Venerdì 26 Aprile 2024

Fatture a 28 giorni, annullate le maxi multe

Il Tar del Lazio ha bloccato la sanzione (228 milioni) dell’Antitrust a Tim, Vodafone, Fastweb e WindTre. Protestano i consumatori

Migration

di Elena Comelli

Festa grande per le compagnie telefoniche italiane, che non dovranno pagare 228 milioni di multe complessive, inflitte l’anno scorso dall’Antitrust a Fastweb, Tim, Vodafone e WindTre nella vicenda della fatturazione a 28 giorni, ma ora bloccate dal Tar del Lazio. E grande irritazione delle associazioni consumatori, che considerano la sentenza un favore ingiustificato ai gestori telefonici.

La vicenda è iniziata nel 2015, quando Tim, Vodafone, WindTre e Fastweb modificarono il periodo di rinnovo e di fatturazione delle offerte ricaricabili per la telefonia mobile, portandolo da una cadenza mensile a una quadrisettimanale. L’Agcom intervenne con la delibera del 15 marzo 2017, stabilendo che l’unità temporale per la cadenza di rinnovo e per la fatturazione dei contratti di rete fissa dovesse essere il mese e che, per la telefonia mobile, non potesse essere inferiore ai 28 giorni. Gli operatori non si adeguarono alle prescrizioni e si rivolsero al Tar. Il mancato adeguamento alla modalità di fatturazione mensile portò però all’avvio di procedimenti sanzionatori e successivamente l’Autorità avviò un procedimento istruttorio per accertare la sussistenza di un cartello. Fu adottato un provvedimento cautelare per intimare a Tim, Vodafone, WindTre e Fastweb di sospendere, nelle more del procedimento, l’attuazione dell’intesa. Inoltre, la conferma della misura cautelare provvisoria fu seguita da quattro maxi-multe: 114,4 milioni di euro a Telecom; 60 milioni a Vodafone, 39 milioni a Wind e 14,8 milioni a Fastweb, poi contestate davanti al Tar.

Per l’Antitrust, le quattro compagnie telefoniche avevano "coordinato le proprie strategie commerciali relative al passaggio dalla fatturazione quadrisettimanale (28 giorni) a quella mensile, con il mantenimento dell’aumento percentuale dell’8,6%". Ora il Tar nega la fondatezza di quel provvedimento, sostenendo che "la segretezza dell’intesa risulta del tutto indimostrata". A parere del Tar, le considerazioni raccolte "al più, deporrebbero per l’individuazione di una pratica scorretta ai sensi del Codice del Consumo, i cui effetti lesivi si manifestano a danno dei consumatori ma che non sono idonee a sostenere l’esistenza di una pratica concordata fra gli operatorí.

"Una vergogna", protesta Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. "Il Tar continua ad assecondare la politica dilatoria delle compagnie telefoniche, che si arrampicano sui muri e sugli specchi a caccia di cavilli legali pur di poter fare i loro comodi in barba a quanto hanno deciso le Authority", sottolinea Dona. "Il Tar del Lazio va in soccorso dei gestori telefonici e considera un ‘caso’ che tutti insieme abbiano attuato manovre per evitare le sanzioni dell’Antitrust. Al Consiglio di Stato le cose cambieranno, ma soprattutto resta l’obbligo per le compagnie telefoniche di restituire 350 milioni di euro a 12 milioni di utenti, come disposto dall’Agcom, per l’illegale pratica delle bollette a 28 giorni", commenta il Codacons.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro