Mercoledì 24 Aprile 2024

Spettacoli, scelte forti per superare la paura

Spettacoli, scelte forti per superare la paura

Spettacoli, scelte forti per superare la paura

DOPO DUE ANNI di restrizioni, c’è tanta voglia di tornare a vivere emozioni, tutti insieme. "Ed è un desiderio che, dal nostro osservatorio, noi riusciamo a ‘vedere’ perfettamente", spiega Luca Montebugnoli, fondatore e presidente di Vivaticket, fra i principali operatori internazionali nella gestione dei servizi per il live entertainment, la cultura e lo sport, dalla biglietteria elettronica al controllo degli accessi. Vivaticket, con sede centrale a Bologna, è presente in più di 50 Paesi con una ventina di sedi operative: la sua attività permette di cogliere quanto il settore dello spettacolo e dell’offerta culturale abbia sofferto.

Dottor Montebugnoli, la pandemia ha colpito duro?

"Sì, in questi due anni, a livello globale, il mercato ha visto un crollo del 70% dei ricavi, in particolare per gli eventi dal vivo, le principali fiere, e gli appuntamenti sportivi. Sono riusciti a sopravvivere piccoli eventi di nicchia, con numeri limitati, che hanno potuto reggere l’impatto delle prescrizioni, come l’obbligo di distanziamento fra le persone".

E in Italia?

"Le attività teatrali sono state le più penalizzate, con una riduzione anche del 70%, e allo stesso modo c’è stata una fortissima riduzione nel comparto fieristico e nello sport. Un po’ meglio è andata, soprattutto in estate, per i parchi di divertimento e i parchi a tema come gli acquari".

Il comparto della cultura?

"Da musei e mostre sono arrivati i segnali di maggiore vivacità: quando è stato possibile riaprire, grazie ad accessi scaglionati e con un massimo di visitatori, si è vista una pronta ripresa".

Che cosa tiene ancora ‘frenati’ gli spettatori?

"L’effetto psicologico che è stato generato dalle lunghe chiusure delle sale. Si è creata l’idea che siano luoghi insicuri, quando invece, con tutte le misure di prevenzione che sono state introdotte, sono fra i luoghi più sicuri da frequentare. Non c’è alcuna evidenza di focolai nati in teatri, ma anche in stadi o parchi. Quindi ora il primo nemico da sconfiggere è la paura".

Ma c’è voglia di tornare?

"Assolutamente sì, e lo dicono i numeri: lo scorso anno, fra chiusure, tour rinviati o spettacoli annullati, abbiamo venduto esattamente la metà dei biglietti rispetto al 2019, l’ultimo anno preCovid. Eppure lo scorso settembre, quando si era aperta una finestra di fiducia, in un solo mese sulle nostre piattaforme sono stati acquistati circa dieci milioni di biglietti soltanto in Italia. È stato per noi il mese record assoluto in 22 anni di attività. A marzo 2020, durante il primo lockdown, eravamo arrivati a vendere appena 12 biglietti in un’intera giornata, mentre lo scorso settembre abbiamo toccato i 375mila al giorno: lo abbiamo interpretato come un senso di ‘liberazione’ dopo il grande gelo".

Adesso come va?

"Con le restrizioni dell’autunno e dell’inverno, le prevendite si sono fermate nuovamente: dall’ultima decade di gennaio, tuttavia, abbiamo ricominciato a vedere fermento. Credo che ora, anche da parte delle autorità, siano necessarie scelte importanti".

Ovvero?

"Che, grazie ai vaccini e a tutte le precauzioni, si abbia il coraggio di poter considerare il Covid come una malattia con cui potremo convivere. Io abito negli Stati Uniti e qui gli eventi sono ripresi completamente, perché si è compreso che esistono gli strumenti per affrontare con efficacia la malattia. Prima del Covid, chi ha mai rinunciato ad andare a un concerto per timore di prendere l’influenza? E questa, per tutti noi, è la vera sfida".