Mercoledì 24 Aprile 2024

L’economia di seconda mano vale 23 miliardi di euro

L'abbigliamento a noleggio spopola a Milano con Drip e Drexcode (Archivio)

L'abbigliamento a noleggio spopola a Milano con Drip e Drexcode (Archivio)

MILANO

«RIEN ne se perd, rien ne se crée», ‘nulla si perde, nulla si crea’ enunciava nel 1789 uno dei padri della chimica moderna. Ma se Antoine de Lavoisier fosse vivo, alla sua ben nota legge avrebbe probabilmente aggiunto una postilla: «ma tutto si rivende».

La chiosa del principio di conservazione della materia ovviamente non lo prevede, ma è così che vanno le cose in tutto il mondo e sempre più anche in Italia, come dimostrano i dati dell’Osservatorio ‘Second hand economy’ realizzato da Doxa per Subito.it, la piattaforma per vendere e comprare numero uno nel nostro Paese con i suoi 13 milioni di utenti unici mensili.

CHE l’economia di seconda mano tirasse lo si poteva intuire, ma è guardando i numeri che ci si rende conto di quale ne sia l’effettiva portata: il mercato dell’usato vale la bellezza di 23 miliardi di euro (erano 21 nel 2017). Un’enormità, pari all’1,3% del Pil con un costante aumento in questi anni grazie specialmente all’online, che pesa 9,8 miliardi (il 43% del totale).

«SÌ, le dimensioni del fenomeno sono incredibili: un italiano su due ha affermato di aver comprato o venduto oggetti usati e il 43% ha dichiarato di averlo fatto nell’ultimo anno», conferma Melany Libraro, la ceo di Subito.it, che snocciola dati su dati: «Consideri che qui si vende un’auto ogni venti secondi, un divano ogni quaranta, uno smartphone ogni minuto. Sulla piattaforma abbiamo 6 milioni di annunci live sempre freschi: tutti i santi giorni ne entrano circa 130mila, in tutte e 37 le categorie merceologiche. Su Subito si trova letteralmente di tutto, dalle auto di alta gamma alle balle di fieno, ai gattini».

QUESTE cifre in effetti ci raccontano di un mercato dall’ascesa impetuosa che in 5 anni è cresciuto quasi del 30% e con l’online che nello stesso periodo ha fatto da solo un balzo dell’81%. Lo scorso anno un esercito di 18 milioni di oggetti ha trovato una nuova casa e iniziato una seconda vita passando di mano in mano.

«QUELLO che ha fatto la nostra fortuna – continua la manager – è la semplicità di utilizzo della piattaforma e la facilità nell’inserire un annuncio che in un attimo ti mette in contatto con un vasto pubblico». Certo, internet ha rappresentato la svolta in un mondo che viveva di riviste di annunci economici infilate nelle cassette della posta, di ‘chiamare ore pasti’ e di ‘A.A.A.’. Oggi, con le app e il mobile assistiamo a una seconda rivoluzione digitale in cui l’esperienza del cliente è ulteriormente migliorata. Ma per capire le ragioni di un successo simile, del perché la compravendita dell’usato si sia imposta come un’abitudine diventando parte integrante della vita quotidiana degli italiani, il solo ritorno economico non può bastare. A proposito: chi l’anno scorso ha venduto oggetti usati si è messo in tasca in media 725 euro, con i picchi di Toscana (1.713 euro), Campania (1.241) e Lombardia (1.231).

«QUEST’ANNO io stessa ho guadagnato mille euro dalla vendita di cose che avevo in casa e non usavo», confessa la ceo. I mercatini delle cose vecchie ci sono sempre stati, si dirà, ma per spiegare un fenomeno così di massa si deve cercare altrove. Probabilmente serve appellarsi alla categoria sociologica della rivoluzione culturale: «Sicuramente – spiega Libraro – gli anni della crisi hanno portato con sé un’esigenza di risparmio e guadagno più accentuata e avvertita dalla gente. Ma io credo che contino anche altre leve motivazionali, come quella etica e green: la pratica del riuso è una risposta intelligente e concreta per far fronte all’impatto dei consumi sull’ambiente e generare un’economia circolare. Le persone si stanno rendendo conto che buttare oggetti perfettamente funzionanti è uno spreco insostenibile. E poi c’è un cambiamento di mentalità che ha reso gli italiani più europei e meno schizzinosi. Con le auto era già così, ora lo sta diventando anche con i passeggini».

SÌ, PERCHÉ quello di Subito.it è un osservatorio unico su un’Italia in trasformazione, uno specchio del paese reale che si rivela nelle sue più intime trasformazioni. La cosa più strana che è stata venduta? «Poco tempo fa ho visto un carro armato. Poi interi borghi e un allevatore mi ha detto di aver comprato su Subito le sue mucche».

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