IL MERCATO dell’intelligenza artificiale in Italia gode di buona salute: nel 2021 è cresciuto del 27%, raggiungendo i 380 milioni di euro, un valore raddoppiato negli ultimi due anni. Di questi, 290 milioni sono commissionati da imprese italiane, i restanti 90 milioni arrivano da progetti esportati all’estero. Sono i dati della ricerca dell’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano, presentata durante il convegno online “Intelligenza Artificiale: l’Italia s’è desta!”. Anche se sempre più imprese e consumatori si avvicinano a questa tecnologia dal potenziale ancora in parte inesplorato, ci sono forti differenze fra le aziende che la adottano. Sei grandi aziende su dieci hanno almeno un progetto di AI, mentre tra le Pmi sono solo il 6%. Fra i consumatori, il 95% ha sentito parlare di AI, anche se solo il 60% è in grado di riconoscere le funzioni di AI nei servizi che sta utilizzando (ad esempio un chatbot che dà risposte online). Sia pure con preoccupazioni legate a privacy, impatto sul lavoro ed etica, l’80% dà un giudizio positivo dell’utilizzo di AI. Non tutti gli ambiti di applicazione sono ugualmente ’graditi’: ad esempio, in ambito sanitario-assistenziale, il 48% è contrario all’ipotesi di un robot “badante” in grado di prendersi cura di persone anziane o fragili. Percentuale simile di contrari (47%) anche per un consulente finanziario che gestisca autonomamente gli investimenti. Analizzando più nel dettaglio il mercato italiano dellAI, la ricerca Polimi evidenzia che circa un terzo (35%) riguarda progetti di algoritmi per analizzare ed estrarre informazioni dai dati (Intelligent Data Processing), ambito che segna anche una delle crescite maggiori, con un +32% rispetto al 2020. Seguono le soluzioni per l’interpretazione del linguaggio naturale (Natural Language Processing) con il 17,5% del mercato (+24%) e gli algoritmi per suggerire ai clienti contenuti in linea con le singole preferenze (Recommendation ...
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