Giovedì 25 Aprile 2024

Cos'è ChatGpt, il bot onnisciente

Per alcuni è una svolta epocale: grazie a questa tecnologia si possono creare in pochi minuti contenuti testuali, articoli e post attingendo alle informazioni presenti sul web

ChatGPT (Afp)

ChatGPT (Afp)

Roma, 24 gennaio 2023 - Incubo per alcuni, sogno diventato improvvisamente realtà per altri, ChatGpt è sulla bocca di tutti (o quasi). Sono molti infatti a ritenerlo una delle scoperte più sconvolgenti degli ultimi anni, se non del secolo. Ma cos’è ChatGpt? “È un chatbot, ovvero un motore conversazionale in grado di recepire quelle che sono le richieste da parte degli utenti confezionando un output di risposta” spiega a QN Lorenzo Asuni, Chief Marketing Officer di Ermes - Cybersecurity, eccellenza italiana di Cybersicurezza.

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“Questo motore capisce quello che gli viene richiesto e da migliaia di fonti può andare a costruire una risposta più o meno idonea alla richiesta fatta. Ad esempio, la creazione di contenuti testuali, articoli, post, ma anche idee”. ChatGpt è l'acronimo di Chat Generative Pre-trained Transformer, un potente strumento di elaborazione del linguaggio naturale, che può essere utilizzato per la creazione di una vasta gamma di applicazioni. “Gli utilizzi sono tantissimi” prosegue Asuni. “Si può chiedere di rispondere a delle mail e di produrre contenuti. Si tratta di una tecnologia che sta diventando un non plus ultra per chi fa comunicazione in generale e marketing in particolare, perché permette di fare in pochi minuti quello che andrebbe fatto a 'mano', cercando fonti, spunti idee” prosegue Asuni. Senza contare che con ChatGpt si può conversare amabilmente, quasi come se fosse un essere umano. Con una piccola differenza: il chatbot sa praticamente tutto. Un po’ come un intellettuale, ma onnisciente, tanto è vero che in alcune università statunitensi il suo impiego per realizzare tesine o studi accademici è già stato vietato.

Ma il vero passo in avanti è dato proprio dalla sua capacità di creare un contenuto. “Esisteva già qualcosa di simile prima” sottolinea Asuni, “ma non era così tanto capace di comprendere le richieste. Il grande passo avanti è il fatto che le richieste possono essere estremamente puntuali. Quello che si poteva fare prima era chiedere ai motori di ricerca tradizionali, come Google o Bing, una ricerca, appunto. Ti venivano forniti articoli, approfondimenti, strumenti per fare la ricerca ma non veniva prodotto un output, una soluzione definitiva”. Sta proprio in questo il salto qualitativo: ovvero che ChatGpt permette di far lavorare il chatbot invece di dover fare noi una ricerca, cercando le fonti, scegliendole e per poi accorpare le informazioni ottenute. Un risparmio di tempo incredibile.

“Le potenzialità di sviluppo futuro sono tantissime” prosegue Asuni. “ChatGpt potrà fare tutta la parte relativa alla creazione di idee, contenuti testuali, grafici. Ma anche campagne pubblicitarie. Insomma, amplierà le potenzialità di fare delle cose e la loro qualità, dal momento che prende spunto da moltissime fonti”. Ovviamente, come tutte le scoperte tecnologiche, anche ChatGpt ha un suo lato oscuro. A parte il diffondersi di siti che cercano di ottenere informazioni sensibili da parte degli utenti sfruttando la popolarità di questa nuova tecnologia e su cui Ermes sta sviluppando una propria soluzione informatica, le criticità riguardano anche la sua applicazione al mondo del lavoro. “Quello su cui bisognerà stare molto attenti è delegare in toto. Ci deve essere sempre alla base un comportamento strategico da parte di chi fa comunicazione perché non si può delegare il proprio modo di fare comunicazione a un terzo. Non si può dipendere solo da un motore conversazionale. Ci sarà sicuramente un aumento della qualità e un utilizzo più massiccio di questa tecnologia, ma al tempo stesso, si avrà una specializzazione delle figure in ambito marketing nel coordinamento e gestione di questi strumenti, che diventeranno sì dei facilitatori, degli ottimizzatori, ma non dei sostituti totali” conclude Asuni. Va ricordato, infine, che ChatGpt è ancora un prototipo e che è stato sviluppato da OpenAI, l'organizzazione no profit di ricerca sull'intelligenza artificiale (AI) che promuove lo sviluppo delle cosiddette AI amichevoli, intelligenze capaci di contribuire al bene dell’umanità. Anche se non fa più parte del board, tra i fondatori di OpenAI c’è pure Elon Musk.

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