di Achille Perego
Dopo avere contribuito a fondarlo nel 1999, ed essere rimasto come responsabile degli investimenti, Guido Maria Brera torna socio di Kairos. Insieme con Rocco Bove, capo del reddito fisso, e Massimo Trabattoni, alla guida dell’azionario italiano, acquisirà infatti il 30% dell’asset manager controllato dal gruppo svizzero Jiulius Baer. Che, dopo averlo messo in vendita, ha deciso di puntare sul rilancio interno, mantenendone il 70% e cedendo il resto ai manager con la previsione di altri ingressi ‘chiave’ per contribuire allo sviluppo del business con la convinzione – spiega Yves Robert-Charrue, presidente di Kairos e responsabile Svizzera ed Emea di Banca Jiulius Baer – che la nuova squadra "è un grande punto di partenza per questo nuovo capitolo nella storia di Kairos".
Sotto la guida di un nuovo Ceo (Fabrizio Rindi passerà il testimone a un nuovo capo azienda operativo assumendo a partire dal 2021 il ruolo di presidente), secondo Robert-Charrue, "il team svilupperà e implementerà ulteriormente il business plan aggiornato". Al riassetto azionario, infatti, si accompagnerà un aggiornamento del piano industriale che, facendo leva sul modello integrato di asset e wealth management, guarda alla facoltosa clientela privata e istituzionale e alle reti distributive.
Kairos, del resto, arriva da un periodo difficile, accentuato dalla pandemia, con la perdita di masse e gestori. Tanto da costringere Jiulius Baer a svalutare nuovamente l’avviamento di Kairos per 177 milioni "alla luce della complessiva performance finanziaria e del piano industriale aggiornato, che riflette anche le incertezze economiche collegate all’impatto potenziale della crisi del Covid-19". Nonostante un rallentamento dei deflussi nel trimestre, del resto, in meno di due anni Kairos – la cui svalutazione avrà effetti negativi sui risultati 2020 del gruppo svizzero – ha più che dimezzato le masse gestite, scese da 11,8 a circa 5 miliardi di franchi svizzeri (4,67 di euro) al 30 settembre.
Del rilancio è più che convinto Guido Maria Brera. Cinquantuno anni, famiglia romana, dopo la laurea costruisce la sua carriera tra Milano e Londra.
Era il 1994 quando inizia il suo percorso in Fineco dove ha ricoperto il ruolo di gestore del fondo Cisalpino Bilanciato e del fondo Cisalpino Indice vincendo la gara dei gestori per le performance raggiunte nell’anno. In seguito è stato responsabile del proprietary trading di Giubergia Warburg per poi contribuire a fondare il gruppo Kairos. Una carriera nel mondo della finanza, dove viene premiato il merito e per cui, ha raccontato nelle interviste, va smentito il luogo comune che chi tutti i giorni compra e vende azioni vive di ‘bretelle, cocaina, sigari e belle donne’ perché la finanza reale non è quella di Gordon Gekko e Jordan Belfort.
"Il desiderio di essere accettato è stato il mio motore – ha spiegato Brera parlando dell’inizio della sua carriera –. La finanza, il luogo perfetto per il riscatto: più soldi fai, più sali. Meritocrazia pura. Come sono stati gli inizi? Andavo a Milano in Pendolino. Lavoravo anche di notte. La fidanzata mi ha lasciato, gli amici protestavano. Mia madre diceva: stai dimagrendo troppo". Tante ore, giorni mesi ed anni dedicate ai mercati finanziari non gli hanno impedito di dedicarsi agli effetti – quattro figli e due matrimoni, il secondo nel 2014 con Caterina Balivo – e alla scrittura, con due romanzi di successo: I diavoli, diventato una serie tv Sky, e Tutto in frantumi e danza, edito da quella Nave di Teseo che aveva promosso con Elisabetta Sgarbi e Umberto Eco.
Adesso, più che sui libri sarà impegnato nella finanza. "Il nuovo capitolo di Kairos – spiega – è iniziato ormai da circa un anno: il laboratorio di idee di investimento nel corso di questi dodici mesi ha già dato prova del valore della rinnovata squadra che, a fianco degli storici talenti, ha saputo attrarne dei nuovi e lanciare quattro nuovi prodotti innovativi in linea con il disegno di sviluppo e crescita della società. Il ‘laboratorio Kairos’ è più forte che mai".
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