Giovedì 9 Maggio 2024
ANNAMARIA PARENTE
Economia

Pmi, la leva dei nuovi 'contratti di rete' nel decreto Rilancio

Il decreto Rilancio prevede un nuovo strumento di solidarietà tra le imprese per rendere flessibile l'impiego del personale tra le aziende partecipanti alla rete

Annamaria Parente

Annamaria Parente

La crisi da Coronavirus ci ha insegnato che il futuro è nell’intraprendere uno spirito collaborativo e di solidarietà per mantenere l’occupazione, creare lavoro e un terreno favorevole alla competitività delle nostre imprese. E la realtà dei contratti di rete, presenti nell’ordinamento giuridico del nostro Paese già dal 2009 con oltre 36 mila imprese coinvolte, sembrano indicare, oggi più che mai, una strada fondamentale per uscire dalla crisi e ripartire.  

Sappiamo che il nostro tessuto produttivo è costellato di piccole e medie imprese che oggi hanno bisogno di sostegno soprattutto nei confronti dei mercati internazionali, di forti programmi di innovazioni di prodotto, di processo e di formazione del capitale umano.

Siamo altrettanto consapevoli che gli strumenti di salvaguardia dell'occupazione adottati finora da governo e Parlamento, dalla cassa integrazione al divieto di licenziamento, non potranno essere prorogati all’infinito e che occorra un piano ed una visione del paese “attiva” per il suo sviluppo economico e occupazionale. In questa ottica va la misura introdotta nel provvedimento di conversione del Dl Rilancio che abbiamo elaborato e approfondito insieme a RetImpresa, l’Agenzia per le aggregazioni e reti di impresa: “contratto di rete con causale solidarietà”.

Questa misura, che si inserisce in un solco già tracciato, consente alle imprese di filiere colpite da crisi economiche o stati di emergenza di impiegare le lavoratrici e i lavoratori delle imprese partecipanti alla rete che sono a rischio di perdita di posto di lavoro o di assumere nuove figure professionali necessarie a rilanciare le attività, rendendo più agevole e flessibile l’impiego del personale nella rete. A questo fine si rendono attuativi gli istituti del distacco e della codatorialità, già stabiliti dal decreto legislativo 276 del 2003.  E' previsto entro 60 giorni un decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per definire le modalità operative per procedere alle comunicazione da parte dell’impresa referente individuata dal contratto di rete, necessarie a dare attuazione alla codatorialità, sentiti naturalmente gli enti competenti per gli aspetti previdenziali e assicurativi del rapporto di lavoro. Di fatto con questa norma si sblocca una situazione di empasse per mancanza finora di una disciplina attuativa.   

La costituzione di reti d’impresa per finalità di solidarietå va resa strutturale, sarà oggetto del  nostro impegno nei prossimi provvedimenti e nella legge di bilancio sia in considerazione del perdurare della crisi economica, sia anche alla luce dei positivi effetti che essa avrebbe nel ridurre il ricorso alla cassa integrazione e i casi di licenziamento dei lavoratori e delle lavoratrici a rischio,  con minore impatto sui costi generali per la collettività. In sede di riforma degli strumenti di integrazione salariale, annunciata dal governo, va portato come modello l’esperienza dei contratti di rete come collaborazione inter-imprenditoriale già sviluppata del resto durante l’emergenza sanitaria da Covid 19 in chiave di tutela dell’occupazione e di riduzione degli oneri aziendali.

Il legislatore ha inteso definire il contratto di rete indicando per le imprese la condivisione di obiettivi strategici di innovazione e competitività e un programma preciso.  Oggi con il decreto rilancio ne riaffermiamo lo spirito e la sostanza, perché l’Italia ne ha tanto bisogno.

*Senatrice Italia Viva, vice presidente della Commissione Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale.

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