Crédit Agricole Italia nei primi sei mesi dell’anno ha realizzato un utile di 211 milioni di euro, in crescita rispetto allo stesso periodo del 2020 (+118%) e comprensivo anche dell’impatto "del riallineamento dei valori fiscali delle attività tangible ed intangible". Includendo l’insieme degli elementi straordinari, la variazione dimensionale legata all’ingresso di Creval, e il badwill di 378 milioni di euro derivante dall’allocazione provvisoria della Purchase price allocation, spiega la banca in una nota, si registra un risultato netto civilistico pari a 562 milioni di euro. Tornando ai risultati senza Creval, i proventi operativi netti di Crédit Agricole Italia nel semestre si attestano a 1 miliardo, in aumento del +9,4% rispetto all’anno precedente, "grazie principalmente alla crescita del comparto commissionale". Gli interessi netti ammontano a 468 milioni e registrano un calo del -2,4%, mentre le commissioni nette sono di 483 milioni (+17,4%). Gli oneri operativi ammontano a 611 milioni di euro (+0,5%). Il risultato della gestione operativa risulta di 389 milioni di euro (+27,3%).
Il costo del rischio di credito risulta di 50 punti base, "in via di normalizzazione e tornato sui livelli del periodo pre-crisi". Sul fronte dei requisiti patrimoniali, infine, includendo l’acquisizione di Creval e i relativi effetti straordinari, il Cet1 ratio fully loaded del gruppo si attesta all’11,1%. La crescita del totale dei finanziamenti all’economia sale a 94 miliardi di euro e la raccolta totale, considerando anche gli asset under management e l’attività di banca depositaria, arriva a 310 miliardi di euro.
"Stiamo procedendo velocemente con l’integrazione di CreVal nel gruppo – spiega l’ad Giampiero Maioli – con cui condividiamo una forte affinità industriale e culturale. Abbiamo annunciato un’opa sulle azioni di Ca FriulAdria, confermando la nostra attenzione alle comunità locali".
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