Venerdì 26 Aprile 2024

Tecnologia e digitale: l’innovazione ha trovato la sua isola

Migration

NELL’ERA DELL’ECONOMIA della conoscenza la parola chiave è "competenze". Una risorsa che nel mondo delle imprese può tradursi in maggiore competitività. E che può anche assicurare sviluppo a un territorio. Prerogativa, questa, che ha convinto Fondazione di Sardegna, una delle maggiori realtà che operano a livello nazionale nel terzo settore, di prevedere bandi, con relativi stanziamenti, aperti all’innovazione e alle realtà che promuovono l’evoluzione tecnologica all’interno dei confini regionali. Una strategia che premia una vocazione ormai ventennale dell’imprenditoria sarda e che assorbe uno degli stanziamenti più cospicui fra quelli previsti per il 2023. Precisamente, 1.040.000 euro su un totale di 3.910.000, cui si aggiungono i 2,7 milioni di euro destinati ai bandi nel settore ricerca scientifica e tecnologica gestiti dalle università di Cagliari e di Sassari.

"È un’azione che si muove su due fronti: da un lato un lavoro sussidiario e di complemento alle altre forme di finanziamento a favore dello sviluppo locale; dall’altro una collaborazione col mondo della ricerca e dell’innovazione che negli ultimi vent’anni ha costruito un patrimonio di competenze consolidate, diventato una caratteristica del tessuto imprenditoriale di questa regione", precisa Carlo Mannoni (foto), direttore generale della Fondazione di Sardegna. "Nel mese di febbraio saranno pubblicati gli elenchi dei beneficiari, poi procederemo con la programmazione dei progetti finanziati".

Più in generale, l’impegno finanziario della Fondazione a beneficio del territorio regionale sardo per il triennio 2023-2025 sarà di 66,5 milioni di euro, con un incremento medio su base annua di 2,2 milioni rispetto alla programmazione precedente. Ed è anche grazie a questo sostegno, sottolineano in Fondazione, che il terzo settore sta diventando una realtà che attraversa una crescita economica importante.

"Infatti, per quanto ci riguarda, è il primo beneficiario dei bandi emessi", continua Mannoni. "Un terzo delle risorse va ai settori di arte e cultura; un 20-25 per cento alla ricerca scientifica, il resto alle attività di volontariato, alla salute pubblica e al mondo della scuola. Una realtà, quest’ultima, a cui la Fondazione ha deciso di rivolgersi già a partire dal 2017, finanziando progetti di facile gestione, dove le scelte discrezionali sono delegate a ogni singola scuola. Tutte le scuole della Sardegna che hanno partecipato al bando potranno beneficiare di un contributo".

Uno dei bandi del 2023 è focalizzato sullo sviluppo locale. Qual è il bilancio dell’attività della fondazione su questo fronte?

"Stiamo assistendo a una serie di avvenimenti molto interessanti, anche sotto il profilo occupazionale. Ci sono aziende di respiro internazionale che mettono le loro basi operative o i loro centri di ricerca e sviluppo sul territorio sardo. Merito, appunto, delle competenze nate intorno al mondo dell’innovazione e dell’industria tecnologica negli ultimi due decenni e poi delle nostre università che si sono attivate anche sul fronte della promozione del digitale. L’effetto di queste due componenti è che la Sardegna è diventata un’area importante che merita l’aiuto di chi, come noi, è chiamato ad opere di sussidiarietà attiva".

Un progetto significativo?

"Ci stiamo inserendo in questo ambito con un progetto chiamato Innois, che sta per Innovazione e Idee per la Sardegna. Garantisce una sinergia tra pubblico e privato in un settore, quello dell’evoluzione tecnologica e digitale, oggi strategico".

L’entità del vostro contributo?

"Complessivamente abbiamo deciso di destinare tra i 700.000 euro e il milione all’anno. In parallelo, però, è opportuno ricordare che ad oggi abbiamo investito oltre 40 milioni di euro in fondi di venture capital. Siamo contenti soprattutto di aver avviato queste operazioni, impegnando il 3,5 per cento del patrimonio complessivo, quando non era di moda farlo. Fare da apripista, d’altronde, è un po’ il compito delle fondazioni. Al di là del ritorno finanziario, questi interventi hanno incoraggiato importanti aziende dell’hi-tech e dell’informatica ad avvalersi di team operanti in Sardegna e, in taluni casi, a stabilire la propria presenza sul territorio regionale".

Siete soci di Cassa depositi e prestiti. È una sinergia che funziona?

"Assolutamente sì. Siamo molto attenti a quanto Cdp sta facendo sul fronte dell’innovazione. Ci sono fondi di investimento interessanti, per esempio quello per gli acceleratori di innovazione o quello dedicato al Sud Italia. Da entrambi ci aspettiamo una ricaduta positiva sul territorioo"

Esiste un dialogo con fondazioni che operano in altre regioni?

"Le fondazioni operano ognuna sul proprio territorio ma si scambiano idee e modelli di intervento. Sul tema dell’innovazione, in partiocolare, abbiamo rapporti continuativi con gli amici di Cariplo Factory, con la Fondazione di Firenze, con le Ogr di Torino. Tutte realtà con le quali ci scambiamo esperienze, anche perché sono un riferimento a livello nazionale sul fronte dell’innovazione. L’obiettivo di questo dialogo è di creare e alimentare connessioni fra territori diversi".