Mercoledì 24 Aprile 2024

La parità fra euro e dollaro: un’occasione per l’export. Materie prime più costose

Anche il turismo americano verso l’Europa e l’Italia è favorito. Le oscillazioni sono minori rispetto a quanto avveniva con la vecchia lira italiana

Parità euro-dollaro

Parità euro-dollaro

Roma, 14 luglio 2022 - Il rafforzamento del dollaro e la raggiunta parità di cambio con l’euro non sono una novità nella storia ultraventennale della moneta unica europea. Innanzitutto, va sottolineato che i cambi fra le monete dipendono da molti fattori, non solo dalle importanti scelte delle rispettive banche centrali. Quando l’euro nacque, oltre vent’anni fa, il cambio col dollaro fu di 1,17. Nell’ottobre 2000 venne raggiunto il minimo storico dell’euro nei confronti del dollaro: 0,82, mentre il massimo storico fu raggiunto dall’euro nel luglio 2008 con 1,59 dollari per ogni euro. Ora è stata raggiunta per la terza volta la parità fra euro e dollaro.

Quando l’euro era molto forte, erano assai frequenti le preoccupazioni per le esportazioni dei prodotti europei. Ora il rafforzamento del dollaro e la parità con l’euro stanno producendo nuove preoccupazioni derivanti soprattutto dal fatto che molte materie prime vengono importate in dollari.

Le oscillazioni nei cambi fra le monete non sono facilmente orientabili, perché derivano da una somma di fattori non solo monetari, ma anche economici e geopolitici, di fronte ai quali occorre sempre cercare di cogliere le positive occasioni e minimizzare le debolezze.

Le importazioni in dollari ora costano certamente di più nell’area dell’euro che vive una fase di rilevante inflazione dovuta innanzitutto all’esplosione dei costi dell’energia che viene importata non solo in dollari. Infatti è di non molte settimane fa la spinta della stessa Russia di essere pagata in rubli per il suo gas, mentre l’Europa ha insistito perché fossero mantenuti i contratti in essere con i relativi pagamenti in euro. Quindi non bisogna generalizzare, ma analizzare attentamente sempre i singoli fattori economici.

D’altro canto ora l’euro indebolito favorisce fortemente le esportazioni italiane che sono un traino fondamentale per le attività produttive non solo industriali, ma anche artigianali ed agroalimentari. Anche il turismo dell’area del dollaro verso l’Europa e l’Italia è favorito da un euro non più molto forte e ciò avviene in una fase dell’anno propizia ai movimenti turistici.

Comunque le oscillazioni fra euro e dollaro, pur rilevanti in oltre un ventennio, sono assai minori rispetto a quanto avveniva con la vecchia lira italiana che si indeboliva fortemente (più di quanto ci abbia abituato l’euro), soprattutto di fronte a crisi internazionali, a crisi energetiche e a problemi di politica interna e relativi al deficit pubblico.

Occorre, quindi, cogliere tutte le occasioni che l’euro indebolito può fornire, anche perché nessuno può garantire la durata di questo andamento della valuta europea, tenendo in conto che essa subisce fortemente ora fattori esterni come la guerra russo-ucraina e anche il riflesso della campagna elettorale negli Usa per le elezioni autunnali di medio termine per la Camera dei rappresentanti di Washington.

* Presidente Associazione Bancaria Italiana