Mercoledì 24 Aprile 2024

L’America del Made in Italy Volano le esportazioni E le nostre aziende investono negli States

Elena Comelli

MILANO

L’ITALIA è in mezzo al guado, fra le certezze Made in Usa e l’incertezza cinese. Ma tra l’interscambio con gli Stati Uniti e quello con la Cina, per ora, ci passa un mondo. Nei confronti degli Stati Uniti, infatti, l’Italia gode di una bilancia commerciale in ampio attivo, con l’export arrivato a 40 miliardi di euro nel 2017 e in crescita da un decennio.

Nei confronti della Cina, invece, la bilancia commerciale è da sempre in deficit, con l’export a 13 miliardi nel 2017.

Nel 2018 è decollato anche il volume d’investimenti italiani in Usa, che ha doppiato per la prima volta quelli americani in Italia, superando i 35 miliardi contro i 30 miliardi degli americani.

FOOD e tecnologia sono il binario su cui corrono gli affari italiani negli Stati Uniti, con ai primi posti gli accordi conclusi da Angel Group, la società ad alto tasso d’innovazione di Vito Pertosa, con Virgin, per trasformare l’aeroporto di Grottaglie nella “Cape Canaveral” d’Italia, da dove partiranno i primi voli spaziali di Richard Branson.

A seguire, nel 2018 c’è stato l’acquisto per 43 milioni di dollari di un mega parco solare in North Carolina da parte di Falck Renewables. Un altro bel colpo dell’industria italiana è stata la fusione tra la napoletana Magnaghi Aeronautica di Paolo Graziano e la Hsm-Blair, leader in Nord America nei sistemi di atterraggio per l’aerospaziale.

L’ANNATA ha visto anche l’integrazione di Prysmian con l’americana General Cable, che ha portato la nuova realtà a un fatturato complessivo di oltre 11 miliardi di euro, di cui un terzo realizzati negli Usa.

Sul fronte del food, la società di Benito Benedini Progetto Grano ha investito in una serie di progetti industriali a St. Louis, nel Missouri, culminati con la costruzione di un nuovo mulino di grano duro, per un investimento totale di 53 milioni di dollari.

Sul piano commerciale, la performance del 2017 non ha eguali nella storia delle relazioni tra Italia e Usa, mentre quella del 2018 è ben avviata a battere tutti i record. Nel 2017 l’interscambio complessivo ha superato i 55 miliardi di euro, con l’export a 40 miliardi.

QUELLO che impressiona, al di là del dato assoluto, è la differenza nel tasso di crescita: dal 2009 al 2017 l’export italiano negli Stati Uniti è aumentato del 137%, contro un aumento del 58% delle importazioni dagli States in Italia, passate da 9,4 a 15 miliardi. La bilancia commerciale è da sempre in positivo per l’Italia, ma se nel 2009 la differenza era a +7,6 miliardi e nel 2014 a +17,2 miliardi, nel 2017 è stata sfondata per la prima volta la quota dei 25 miliardi di incasso netto.

RISULTATI ancora più entusiasmanti si delineano nel 2018, anche se mancano i consuntivi di bilancio dell’intera annata (i dati italiani si fermano a ottobre e quelli americani a novembre). Già dai primi 10 mesi si deduce la progressione positiva, con l’interscambio Italia-Usa a 48 milliardi di euro (+5,3% rispetto allo stesso periodo del 2017) e l’export verso gli Usa a 34,5 miliardi, contro un import a 13,3 miliardi e una bilancia commerciale in attivo per oltre 21 miliardi. Se il ritmo di crescita si conferma per gli ultimi due mesi dell’anno, è probabile che nel 2018 l’incasso netto per l’Italia sia ben superiore ai 25 miliardi del 2017.

SE si guarda al valore delle esportazioni Italia-mondo, gli Stati Uniti sono al terzo posto fra i nostri migliori clienti, con una quota del 9% nel 2018, dopo la Germania e la Francia. Per gli Stati Uniti, invece, l’Italia è al decimo posto fra i principali fornitori, con una quota del 2,1% del mercato americano. In dollari, l’interscambio Usa-Italia ha superato i 71 miliardi nei primi 11 mesi del 2018 (+15,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), con quasi 50 miliardi di importazioni dall’Italia e oltre 21 miliardi di esportazioni, per un disavanzo commerciale di 28,5 miliardi a svantaggio degli Usa.

SONO numeri importanti e non stupisce che al presidente Donald Trump si rovini l’umore leggendoli. Il piano economico-commerciale, infatti, non è più un terreno neutrale e protetto dall’alleanza strategica, ma è diventato, come ha spiegato il Consiglio di Sicurezza della Casa Bianca sul caso della partecipazione italiana alla nuova Via della Seta, un elemento d’interesse politico globale per gli Usa, sempre più preoccupati dal disavanzo commerciale con l’Europa.

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