconoscimento e la celebrazione degli obiettivi personali e di team (34%), seguito da una gestione realistica delle aspettative della vita lavorativa (20%), l'inclusività e il senso di appartenenza (19%) e il rispetto dei periodi di ferie (18%). Tutti aspetti che ricadono, in primo luogo, sui manager e i leader delle aziende, reputati infatti i primi responsabili della tutela del benessere lavoratori dal 48% dei rispondenti alla ricerca. Segue un 27% per cui ognuno è il primo responsabile di sé stesso, un 14% per cui a intervenire dovrebbe essere il governo e un restante 9% che, invece, nutre fiducia nei sindacati.  

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