di Elena Comelli
Il tempo stringe per il decollo di Ita, ma la nuova aviolinea che dovrebbe subentrare all’Alitalia a partire dal 15 ottobre sembra ancora in alto mare. Ieri cinquecento manifestanti, con bandiere delle organizzazioni sindacali, striscioni di protesta, fumogeni arancioni e ripetuti schiamazzi di trombette, sono sfilati davanti ai terminal dell’aeroporto di Fiumicino per poi dirigersi verso l’autostrada, ostacolando la circolazione, al grido di: "Siamo tutti Alitalia". La polizia ha tentato di deviare il corteo, ma alcuni manifestanti hanno forzato il blocco arrivando allo scontro: 4 agenti sono rimasti feriti. Al centro della protesta, indetta dai sindacati confederali Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti e Ugl, Cub e Usb, ci sono diversi nodi da sciogliere nel comparto, tra cui le vertenze Ita-Alitalia ed Air Italy e poi le crisi delle compagnie Norwegian, Ernest e Blue Panorama, le vertenze aziendali del personale di terra e di volo, il rifinanziamento del Fondo di Solidarietà Trasporto Aereo, la riforma del settore e del sistema aeroportuale e l’applicazione del contratto nazionale di lavoro per tutto il settore interessato.
"Non devono essere sempre le lavoratrici ed i lavoratori a pagare per la crisi del trasporto aereo e per le numerose scelte imprenditoriali sbagliate. Non ci fermeremo, fino a quando non avremo raggiunto il rispetto delle nostre istanze", hanno dichiarato gli esponenti sindacali di Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uil Trasporti e Ugl. "Il governo, con la complicità di alcuni noti partiti politici come Italia Viva e Lega, ha rinviato al 5 ottobre la votazione delle mozioni presentate contro il progetto Ita e contro lo scelte palesemente contrarie ai lavoratori e alle organizzazioni sindacali portati avanti da Altavilla", ha sostenuto dal canto suo Antonio Amoroso, della segreteria nazionale dell’Unione Sindacale di base. Sulla vicenda Alitalia-Ita è intervenuto nuovamente il leader della Cgil, Maurizio Landini, respingendo i licenziamenti, previsti per ridurre il personale da oltre 10mila dipendenti attuali a 2800, e chiedendo all’azienda un piano industriale serio.
"È necessario applicare il contratto nazionale, avere un piano industriale serio e non è accettabile che chi ha il mandato per il governo di gestire questa trattativa con soldi pubblici pensi di poter licenziare, non applicare l’accordo e abbassare diritti e salari", sostiene il segretario generale della Cgil. Su Alitalia "ho convocato il tavolo con i sindacati per la prossima settimana per affrontare un pezzo del problema" cioè quello degli ammortizzatori sociali, ha detto il ministro del Lavoro Orlando.
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