Giovedì 25 Aprile 2024

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INVESTIRE nel mattone per ottenere un rendimento più alto rispetto quello dei titoli di Stato e meno a rischio volatilità in confronto ai portafogli azionari. La corsa dell’inflazione avrebbe fatto risvegliare tra gli italiani la voglia di comprare casa, non tanto e non solo quella in cui abitare, ma anche immobili da mettere in locazione. Complice anche la ripresa degli affitti, sia sul fronte di un aumento dei canoni che hanno visto a luglio, per i contratti indicizzati in corso, un adeguamento del 7,8% in base all’indice Foi dell’Istat, sia su quello della crescita della domanda di locazioni con la fine dei lockdown e quindi la maggiore richiesta da turisti e studenti e lavoratori fuori sede.

Secondo l’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa diretto da Fabiana Megliola (nella foto), nella seconda parte dello scorso anno infatti il 16,5% delle compravendite immobiliari è stato realizzato proprio per investimento. L’inflazione in crescita, quindi, sta spingendo i risparmi sul mattone che, spiega Megliola, viene sempre considerato un ottimo impiego del capitale.

A rinforzare il fenomeno anche il ritorno dei flussi turistici che ha portato di nuovo alla ribalta gli acquisti di immobili da destinare a ricettività sia nelle città più attrattive sia nelle località turistiche. La possibilità di ottenere canoni di locazione continuativi – su cui si basa l’indagine di Tecnocasa – rispetto a quelli brevi induce però prudenza nei proprietari, soprattutto negli ultimi tempi alla luce dell’incertezza e dei rincari dei costi energetici. Per cui Confedilizia ha lanciato l’allarme sulla crescita di morosità tra gli inquilini anche nel pagare le spese condominiali. I rendimenti annui da locazione restano comunque interessanti: per un bilocale di 65 metri quadrati nelle grandi città italiane il ritorno del canone d’affitto sul capitale investito si è attestato intorno al 5%, oltre quindi i rendimenti di Bot o Btp. In particolare, tra le principali città spiccano Genova con un ritorno del 6,2% %, Verona con il 6% e Palermo con il 5,9%. A seguire Bari (5,5%), Napoli (4,8%), Torino (4,7%), Roma (4,6%), Bologna (4,6%), Milano (4,1%) e Firenze (3,9%). Gli investitori preferiscono le aree con la presenza di atenei, di servizi (il cui peso è sempre maggiore dopo il lockdown) e quelle sottoposte a interventi di riqualificazione.

In generale, se si guarda solo al rendimento da locazione, sono le zone più periferiche a rendere maggiormente grazie ai prezzi degli immobili più contenuti. In genere, conclude Megliola, chi investe nel settore immobiliare non guarda solo ai rendimenti da locazione ma anche e soprattutto alla rivalutazione del capitale. Dal 1998 al 2021, limitando l’esame alle grandi città italiane risulta una rivalutazione del 40,7%. Quella che si è rivalutata maggiormente è stata Milano con 117,3%, seguita da Firenze con il 71,4%.