Giovedì 25 Aprile 2024

Famiglia Spa, un colosso da 900mila dipendenti

E un altro milione lavora in nero. Tra colf, badanti e baby sitter stravince l’impiego femminile con l’88%

Una colf al lavoro (foto di repertorio Ansa)

Una colf al lavoro (foto di repertorio Ansa)

Milano, 31 dicembre 2019 - C’è un’azienda in Italia che ha quasi 900mila dipendenti. La più grande impresa del Paese si chiama ‘famiglia spa’. Un’impresa che dà lavoro a migliaia di collaboratrici (perché stravince con l’88% l’impiego femminile) assunte come colf, badanti e baby sitter. E con il nuovo contratto di lavoro, che a quarant’anni dal primo dovrebbe essere siglato nei primi mesi del 2020, verrà prevista anche una quarta figura professionale (con i corsi di formazione dell’ente bilaterale nazionale Ebincolf), quella dell’assistente familiare, anticipa l’avvocato Alfredo Savia, presidente di Nuova Collaborazione. L’associazione nazionale datori di lavoro domestico, fondata a Torino nel 1969, l’anno dello sbarco sulla Luna, grazie all’intuizione di Nicoletta Rossi di Montelera sui cambiamenti sociali provocati dal boom economico e che fu protagonista, insieme con le Acli che per prime sul fronte sindacale difesero i diritti delle collaboratrici familiari, della firma nel 1974 del primo contratto collettivo del settore. Un contratto che offrì le prime tutele necessarie e la dignità a migliaia di donne che ancora venivano chiamate, come scrive Laura Pogliano in “Via Pomba 1, il libro che racconta l’avventura civica di Nuova Collaborazione, "servette" e "domestiche".

Dopo il forte aumento dei lavoratori domestici nel 2012, in virtù della sanatoria per gli extracomunitari irregolari, il loro numero si è progressivamente ridotto per scendere (con un meno 1,4% sul 2017) a quota 859.233 (rispetto ai 964.235 del 2013) secondo le iscrizioni contributive all’Inps. Il Nord-Ovest è l’area geografica che con il 29,7% vanta la maggiore presenza di lavoratori che godono di un regolare contratto seguita dal Centro (28,4%), dal Nord-Est (20%), dal Sud (12,3%) e dalle Isole (9,6%). In testa, a livello regionale, c’è la Lombardia con 155.467 lavoratori seguita dal Lazio (127.219), l’Emilia Romagna (75.397) e la Toscana (74.599).

I numeri dell’Inps segnalano anche come il 71,4% dei lavoratori domestici sia di origine straniera, che le colf sono 455.645 (un terzo italiane) e le badanti 402.413. Di queste ben 219.069 proveniente dall’Europa dell’Est e “solo” 99.190 italiane. Ma su un aumento complessivo del numero delle badanti (+1,5% rispetto al 2017) l’incremento maggiore (+9,1%) riguarda proprio le italiane che, probabilmente per l’effetto della crisi (perdita del lavoro o difficoltà a trovarlo magari dopo la nascita dei figli) stanno scegliendo anche questo impiego.

Quasi la metà di colf e badanti (queste ultime con una retribuzione annua prevalente superiore ai 13mila euro) ha un impiego durante tutto l’anno mentre un 10% di lavoratori domestici guadagna tra i mille e 2mila euro l’anno. Quello che i numeri dell’Inps non rivelano è però il grande bacino del lavoro nero che conta, spiega l’avvocato Savia, oltre un milione di colf, badanti e baby sitter. Con percentuali, sul totale dei lavoratori impiegati dalle famiglie, del 20-30% al Nord e punte anche del 90% al Sud. Un sommerso che nasconde salari più bassi, evita pericolosamente le contribuzioni assicurative e previdenziali e nasconde anche la vecchia cultura che quello svolto in famiglia non sia un vero lavoro.

Invece, conclude il presidente di Nuova Collaborazione, la famiglia spa è a tutti gli effetti un’azienda quando dà lavoro a un collaboratore domestico. Una scelta spesso obbligata di fronte alla ritirata del welfare pubblico (dagli anziani non autosufficienti agli onerosi costi per un asilo nido) che non viene però favorita dallo Stato. Perché le retribuzioni, come avviene nelle aziende, non sono considerate un costo detraibile dai ricavi della famiglia (salvo il 19% di un massimo di 2100 euro per la badante se il reddito familiare non supera i 40mila euro annui) e per i contributi vale una deduzione massima dal reddito di 1.547,37 euro all’anno, un importo fermo al 2000.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro