Venerdì 26 Aprile 2024

Il maestro di tennis divenuto filosofo Insegno la narrazione ai manager: mettete meno slide e più emozioni

Francesco Gerardi

MILANO

A MOLTI è capitato di avere un insegnante speciale, col dono di farci appassionare alla sua materia. Uno che come il professor Keating de ‘L’attimo fuggente’ (ricordate il magnifico Robin Williams?) ha lasciato un segno indelebile. Pensatori come Plutarco, Montaigne, Yeats e la Montessori hanno tutti affermato il medesimo principio: insegnare non significa riempire un vaso, ma accendere un fuoco. Ma, concretamente, come si fa? È un talento naturale o si apprende?

Essere affascinanti, saper emozionare, la naturalezza nel comunicare si costruiscono. Esistono tecniche per accrescerle. Basta volerle conoscere e mettere in pratica. È fondamentale, perché se sai qualcosa ma non la sai spiegare bene, si perderà.

MARCELLO BOCCARDO fa un mestiere particolare: insegna a insegnare. È un formatore di formatori. Con una laurea in filosofia, diversi spettacoli teatrali all’attivo e un’esperienza giovanile da istruttore di tennis (Se a un bambino fai fare bene il rovescio, vuol dire che glielo hai spiegato bene) è riuscito, in effetti, a non fare nessuna delle tre cose il filosofo, l’attore e il maestro di tennis, ma ad usarle abilmente tutte per inventarsi, tra i primi in Italia, questa nuova professione.

OGGI collabora con grandi realtà come Banca Mediolanum, Edison e altre, ed è consulente di alcuni noti politici (che non rivelerò nemmeno sotto tortura), perché a questo mondo vince che ti dice bene le cose.

Va di moda la ‘narrazione’, ha anche un po’ stancato, ma il concetto è importante.

È sempre più importante essere attrattivi: raccontami cosa fai, come narri il tuo lavoro. Mi confronto costantemente con amministratori delegati e imprenditori che abitualmente devono condurre riunioni o parlare con i clienti e che faticano a spiegarsi. Mi piace la parola ‘divulgazione’ perché ha il termine vulgus, popolo, al suo interno. Farsi comprendere dalle persone è la chiave, non basta l’idea che hai ma la devi saper servire. Non sopporto i relatori che leggono le slide senza emozionare: tanto vale mandarle via mail e non perdere tempo.

La formazione filosofica è stata decisiva nel suo percorso?

Comprendere il punto di vista di un altro e spiegarlo nasce da lì. E poi sono stato attore e ho esplorato le potenzialità del linguaggio non verbale. Saper spiegare bene il perché è un’arte che si è persa e che ha un valore enorme: se da una riunione tutti escono con le idee chiare, quanto tempo in meno si perde!.

Ora ha creato Trainer, un progetto che si propone di insegnare ai professionisti di qualunque settore l’arte della divulgazione.

Cerco di mettere in mano a un esperto le competenze trasversali per tenere corsi di formazione. Mi rivolgo a chi ha le conoscenze tecniche ma non ha la capacità di dar loro valore.

Un consiglio pratico?

Ciò che non aggiunge, toglie. Se quello che dici non aggiunge, toglie interesse. Non serve parlare otto ore.

E a un giovane che cerca lavoro?

Studia! Non nel senso scolastico, ma nel senso che non può permettersi di essere approssimativo. Con le proprie competenze, con quello che dice, con l’inglese. Ci vuole autodisciplina. Mai come ora è tutto a disposizione in modo gratuito, serve solo la voglia. Cerchiamo di non risparmiarci nell’intensità dell’impegno e di dare di più di quello che l’interlocutore si aspetta da noi.

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